Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Politici, massoni, professionisti, rappresentanti delle istituzioni e dell’imprenditoria. Sono in tanti a essere finiti stamattina nella rete della Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, nell’ambito dell’operazione denominata “Rinascita-Scott” , che ha provocato un terremoto giudiziario andando a colpire diverse organizzazioni di ‘ndrangheta operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi (qui i nomi).
Tra gli arrestati c'è anche Giancarlo Pittelli, uno dei più noti penalisti calabresi, già parlamentare della Repubblica e iscritto al Goi (il Grande Oriente d'Italia, la più numerosa "istituzione" massonica in Italia). Il legale, ritenuto «partecipante all’associazione mafiosa», avrebbe «messo - scrivono gli inquirenti - sistematicamente a disposizione dei criminali il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale». Le indagini, inoltre, avrebbero documentato i «rapporti diretti» tra Pittelli e il boss Luigi Mancuso, capo assoluto del casato mafioso di Limbadi.
Altro nome “eccellente” coinvolto nell’inchiesta è quello di Pietro Giamborino, già consigliere regionale, ritenuto «formalmente affiliato alla locale di Piscopio». Giamborino, secondo l’accusa, avrebbe «intessuto legami con alcuni dei più importanti appartenenti alla ‘ndrangheta vibonese per garantirsi voti ed appoggi necessari alla sua ascesa politica, divenendo, di fatto, uno stabile collegamento dell’associazione con la politica calabrese, funzionale alla concessione illecita di appalti pubblici e di posti di lavoro per affiliati o soggetti comunque contigui alla consorteria». Inoltre, è stata ricostruita anche la vicenda che ha portato alla contestazione del reato di traffico d’influenze a carico di Giamborino, nonché di Nicola Adamo, già vice presidente della Regione Calabria, Giuseppe Capizzi, amministratore unico del “Consorzio progettisti e costruttori” e Filippo Valia. Nell’elenco delle persone coinvolte figura anche il nome di un altro noto avvocato, Francesco Stilo, che «avrebbe fornito all’organizzazione criminale uno stabile contributo, reperendo notizie coperte dal segreto istruttorio e garantendo il flusso di notizie proveniente da esponenti di vertice detenuti». E ancora Gianluca Callipo, sindaco del Comune di Pizzo Calabro, il quale, «proprio in relazione al suo ruolo politico ed amministrativo, avrebbe tenuto condotte amministrative illecite e favorevoli al sodalizio, garantendo ad alcuni indagati benefici nella gestione di attività imprenditoriali»; Filippo Nesci, dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Vibo Valentia e comandante della Polizia Municipale del capoluogo, ritenuto responsabile di «episodi di corruzione in favore di esponenti dell’associazione» ed Enrico Caria, all’epoca dei fatti comandante della Polizia Locale di Pizzo il quale, in concorso tra gli altri con Gianluca Callipo, avrebbe «agito nell’interesse dei Mazzotta, egemoni sul territorio, adottando condotte perlopiù omissive».
«Abbiamo avuto grandi problemi di fughe di notizie - ha detto Nicola Gratteri in conferenza stampa - che ci hanno fatto letteralmente ballare per un anno. Molti indagati sapevano che il blitz sarebbe avvenuto domani mattina, e abbiamo dovuto anticipare di 24 ore gli arresti». Tra gli arrestati figura anche il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli, che «passava notizie a Pittelli».
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