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È stata sostanzialmente confermata anche in Appello la sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Vibo nel processo scaturito dall’inchiesta denominata “Black Money” contro alcuni dei presunti capi e gregari del clan Mancuso. In tutto erano dodici gli imputati; sei le condanne emesse dalla Corte d'Appello, che ha confermato il no all'accusa di associazione mafiosa, con l’aggiunta di un’ulteriore assoluzione rispetto al primo grado e la riforma di una condanna. Per Giovanni Mancuso (78 anni) e per il fratello Antonio (81) sono state confermate rispettivamente le condanne a 9 e 5 anni; a 7 anni e 8 mesi è la condanna confermata per Agostino Papaianni, mentre Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, è stato assolto; prescrizione, invece, per Giuseppe Mancuso, figlio del defunto Pantaleone "Vetrinetta". Riformulata la sentenza per Leonardo Cuppari, assolto per non aver commesso il fatto, mentre in primo grado si era visto comminare una condanna a 5 anni. Nei confronti di Antonino Castagna la Corte d’Appello ha dichiarato di «non doversi procedere per precedente giudicato» in relazione all’accusa di associazione mafiosa «limitatamente periodo dal 2003-2012», assolvendolo per lo stesso reato «per non aver commesso il fatto» per il restante periodo in contestazione. A 1 anno è la condanna per Damian Fialek (in primo grado era stato condannato a 3 anni); nei confronti di Antonio Velardo è stato dichiarato non doversi procedere perché il reato è estinto per intervenuta prescrizione. Confermate, infatti, le seguenti condanne: Gaetano Muscia (7 anni di reclusione) e Antonio Prestia (5 anni e 6 mesi). Prescrizione, così come era già avvenuto davanti al Tribunale di Vibo, per Nicola Angelo Castagna.
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