Martedì, 06 Febbraio 2018 14:49

‘Ndrangheta nel Vibonese, la Dia: «L’epicentro del sistema restano i Mancuso»

Scritto da Redazione
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«La costellazione di cosche che ruota attorno alla famiglia dei Mancuso, continua a caratterizzare le dinamiche criminali della provincia di Vibo Valentia».

È quanto emerso dalla relazione semestrale della Direzione nazionale antimafia (Gennaio-giugno 2017), trasmessa al Parlamento dal ministro dell’Interno, Marco Minniti.

L’epicentro del sistema, dunque, «resta la locale di Limbadi, controllata appunto dai Mancuso, che vanta solide alleanze con le cosche di Reggio Calabria e con quelle della piana di Gioia Tauro. Una preminenza sulla provincia confermata, nel semestre, dall’operazione “Stammer” della Guardia di Finanza. Le indagini, concluse nel mese di gennaio - si legge ancora nel documento - hanno fatto luce su un traffico internazionale di stupefacenti promosso da tre ‘ndrine satellite dei Mancuso: i Fiarè di San Gregorio d’Ippona, i Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto e il gruppo di San Calogero. Il sodalizio - partecipato da oltre 50 soggetti e attivo anche in Sicilia, Campania, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia - aveva organizzato un’importazione di ben 8 tonnellate di cocaina proveniente dalla Colombia, poi sequestrate nel porto di colombiano di Turbo». Alla «vocazione nel narcotraffico dei Mancuso corrisponde un’altrettanta spiccata capacità di reinvestire i capitali illeciti. L’operazione condotta, nel mese di maggio, sempre dalla Guardia di Finanza, tra Nicotera e Filandari (VV), denominata “U Patri Nostru”, ha fatto emergere gli interessi di un imprenditore edile vibonese colluso con le cosche Mancuso e Piromalli. Lo stesso aveva accumulato un patrimonio, caduto in sequestro70, del valore di circa 28 milioni di euro. Non a caso, un recente studio ha individuato, tra i settori economici più infiltrati nella provincia, quello delle costruzioni, dell’immobiliare, delle cave, del commercio e il comparto turistico. Dall’analisi fatta per settore di attività delle aziende confiscate in un arco temporale di trent’anni (1983-2012), è stato rilevato come la maggior parte si concentri nel settore del commercio; le altre nei trasporti, costruzioni e soprattutto nelle attività estrattive (cave, estrazione sabbia e produzione calcestruzzi): in quest’ultimo settore il rapporto tra aziende confiscate negli ultimi trent’anni e quelle registrate alla Camera di commercio è superiore al 30%, il più alto in Italia».

Sempre i Mancuso, in base a quanto emerge dalla relazione, riescono ad avere una certa influenza anche in altre regioni d’Italia.

Proseguendo, sul territorio in esame «permane l’operatività delle famiglie dei Lo Bianco e, nella zona marina, dei Mantino-Tripodi, entrambe con proiezioni oltre regione». Si registra, inoltre, la «significativa presenza delle famiglie dei Petrolo, dei Patania e dei Bonavota», rispettivamente «nei territori Maierato, Stefanaconi e Sant’Onofrio». Proprio a Sant’Onofrio, «due esponenti di vertice della cosca Bonavota sono stati attinti, all’esito dell’operazione “Conquista 2”, da un’ordinanza di custodia cautelare eseguita nel mese di giugno dall’Arma dei carabinieri. I due fermati sono stati ritenuti responsabili di omicidio, detenzione e porto abusivo di armi, furto e ricettazione, aggravati dalle modalità mafiose. Le cosche satellite dei Mancuso - prosegue la relazione - risultano attive anche sul versante litoraneo: da Briatico a Tropea sono operative le famiglie Accorinti e La Rosa, mentre, nei Comuni di Pizzo e Francavilla Angitola, è attiva la famiglia Fiumara. Nella zona delle Serre (comuni di Soriano, Sorianello e Gerocarne) risultano attivi il clan Loielo, verosimilmente in contrapposizione agli Emanuele. Gli stessi risultano alleati, rispettivamente, dei Ciconte e degli Idà. Su Filadelfia si segnala, invece, la cosca Anello-Fruci. A Serra San Bruno insiste la famiglia Vallelunga “viperari”, che si espande tra le province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria, sino al territorio di Guardavalle (CZ), in località Elce della Vecchia, zona di primaria influenza della famiglia Novella».

Nel territorio delle Preserre catanzaresi, invece – e specificamente nei centri di Chiaravalle e Torre di Ruggiero - «risultano operanti le famiglie Iozzo-Chiefari». Per quel che riguarda, invece, il versante ionico calabrese, la cosca Sia-Procopio-Tripodi – operante nel territorio di Soverato e comuni limitrofi - «è stata duramente colpita dall’operazione “Showdown 3”, conclusa nel mese di gennaio dall’Arma dei carabinieri con l’esecuzione di 3 provvedimenti restrittivi, che ha fatto luce su come alcuni affiliati stessero tentando di riorganizzare le fila della cosca e di ristabilire il controllo nel territorio catanzarese, grazie alle alleanze con la più forte ‘ndrina cutrese dei Grande Aracri. Anche sul piano patrimoniale la cosca Sia-Procopio-Tripodi ha subito un duro colpo, a seguito del provvedimento di sequestro di beni, del valore di 5 milioni di euro, eseguito nel mese di giugno dalla Guardia di Finanza».

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