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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
La Sezione di controllo della Corte dei Conti ha accertato una serie di criticità nell’analisi degli esercizi 2015-2016 dell’Asp di Vibo Valentia.
Criticità messe nere su bianco in una deliberazione dello scorso 6 febbraio approvata dalla magistratura contabile dopo un’istruttoria avviata con le prime contestazioni e relative richieste di chiarimenti all’Asp vibonese e con la risposta dell’azienda.
La Corte dei Conti – riporta il Corriere della Calabria - evidenzia come «a seguito delle controdeduzioni fornite, su alcuni profili oggetto di indagine sono stati dati adeguati chiarimenti, mentre su altri permangono elementi di criticità e necessità di ulteriori approfondimenti». Per questo, «non è possibile escludere la presenza di irregolarità». Tra le criticità, ci sono la «tardiva adozione del bilancio d’esercizio 2015 e 2016 dell’Asp di Vibo Valentia»; il «non tempestivo adempimento dei versamenti delle ritenute»; la «corresponsione di ore di straordinario in eccedenza ai limiti di legge»; il «riconoscimento del debito e la liquidazione delle spese per utilizzo mezzo proprio».
In sede di istruttoria, inoltre, la Sezione di controllo della Corte dei Conti «ha riscontrato la mancanza, tra gli allegati ai bilanci 2015 e 2016, dei prospetti Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) e, come attestato dal collegio sindacale, la discordanza tra i dati Siope le scritture contabili, senza che l’ente abbia allegato al bilancio una relazione esplicativa che motivi le discrasie». Negli esercizi finiti sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti emergerebbero altresì «numerosi scostamenti dei costi sostenuti dalla Asp rispetto al bilancio previsionale. Ciò svuota di significatività lo strumento del bilancio di previsione, che ha la finalità di consentire il controllo dei processi di spesa mediante la programmazione delle risorse da impiegare, nel rispetto del limite del budget autorizzato ed assegnato dalla Regione». Con riferimento, nello specifico, agli acquisti di beni, nel 2016 erano pari a «36.596.350,00 nel 2016, in aumento del 6,34% (euro 41.076.308,00) rispetto alle previsioni (euro 34.415.662,00)».
Ma non è finita qui, perché tra le criticità rientrano anche «le reiterate proroghe contrattuali nelle forniture dei servizi» che, in alcuni casi, avevano una durata di cinque anni, mentre in altri di tre. «Risulta con evidenza - riportano i giudici contabili - che le proroghe intervenute, per la loro durata, non possono ritenersi “strettamente necessarie” al compimento di una nuova gara. Plurime, reiterate e illegittime proroghe violano i principi di derivazione comunitaria, della trasparenza, della concorrenza e della parità di partecipazione». E questo modus operandi assumerebbe «profili di illegittimità, con conseguenti possibili profili di danno erariale». La stessa Corte dei Conti, in conseguenza di ciò, invita l’Azienda di via Dante Alighieri «ad assumere tempestive iniziative correttive», mentre la Regione è chiamata «a vigilare sulla Stazione unica appaltante, in considerazione del fatto che, in molti casi, le reiterate proroghe sono state causate da disfunzioni organizzative e ritardi ingiustificati della Sua e che analoghe fattispecie sono state rilevate anche in occasione dei controlli effettuati dalla Sezione sulle altre aziende sanitarie e ospedaliere».
Non per ultima, la questione relativa ai ritardi nei pagamenti. Nell’esercizio 2015 «i debiti verso i fornitori risultavano pari a euro 65.368.952,00 di cui euro 50.165.699,00 scaduti; l’indice di tempestività dei pagamenti si è attestato a 303 giorni, superando abbondantemente i parametri normativi. Nell’esercizio 2016 lo stock di debiti v/fornitori, pari a euro 53.464.502,00, seppur in diminuzione rispetto al 2015 (euro 65.368.952,00) presenta circa il 96% dei debiti scaduti (euro 51.848.582,00 in valore assoluto); i tempi di pagamento sono pari in media a 134 giorni. Gli interessi moratori maturati sono stati ingenti, raggiungendo la punta di euro 1.269.245,49 nel 2016 e la sempre considerevole somma di euro 556.000 nel 2015, e a fronte di tali ingenti interessi non è stato costituito alcun fondo rischi. Ciò posto, pur prendendo atto che la situazione dei tempi di smaltimento dei debiti della Asp è progressivamente migliorata (infatti nel 2017 l’indice di tempestività dei pagamenti è stato pari a circa 55 giorni), così come l’importo corrisposto per interessi moratori (passati da oltre 1,2 milioni di euro nel 2016 a 157,6mila nel 2017), la Sezione non può che rilevare la mancata costituzione di un fondo rischi adeguato a dare copertura agli ingenti interessi di mora maturati e ai profili di potenziale contenzioso connesso ai mancati e ritardati pagamenti, e la presenza di profili di danno erariale». Per la Corte dei Conti si evidenzia poi un sensibile aumento anche delle “altre sopravvenienze passive v/terzi”, nel 2017 pari a euro 337mila rispetto al 2015 70mila) e al 2016 (135,9mila).
Entro 60 giorni, l’Asp dovrà fornire «esaustivi e dettagliati chiarimenti».
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