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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
«Hai preso per il culo mio zio Antonio! Entro domenica mi devi dare i soldi e martedì, se non mi vuoi dare i soldi, devi stare chiuso». Anni di vessazioni, minacce e pretese estorsive. Un vero e proprio calvario quello vissuto da un imprenditore che, esasperato, ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri i quali, stamattina hanno eseguito due provvedimenti di fermo nei confronti del boss Antonio Mancuso, di 81 anni, esponente di spicco dell’omonimo clan con base a Limbadi e Nicotera, e il nipote Alfonso Cicerone, di 45 anni. Gli indagati, però, sono complessivamente sette: a Mancuso e Alfonso Cicerone, infatti, si aggiungono Giuseppe Cicerone, 88 anni; Salvatore Gurzì, 34 anni; Andrea Campisi, 37 anni; Rocco D’Amico, 38 anni e Francesco D’Ambrosio, 39 anni, gli ultimi cinque indagati a piede libero. I sette devono rispondere a vario titolo di usura ed estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai carabinieri della Compagnia di Tropea, trae origine da un'attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti. L'incubo dell'imprenditore nasce esattamente otto anni fa. Era il maggio 2011. L’uomo acquista un immobile composto da due piani fuori terra a Nicotera per la cifra di 400mila euro. Metà dell’importo viene immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilisce l’erogazione secondo dazioni periodiche senza termini temporali e quantitativi. Dal gennaio al marzo 2018, il gruppo avrebbe «indotto la vittima ad accettare di estinguere il residuo debito versando 15mila euro ogni tre mesi, somma poi ridotta a 5mila euro ogni tre mesi». Successivamente, nell’ottobre 2018, Alfonso Cicerone, «alla presenza di Antonio Mancuso», avrebbe urlato «con tono minaccioso nei confronti della vittima, intimandogli di consegnare la somma dovuta a qualsiasi costo e di non far fare brutta figura allo zio» (Antonio Mancuso, ndr)». Nei giorni a seguire, entrambi avrebbero intimato alla vittima di «togliere tutti i mobili dal suo negozio entro due giorni». Nel maggio 2019, però, le minacce diventano ancora più esplicite: «Hai preso per il culo mio zio Antonio! Entro domenica mi devi dare i soldi e martedì, se non mi vuoi dare i soldi, devi stare chiuso! Siamo arrivati a questo punto perché c’è mio zio Peppino Cicerone di mezzo, altrimenti io avrei già preso provvedimenti». L’imprenditore, vessato dalle continue richieste, è stato anche costretto ad affiggere il cartello “Vendesi” alla propria attività. Raggiunto l’ “accordo”, alla cifra concordata si aggiungono interessi del 10% al mese con un avvertimenti chiaro: «Vedi di pagare puntualmente, altrimenti ci penso io personalmente».
L’ombra dei Mancuso, però, figura anche nelle manifestazioni organizzate dall’associazione Nicotera Taranta Festival. Da quanto è emerso, infatti, Alfonso Cicerone avrebbe tentato di costringere gli organizzatori della manifestazione musicale a non rivolgersi agli abitanti della frazione di Comerconi per la somministrazione, tra l’altro gratuita, di panini, bensì a fare riferimento al bar “Plaza New”, di cui lo stesso Cicerone è amministratore e rappresentante legale.
«Ma fammi capire! - diceva Cicerone alla vittima di turno - ma la serata ve la state organizzando per voi altri e per i Comerconesi? … perchè vi facciate i panini qua nella piazza? Noi dei Locali che facciamo!?…stiamo a guardare voi? Ragionate in questo modo voi, si!? oh Nino, non mi fare davvero che mi girino regolari…gli faccio prendere si quattro…che se ne vadano da qua…lo hai capito, Nino!? ora sembra a me che…avete alzato un poco la cresta…tutti quanti…appena arrivano questi di Comerconi, te li prendo a schiaffi».
Sempre Cicerone, in concorso con Rocco D’Amico e Francesco D’Ambrosio, avrebbe cercato di farsi consegnare da ciascun ambulante che frequentava la piazza nella quale si trova il bar di sua proprietà 50 euro ciascuno.
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