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Emergono nuovi dettagli sulla giornata in cui Simona, 20enne di Soverato, è stata sbranati dai cani mentre faceva un sopralluogo con un amico in un’area pic-nic di Satriano. Sono stati attimi concitati, nei quali Simona Cavallaro e l’amico che si trovava con lei hanno dovuto prendere una decisione in pochi istanti. Lui ha deciso di correre verso un capanno, lei verso l’autovettura con la quale avevano raggiunto la zona. Una scelta istintiva e sicuramente poco ragionata. È questa la ricostruzione su cui lavorano gli inquirenti per la morte di Simona Cavallaro, la ventenne uccisa da un branco di cani, giovedì scorso, in un’area attrezzata di Satriano, in provincia di Catanzaro.
Intanto sono 12 i cani maremmani e meticci catturati nella zona di Monte Fiorino, l’area pic-nic di Satriano dove è morta la ventenne Simona Cavallaro, sbranata dagli animali che erano a guardia di un gregge di capre. Secondo quanto apprende l’Agi, molti di questi cani sarebbero stati sporchi di sangue e saranno alcuni rilievi scientifici a ricostruire quanto accaduto nell’aggressione di giovedì scorso. Gli esperti, coordinati dalla Compagnia carabinieri di Soverato guidata dal tenente Luca Palladino, hanno prelevato, infatti, alcuni campioni di peli con l’obiettivo di identificare con certezza quali di questi animali abbiano partecipato all’aggressione. Un lavoro meticoloso, che arriva dopo due giorni di intense ricerche per accalappiare gli animali e mettere in sicurezza la zona solitamente usata per le gite fuoriporta. Anche per questo motivo, l’area è attualmente interdetta, dal momento che occorre capire se possano esservi altri cani in circolazione che potrebbero, eventualmente, creare ulteriori problemi.
A raccontare la versione dei fatti è stato il giovane che si trovava con la vittima, anch’egli un ventenne, il quale ha fornito una serie di elementi agli inquirenti, nonostante sia in stato di shock. Prima il passaggio del gregge, quindi la paura alla vista del branco di cani, almeno una decina, ma quelli accalappiati sono già dodici. Il giovane ha iniziato a correre verso quel capanno, urlando ripetutamente il nome di Simona e invitandola a seguirlo. Lei, invece, terrorizzata, ha cercato probabilmente di raggiungere l’autovettura non molto distante. Dalle immagini confuse di quegli attimi pare che la ragazza sia stata prima accerchiata, quindi aggredita appena avrebbe ripreso la fuga. Si tratterebbe comunque di racconti poco lucidi, visto il terrore vissuto in quei momenti e su cui i carabinieri puntano a fare chiarezza.
Intanto, la città di Soverato, dove viveva la ragazza, è attonita. Un intero paese in lutto, così come tutto il comprensorio. Il padre della giovane, un gioielliere molto noto, ha espresso tutto il proprio dolore in un post sui social: «La mia amata figlia Simona è venuta a mancare su questa vita terrena, il mio dolore è immenso come se avessero esportato metà del mio corpo. Simona, pura come l’acqua di fonte, solare come l’alba e il tramonto, sorridente e scherzosa come una bambina». Sul profilo tanti ricordi, compreso il post in cui si dice “orgoglioso” per il diploma dei figli gemelli ottenuto un anno e mezzo fa. Il sindaco di Soverato, Ernesto Alecci, ha detto: «Per un dolore di questo tipo non esistono parole di conforto adeguate», quindi ha proclamato il lutto cittadino durante il giorno in cui si terranno le esequie, mentre ieri ha vietato qualsiasi attività musicale sul territorio comunale, anche durante la notte.
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