Venerdì, 26 Ottobre 2018 14:56

«Gli assassini di mio figlio devono marcire in galera»

Scritto da Redazione
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(Foto di Pasquale Varì) (Foto di Pasquale Varì)

In occasione del sesto anniversario della morte di Filippo Ceravolo, il diciannovenne ucciso per errore in un agguato di ‘ndrangheta avvenuto la sera del 25 ottobre 2012 all’altezza del Calvario di Pizzoni, la comunità di Soriano Calabro si è stretta attorno a papà Martino, mamma Anna e le sorelle Maria Teresa.

Ieri pomeriggio, infatti, presso la chiesa di San Martino è stata celebrata una Santa Messa, alla quale erano presenti diverse autorità civili e militari e tanta gente comune. A seguire, la Biblioteca calabrese ha ospitato la presentazione del libro “Filippo, il richiamo dal silenzio”, scritto da Fedele Ceravolo, zio di Filippo. Presenti i referenti dell’associazione antimafia Libera, nelle persone di don Ennio Stamile, referente regionale, e Giuseppe Borrello, referente provinciale. Proprio quest’ultimo, dopo i saluti del primo cittadino Francesco Bartone, ha ricordato le vittime innocenti della criminalità organizzata, ripercorrendo gli ultimi istanti di vita del 19enne di Soriano. Martino Ceravolo, invece – che da anni lotta per avere giustizia – non vuole saperne di arrendersi: «Voglio giustizia, in modo che gli assassini di mio figlio marciscano in galera. È arrivato il momento di dire basta, non possiamo più sopportare tutta questa criminalità che si vede in giro.

Non sono mancati, poi, i contributi di don Giuseppe Fiorillo e dell’ex parlamentare Angela Napoli. All’iniziativa hanno partecipato anche il prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri, l’avvocato della famiglia Ceravolo Giovanna Fronte e il presidente della Commissione regionale anti ‘ndrangheta, Arturo Bova.

IL FATTO – La sera del 25 ottobre 2012, Filippo aveva deciso di trascorrere un po’ di tempo con la ragazza, nel centro limitrofo di Pizzoni, ma al ritorno ha commesso un errore che, purtroppo, gli è costato la vita. Nel rincasare, infatti, il giovane di Soriano ha chiesto un passaggio a Domenico Tassone, vero obiettivo dei sicari e considerato dagli inquirenti vicino al clan degli Emanuele, al centro di una guerra di ‘ndrangheta per il controllo del territorio che li vede contrapposti ai rivali dei Loielo. In compagnia di Tassone, però, all’interno dell’autovettura c’era anche Filippo che, dopo essere stato raggiunto da alcuni colpi di fucile, è stato trasportato allo “Jazzolino” di Vibo Valentia, dove i medici hanno fatto il possibile per cercare di salvargli la vita, ma il giovane, purtroppo, non ce l'ha fatta.

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