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Un’esecuzione in piena regola, il cui movente, però, resta ancora avvolto nel mistero. È giallo sui motivi che hanno spinto Giovanni Nesci, 23enne di Sorianello, a uccidere Fabio Catapano, il 48enne che viveva con la moglie e i suoi sei figli a Castel di Leva, nell'hinterland di Roma, dove è stato freddato venerdì scorso (qui la notizia).
Il giovane, a distanza di qualche ora dall’omicidio, si è presentato spontaneamente ai carabinieri, confessando di essere stato lui a premere il grilletto. In caserma, come persona informata sui fatti, è stato ascoltato anche il coinquilino di Nesci che, secondo una prima ricostruzione, avrebbe aiutato il 23enne durante la sua breve fuga. Nesci ha raccontato agli uomini dell’Arma di aver agito per motivi passionali: tra lui e la moglie del vicino di casa, infatti, durante il periodo di lockdown a causa del Coronavirus, sarebbe nata una storia d’amore, che potrebbe essere stata scoperta da Catapano. Nesci avrebbe, quindi, deciso di ucciderlo temendo una sua reazione. La versione fornita dal 23enne di Sorianello, però, non convince affatto i carabinieri, i quali non sarebbero nemmeno propensi a percorrere la pista che porterebbe a un furto subìto da Nesci e di cui sarebbe stato accusato lo stesso Catapano.
Le indagini degli uomini dell’Arma, che nelle ore successive all’omicidio hanno ascoltato anche diverse persone vicine alla vittima, si starebbero dunque concentrando sui trascorsi del 23enne, ora in stato d'arresto con l’accusa di omicidio volontario.
Le indagini si starebbero allargando anche alla Calabria. Agli inquirenti non è infatti sfuggito come alcuni familiari di Nesci siano già finiti al centro delle cronache. Il 28 luglio 2017, in particolare, due suoi cugini - tra cui un minore affetto da sindrome di Down - furono gambizzati in un agguato avvenuto in una via del centro storico di Sorianello. Un episodio che fece scalpore e che gli investigatori hanno inquadrato nell'ambito della guerra di ‘ndrangheta per il controllo del territorio che vede da anni contrapposti i clan Loielo ed Emanuele.
Si tratta comunque solo di una delle direzioni su cui si stanno muovendo le indagini dei carabinieri, che sono tuttora al lavoro per cercare di ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto e, soprattutto, cercare di risalire ai motivi del gesto di Nesci, che stando a quanto dichiarato dalla moglie della vittima sarebbe stato «accolto come un figlio» dalla famiglia Catapano.
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