Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Un disastro senza fine! Per riparare i danni, compiuti dall’amministrazione comunale più inadeguata che la storia di Serra ricordi, non basterà un intero lustro. L’elenco dei guasti è lungo, forse interminabile. Si potrebbe cominciare con la responsabilità di aver fatto arrivare, per la prima volta nella millenaria storia cittadina, una commissione di accesso agli atti, per finire all’aver avallato, con l’indifferenza ed il complice silenzio, la sostanziale chiusura dell’ospedale. A ciò si aggiunga, la mancata soluzione del problema connesso con la potabilità dell’acqua. Una vera e propria emergenza, in cui l’amministrazione comunale ha palesato tutti i suoi limiti. Prova ne è la vergogna derivante dall’ordinanza n. 28, con la quale è stata disposto: il divieto “all’uso dell’acqua potabile” per i cittadini serviti dal serbatoio “di acqua denominato “Guido””, la chiusura delle fontane pubbliche “ubicate in località Santa Maria ed in piazza Monsignor Barillari”, nonché l’apposizione di cartelli indicanti la non potabilità dell’acqua alle fontane ubicate nelle località “Scorciatina” e “Guido”. Un provvedimento analogo ad altri, se non fosse, per un dettaglio tutt’altro che irrilevante. L’ordinanza in questione è stata emanata il 3 ottobre 2012 e non è mai stata ritirata. In altri termini, da oltre tre mesi, i cittadini, le cui case sono approvvigionate tramite il serbatoio di località “Guido”, sono privi di acqua potabile. Viene quindi da chiedersi, come sia possibile che un’ordinanza di non potabilità possa durare così tanto, senza che nessuno intervenga. Chi dovrebbe chiarire la situazione tace. Nelle quindici settimane intercorse dalla pubblicazione dell’ordinanza, il sindaco e la sua maggioranza, non hanno mai sentito l’esigenza d’informare i cittadini, di chiarire cosa stia succedendo, di fare luce sui colpevoli ritardi nella soluzione del problema. Non è più possibile andare avanti così, i cittadini, sempre più inermi, non possono essere trattati alla stregua di sudditi di una repubblica delle banane. In una situazione del genere, in molti si chiedono, con quale coraggio si possa imporre ai serresi di pagare il servizio idrico in cambio acqua putrida. Tocca fare chiarezza, non è più possibile, infatti, che i cittadini inizino le loro giornate con il dilemma se l’acqua sia potabile o meno. Non è possibile che le persone anziane siano costrette a consumare acqua non potabile perché non hanno la possibilità di acquistare o semplicemente trasportare dal supermercato a casa acqua minerale. E’ indecoroso, che i cittadini non conoscano le cause e le conseguenze per la salute, degli agenti inquinanti che rendono, sistematicamente, l’acqua non potabile. Nonostante lo scorso 6 agosto, chi scrive, abbia presentato un’interrogazione per ricevere ragguagli sulla situazione generale dell’acqua, allo stato non è pervenuta nessuna risposta. Forse, troppo intenti a disputarsi uno scranno da assessore sul quale dormire all’ombra di uno stipendio pagato dai serresi, la maggioranza non ha il tempo per occuparsi dei problemi dei cittadini. Qualora non fosse la lotta per “l’investitura” ad impedire alla maggioranza di trovare il tempo necessario per risolvere il problema dell’acqua, potrebbe esserci dell’altro. Forse, il sindaco e la sua giunta, supportati dai consiglieri, stanno vagando nella foresta alla ricerca dei boscaioli mandati a cercare le sorgenti (così come promesso dal sindaco in campagna elettorale) necessarie a staccare Serra da Sorical, forse non riescono a completare il conteggio di quel milione di euro derivante dalla rinegoziazione dei mutui (così come asserito dal sindaco nella trasmissione del maggio 2012 a telejonio) con il quale risolvere definitivamente il problema, forse stanno cercando un porta valori per trasportare i trecentomila euro di fondi regionali ( di cui il sindaco, a settembre, aveva assicurato l’imminente arrivo, salvo non prevederli in bilancio) da impiegare per ripulire i serbatoi. In attesa di assistere all’ennesima promessa da marinaio, condannati vivere una situazione da commedia dell’assurdo, i serresi, come il grande De Filippo, pensano che “ha da passà a nuttata”. Speriamo passi presto.
Mirko Tassone
Consigliere comunale “Al lavoro per il Cambiamento”
Serra San Bruno si scopre un'altra volta arida, prosciugata all'improvviso del suo bene più prezioso. Quasi da due giorni senz'acqua, i serresi si ritrovano esasperati dai disagi che sono costretti ad affrontare. Dall'amministrazione comunale il buio totale: nessuna informazione ufficiale, nessun avviso ai cittadini, solo qualche parola confusa, condita da timide rassicurazioni poco credibili anche alle orecchie di chi le pronuncia. Al solito, quando si tratta di acqua, nessuno ha idea di cosa fare, di come risolvere il problema. Un paese allo sbaraglio, in balìa degli umori velenosi dell'Alaco, dell'inefficienza di Sorical e dell'ignavia dell'amministrazione Rosi.
L'anno scorso ci trovammo all'improvviso a secco sotto un metro di neve.
Un terremoto di magnitudo 2.1 è stato registrato, nella tarda serata di ieri, dall' Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia a largo di Ricadi, nel Vibonese. Si tratta del secondo fenomeno in pochi giorni che ha interessato la provincia di Vibo Valentia, dopo quello del 28 agosto scorso, quando una forte scossa ha fatto tremare quasi tutta la Calabria ed, in particolare, la zona del Reggino. Scosse di identica intensità si stanno verificando, con cadenza pressocchè quotidiana, anche nell'area del Pollino.
SERRA SAN BRUNO - Restituita la moto rubata. L’Honda VRF di proprietà di C. V. turista del Trentino è stata restituita al legittimo proprietario proprio davanti l’abitazione dove lo stesso è ospite. Il signor C. V. aveva subito il furto della moto la notte tra sabato e domenica scorsa. I malviventi, secondo una prima ricostruzione dei fatti, avrebbero rubato la stessa con l’ausilio di un camion rubato a sua volta. Quest’ipotesi troverebbe conferma nel fatto che, il camion in questione ha circolato verso l’orario del furto della moto con l’allarme acceso.
Dopo la serie di eventi criminosi che stanno interessando il territorio di Serra San Bruno, si può affermare che almeno uno di questi si è concluso con un lieto fine. Epilogo comunque da chiarire, e che ad ogni modo non giustifica l’azione perpetrata dai malviventi.
Riceviamo e pubblichiamo:
ARENA - L’obiettivo è sempre duplice: da un lato, la civica amministrazione punta a ripulire le aree comunali - ma non solo quelle e, dall’altro, mira alla socializzazione e alla sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente e degli spazi comuni. Decoro urbano, sensibilizzazione e socializzazione, dunque, un mix di intenti che la giovane amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Antonino Schinella intende perseguire con alcune iniziative che, nel piccolo e grazioso centro dell’entroterra vibonese, stanno registrando un successo che va oltre le più rosee previsioni.
«La partecipazione è andata oltre le aspettative. E’ il segno - ha osservato l’assessore comunale all’Urbanistica e al Decoro urbano Carmelina Ranieri - di grande senso civico». Ma di cosa stiamo parlando? E’ presto detto: dopo aver sfidato, nelle scorse settimane, il caldo e il primo sole primaverile e dopo aver proceduto alla pulizia ed al riassetto ambientale del cimitero comunale, una quarantina di volontari, domenica scorsa, hanno voluto ripetersi.
Stanchi di vedere il paese sporco, invaso da ogni tipo di spazzatura, infestato da erbe e cespugli in ogni angolo, gli intrepidi volontari hanno deciso di scendere per strada e, armati di decespugliatori, rastrelli, pale, martelli e cazzuole, si sono messi all’opera, dando una bella sistemata che non si vedeva da anni.
I volontari, suddivisi in più squadre di lavoro, si sono alternati nelle vie del paese, hanno decespugliato, pulendo anche le cunette della provinciale, hanno sistemato i blocchi di travertino nella centralissima piazza Generale Pagano e hanno sistemato le aiuole con la piantumazione di fiori.
Insomma, un’altra lodevole ed insolita giornata all’insegna del volontariato, con in testa il sindaco Antonino Schinella, il suo vice Adriano Ienco, l’assessore Ranieri e il consigliere comunale Sandro Pagano che, tutti in tenuta da operaio, hanno contribuito assieme ai volontari a pulire le principali strade dalle erbacce infestanti. «Ribadisco un concetto che ho già avuto modo di esprimere all’indomani della prima giornata di volontariato: iniziative simili, stante anche la portata della partecipazione, inorgogliscono chi è stato investito dell’onere e dell’onore di rappresentare questa comunità», ha commentato il sindaco Schinella. «Tali iniziative - ha aggiunto - contribuiscono a far comprendere alla comunità che per cambiare pagina ad Arena è necessario il contributo di tutti. Per questa ragione – ha chiosato Antonino Schinella - abbiamo voluto dar vita ad una nuova stagione di impegno civico». E domenica scorsa l’impegno civico, ad Arena, è stato tangibile. «La gente ha risposto bene – ha proseguito Sandro Pagano -. Si pensi che tantissimi sono stati i cittadini che hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa. Oltre ai volontari, che hanno fatto un lavoro immane e lodevole, penso anche a quelle tante persone che ci hanno raggiunto sulle strade, portandoci acqua, succhi e contribuendo al rifocillamento; penso anche a chi ha gratuitamente offerto fiori e il materiale necessario per il lavoro: sono loro – ha osservato il consigliere comunale - il chiaro esempio della buona riuscita della manifestazione».
Insomma, le giornate del Decoro urbane, istituite dalla nuova amministrazione, rappresentano azioni simboliche ma estremamente concrete che hanno l’obiettivo di recuperare numerosi luoghi dall’incuria e, allo stesso tempo, di promuovere una diversa attenzione al territorio. Intento rafforzato dal Protocollo di Intesa, siglato tra l’amministrazione comunale e il Responsabile dell’Ufficio Forestazione dell’Afor, Raffaele Mangiardi, che, di fatto, ha permesso al comune di Arena di beneficiare, in questi giorni, di una decina di operai che stanno procedendo alla pulizia e al consolidamento dei versanti. «Intendo ringraziare tutti i volontari e, in particolar modo, il gruppo Cacciatori, che con il loro lodevole e tangibile contributo stanno togliendo Arena da quella inaccettabile condizione di degrado e di totale abbandono che finora è stata sotto gli occhi di tutti», ha aggiunto il vicesindaco Adriano Ienco. «Speriamo che diventino una tradizione per Arena questi simili appuntamenti che – ha concluso - sono la vera rappresentazione del motto gandhiano che se si vuole un mondo più pulito bisogna cominciar da casa nostra».
Mentre camminavo tra le ceneri del C.s.o.a. “Cartella” di Reggio, ieri, l’odore delle travi bruciate, delle cucine andate in fumo e della cenere e di tutto il resto, mi dava la nausea. Non era solo un fatto fisico, l’ho capito appena mi sono allontanato: ragionando sull’accaduto con i compagni del Brigante ho subito sentito un grande sconforto. E una nostalgia fortissima e irrazionale per Ciccio Svelo. L’assemblea pomeridiana, partecipata e incoraggiante, mi ha un po’ risollevato, ma l’amaro in bocca, andando via da quel cumulo di macerie, è rimasto eccome. Ed è tornato a diventare nausea quando ho letto i comunicati di solidarietà che inondano la rete.
Più che la retorica sulla funzione sociale (che tutti scoprono solo oggi) di uno spazio come il “Cartella”, dovrebbe interessare la matrice di quest’azione. Le svastiche disegnate con la bomboletta rossa, per esempio, sono insolite per chi vorrebbe rivendicare politicamente un atto violento di matrice anticomunista. L’incendio, questo è palese, è stato appiccato da mani “esperte”, che dovevano avere la sicurezza del controllo del territorio.
Reggio è una città difficile. Dall’inizio degli anni ’70, dalla rivolta dei “boia chi molla” di Ciccio Franco, progenitore politico di Scopelliti, nella città sono costantemente presenti apparati di potere occulti che troppo spesso hanno goduto della collaborazione – è storia – tra la borghesia ‘ndranghetista, l’eversione nera e i servizi segreti deviati. Apparati sempre presenti, redivivi. Che forse vacillano e quindi reagiscono. Qui quello che conta è il territorio. Il controllo capillare dell’economia e del consenso.
Il territorio è l’obiettivo dei ragazzi del Cartella, come di molte altre realtà sociali che in Calabria stanno per la prima volta facendo rete. Hanno occupato spazi che erano stati pagati con soldi pubblici, dei cittadini, ben presto finiti nel degrado, in mano ai caporioni delle ‘ndrine di Gallico, dei Iannò e dei Suraci e di molte altre “famiglie”. Hanno combattuto lo spaccio di eroina, che in quella piazza, prima che arrivassero loro, era prospero. Hanno fatto teatro, hanno organizzato servizi per gli immigrati, hanno creato forme di microeconomia sostenibile. Sono stati avvertiti tante volte, minacciati, che quando sarebbe stata l’ora, da lì avrebbero dovuto andarsene. L’ora a quanto pare è arrivata. Ma non se ne vanno, e provano a convincerli con le fiamme.
Quello spazio è strategico, appetibile per molti. Con i lavori del lungomare e lo svincolo A3 a pochi metri, l’area ha un potenziale commerciale su cui qualcuno vuole mettere il cappello, anzi la coppola. Poi i ragazzi parlano, scrivono, fanno un sacco di iniziative, cercano di riprendersi la periferia. Ovvio che danno fastidio. Non deve sorprendere, quindi, se in questo surrogato di democrazia che è l’Italia, la prima preoccupazione del ministro Cancellieri è il popolo No Tav - e non, ad esempio, lo strapotere della ‘ndrangheta o il voto kazako di Catanzaro - se il potenziale leader del centrotrattinosinistra dice che bisogna negare l’ambulanza a chi non paga le tasse, se nessuna istituzione (Comune, Provincia, Regione) sente il dovere di schierarsi incondizionatamente al fianco dei ragazzi del Cartella. La discussione, oggi, non è sul loro operato, né sulla loro ideologia politica. La gravità e la violenza dell’atto che hanno subìto impongono una riflessione a livello superiore. In Calabria, ma non solo, ci sono persone che impegnano il proprio tempo a lavorare per sottrarre spazi e persone al degrado, alla malavita, all’abbandono. Quello che fanno può anche non piacere, è discutibile come ogni cosa, ma di fronte ad un’aggressione del genere, non si può cedere a timidezze o a personalismi. Bisogna stare con loro e aiutarli a ricostruire, con i fatti. Perché è chiaro da che parte stanno, non c’è ambiguità. Quello che non è chiaro, purtroppo, è da che parte sta lo Stato.
SERRA SAN BRUNO - Gran parte dell'abitato serrese è senza acqua da ieri pomeriggio. La causa è l'interruzione di energia elettrica che le forti nevicate delle ultime ore hanno causato all'impianto di potabilizzazione dell'Alaco, in località Lacina, dove si trova l'invaso di cui Sorical si serve per fornire di acqua "potabile" moltissimi comuni del vibonese e della ionica catanzarese. La cittadina bruniana, che dipende quasi totalmente dall'Alaco, è quindi rimasta a secco del tutto, fatta eccezione per alcune abitazioni servite da serbatoi comunali. Per ridare energia elettrica all'Alaco sono arrivati tre enormi gruppi elettrogeni caricati su altrettanti tir, che però non riescono ad arrivare a destinazione. Poco fa uno dei tre camion è riuscito a raggiungere l'Alaco, mentre gli altri si stanno attrezzando di catene. Tra qualche ora, quindi, si spera che il problema sia risolto, anche perchè molte abitazioni e intere vie dell'abitato di Serra sono ancora bloccate. Tanta gente, tanti anziani, per poter uscire di casa aspettano da due giorni invano il passaggio dei mezzi comunali, che però sembrano ignorare totalmente alcune vie del paese.
Pare che sia stata l'esplosione di un ordigno di natura imprecisata a provocare, nella serata di ieri, l'incendio di un panificio a Vena di Jonadi (VV). Il fatto è avvenuto all'interno dell'esercizio commerciale di cui è titolare la 24enne I. C., che è situato lungo la statale 18 che da Vibo Valentia porta a Mileto. Ad attirare l'attenzione della prorietaria è stato lo scoppio che ha divelto gli infissi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco coordinati dal funzionario Domenico Ferito, che hanno limitato i danni, e gli agenti della polizia di Stato che stanno indagando sulla natura del fatto. Sul posto sono state trovate infatti tracce di benzina. Non si esclude, dunque, sulla base delle prime risultanze raccolte sul posto, che l'incendio sia riconoducibile al racket delle estorsioni. Appena 15 giorni fa a Jonadi si era verificato un altro episodio analogo: ignoti fecero esplodere un ordigno rudimentale sull'ingresso del ristorante "Il Pasticcino", situato nella stessa zona del panificio incendiato ieri sera.
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