Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo
Futsal Serra – Atl. Club Gizzeria 6 – 3
Quintetto iniziale Futsal Serra: Costa, Albano, Ciconte, D. Zaffino, De Padova
A disposizione: Franzè, De Raffele, Carchidi, V. Zaffino, Nardo, L. Zaffino, De Caria. All.: Pisani
Se dovessimo fare un resoconto generale della partita di ieri, di buono – forse – c’è soltanto il risultato. Il Futsal Serra sceso in campo contro l’Atletic Club Gizzeria è apparso svogliato e lontano anni luce dalla condizione ottimale. Squadra nel complesso irriconoscibile. In sostanza, è stata una delle prestazioni più deludenti di questo campionato. Nonostante tutto, però, il quintetto di mister Pisani riesce comunque a portare a casa i tre punti ed a confermare il primato solitario in vetta alla classifica. Mantiene il passo il Five Falerna, che supera per 2 a 0 il Cavita, mentre il Lamezia Soccer cade in trasferta contro la Silver City. Sabato prossimo è in programma la sfida tra Lamezia e Futsal Serra.
Nessun problema di formazione per il tecnico dei biancoverdi, costretto a rinunciare al solo Carrera (squalificato). Per il resto, Pisani decide di fare affidamento a Costa tra i pali, poi Albano centrale di difesa, esterni Ciconte e Domenico Zaffino, mentre in avanti c’è il solo De Padova.
Pronti, via: nel giro di cinque minuti i padroni di casa si rendono pericolosi in almeno tre – quattro occasioni. È il preludio del gol, che arriva al 7? della prima frazione grazie a Ciconte. Il raddoppio del Futsal Serra non tarda ad arrivare e lo sigla Franzè, che batte per la seconda volta Caterina. Strada in discesa per i biancoverdi. Almeno così sembra. In realtà, la squadra del patron Domenico Mangiardi subisce un calo improvviso e, nel giro di otto minuti, l’Atletic Club Gizzeria pareggia i conti: prima De Gori firma il momentaneo 2 a 1 con la complicità del giovane Costa e, dopo un po’, sempre il numero undici lametino porta il Gizzeria sul 2 a 2. Il primo tempo termina con il Futsal Serra in vantaggio per 3 a 2, grazie alla rete messa a segno da Lucio Zaffino che, al 22?, lascia sul posto un avversario e infila la palla in rete. Il tecnico di casa decide di dare spazio anche a Vincenzo Zaffino che, rispetto ai compagni, quantomeno lotta su ogni pallone.
Negli spogliatoi, mister Pisani si fa sentire, cercando di smuovere la situazione, ma la musica nel secondo tempo è identica a quella della prima mezzora. Non è giornata, insomma, per la capolista almeno dal punto di vista del gioco espresso. Nella seconda metà di gioco, spazio anche a De Raffele. Al 23? il Futsal Serra sigla il poker con Lucio Zaffino (doppietta per lui): forte rasoterra sul secondo palo e palla che si insacca all’angolino. Al 25?, poi, arriva anche la cinquina ed a firmarla ci pensa De Padova su assist di Ciconte, mentre al 28? una nuova dormita generale consente a De Gori di firmare la tripletta personale. A tempo scaduto, Carchidi – l’unico a cercare in più occasioni il gol con tiri da fuori – chiude i conti per il definitivo 6 a 3.
Domani sera la squadra tornerà ad allenarsi, per preparare al meglio l’incontro di coppa Calabria mercoledì a Cittanova, valido per i quarti di finale. Il Futsal Serra, forte del 9 a 5 conquistato all’andata, si troverà di fronte una squadra che farà il possibile per rimontare lo svantaggio. In palio, c’è la semifinale.
Addetto Stampa
A.S.D. Futsal Serra
Il Museo della Certosa - nato nel ‘94 su impulso della comunità certosina di Serra San Bruno, con lo scopo di rappresentare un importante legame tra la vita monastica ed il resto del mondo – è pronto a ripartite dopo il forte nubifragio che, nel novembre scorso, ha messo a dura prova tutto il comprensorio delle Serre. Infatti, anche i locali del Museo erano stati letteralmente allagati dall’abbondante pioggia caduta circa un mese e mezzo fa.
C’è anche l'architetto Raimondo De Raffele nel gruppo di progettisti che si sono distinti nell’ambito dell’iniziativa urbanistico-architettonica lanciata dal Comune di Catanzaro alcuni mesi fa. Il concorso d’idee, bandito dall’amministrazione Abramo per la riqualificazione del centro storico catanzarese con la realizzazione di un’isola pedonale da Piazza Grimaldi sino a Piazza Santa Caterina, ha richiamato l’attenzione di ben 31 team di architetti ed altrettanti elaborati (due dei quali non sono stati ammessi alla selezione perché pervenuti fuori tempo massimo).
La commissione esaminatrice dei progetti – composta dagli architetti Carolina Ritrovato (presidente), Teresa Gualtieri, Raffaele Battaglia, Anna Russo e Giovanni Laganà – ha individuato le tre idee meritevoli di encomio, dalle quali il Comune attingerà concretamente per la riorganizzazione ed il rinnovo del centro storico della città di Catanzaro. Sul secondo gradino del podio l' U.P.lab: un’equipe di giovani architetti calabresi, composta dal serrese Raimondo De Raffele che con i colleghi Andrea Lonetti, Federica Silipo, Chiara Saraceno, Alfonso Sanfile, Giuseppe Anania e Massimo Scalzo ha presentato una proposta progettuale denominata INS3CT.
L’idea seconda classificata prende spunto da un approccio sperimentato in tutto il resto d’Europa: la partecipazione del cittadino. Un percorso metodologico basato quindi sul concetto di cittadinanza attiva, ma che in Italia – ed in particolar modo nel Meridione – stenta ancora a decollare. Pensieri, bisogni, desideri ed aspettative dei catanzaresi sono emersi da un questionario che il gruppo di architetti ha somministrato ad un campione di catanzaresi, composto da cittadini appartenenti a tutte le fasce d’età e genere, oltreché a diverse categorie sociali, compilabile sia in versione cartacea che digitale.
“Lo scopo – si legge nella relazione del progetto che si è aggiudicata il secondo posto del concorso – è quello di ascoltare il territorio per poter valutare al meglio i bisogni e le aspettative condivise dalla popolazione in modo da accelerare il processo di appropriazione di un nuovo spazio rispondendo a necessità immediate e reali. Il fine ultimo è quello di rendere i cittadini partecipi alla formazione di un nuovo concetto di spazio pubblico come risultato estetico di un programma funzionale partecipato in cui i futuri fruitori sono la vera committenza.” Di conseguenza, integrando le prescrizioni già sancite dal bando con le proposte espresse dalla popolazione attraverso il sondaggio “si sono individuati gli obiettivi strategici e le relative modalità per perseguirli”. Ne è emersa soprattutto la necessità di interpretare Corso Mazzini come “un’infrastruttura di relazione sociale, che entri in sinergia con attività presenti e future”. Ai progettisti del gruppo U.P.lab è parso fondamentale “intervenire sull'assetto globale del trasporto pubblico, privilegiando l'istituzione di una zona a traffico limitato, percorribile dai soli mezzi pubblici; creare spazi di aggregazione e sosta di qualità in prossimità di punti sensibili; recuperare la memoria storica del vecchio tram; semplificare l'arredo urbano aumentando la superficie libera; collocare il verde su un piano elevato rispetto a quello stradale con uso di pergole e giardini pensili; individuare porzioni di percorsi protetti dalle intemperie”. Si è pertanto riuscito, allo stesso tempo, a salvaguardare funzionalmente l’esigenza di espandere lo spazio urbano, rendendolo vivo e fruibile, mediante la creazione di luoghi di incontro, sosta e socializzazione. Creando quindi, come definito dagli stessi architetti: “Non più uno spazio anonimo, ma un luogo vivente che abbia una sua identità e che possa contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente urbano e, di conseguenza, la qualità della vita del cittadino.” Fulcro della proposta progettuale dell'U.P.lab, è stata quindi l’abilità nel combinare le disposizioni del bando (elementi coprenti, attraversamento carrabile, ecc.) con i “desideri” dei cittadini (spazi adibiti al verde pubblico, percorsi protetti, sedute, trasporto pubblico, ecc.).
Se ne è ottenuto una struttura esile ma compatta, alta 5 metri dal piano stradale, costituita in cor-ten (acciaio con elevata resistenza meccanica e senza costi di manutenzione futura), di basso impatto visivo e abbellita da verde pensile, scomponibile in base alle necessità, capace di individuare due zone a diversa tipologia di mobilità (una pedonale-lenta e una destinata ai mezzi pubblici e di emergenza) e che, soprattutto, permette la copertura completa del manto stradale con superficie di appoggio minima. Una soluzione strutturale che rievoca una forma già nota in natura: quella del bacillus rossius, comunemente noto come Insetto Stecco ( da cui deriva il nome dell’idea progettuale stessa).
L’illuminazione degli stessi “insetti” è composta da un sistema a Led che garantisce un bassissimo consumo energetico, una lunga durata ed una resa architettonica notevole. Inoltre, lo stesso progetto, prevede l’installazione di totem informativi con schermi a Led - su cui prendere visione delle notizie e delle informazioni che interessano la città capoluogo calabrese – e la copertura internet wi-fi di tutta l’area interessata. Altro punto forte e la rievocazione dell’antica tranvia catanzarese, i quali binari sono ancora presenti in alcuni punti di Corso Mazzini. Un elemento, quindi, rievocativo della memoria storica della città, pronto a rinascere nella proposta progettuale siglata U.P.lab, grazie alla riproposizione di binari (proprio nei punti nei quali erano originariamente situati) con l’inserimento di un sistema di due sedute simmetriche e scorrevoli su un intervallo di 10 metri. L’idea prevede inoltre soluzioni progettuali anche per altri punti dislocati sul centro storico catanzarese come Piazzetta delle Libertà, Salita Mazzini e Piazza Grimaldi.
Marcare il proprio territorio, è abitudine e usanza e degli uomini e degli animali. Il gatto maschio, ad esempio, delimita il proprio territorio con degli spruzzi di urina, sulle superfici verticali in particolar modo. Un altro modo usato dal gatto per delimitare il territorio è lasciare il segno delle unghie su muri ed alberi. Così facendo diffonde un odore particolare secreto dalle ghiandole situate alla base dei cuscinetti plantari, oltre a mettere in bella mostra la “potenza” dei suoi graffi. Cosa che succede anche nei cani, anche in quelli sofisticati e quasi irreali cani da show, resistono istinti e comportamenti ancestrali e selvaggi. Il più comune, anzi, quotidiano è la delimitazione del territorio. Alzare la zampa e fare pipì. Ogni palo, cespuglio o muretto è buono.
Riceviamo e pubblichiamo:
A partire dal 27 maggio 2012 la Collezione Bancartis della BCC Mediocrati si arricchisce delle opere selezionate nella prima edizione del concorso Young at Art, indetto dal MACA – Museo d’Arte Contemporanea Acri “Silvio Vigliaturo” e dall’Associazione Oesum Led Icima per ricercare giovani talenti
calabresi. Grazie alla collaborazione di Alphabeti, azienda milanese attiva nel settore della promozione dei beni culturali e i new media, la mostra “I Stay Here (Io rimango qui)”, terminata la prima fase “tradizionale-fisica” al MACA, si trasferisce in modo multimediale nello spazio virtuale della Collezione
Bancartis, permettendo di superare i tradizionali confini spazio-temporali di una comune mostra temporanea. La nuova sala virtuale dedicata ai giovani artisti calabresi è visitabile all’indirizzo www.mediocratitour.it.
Il nuovo allestimento prevede la partecipazione attiva del visitatore: infatti grazie all’innovativo format multimediale I'mVR® - Interactive Multimedia Virtual Reality è possibile visitare a 360° lo spazio virtuale tridimensionale e visualizzare contenuti di approfondimento sui singoli artisti e le loro opere.
In perfetta sintonia con gli obiettivi della Collezione Bancartis, l’intento del concorso Young at Art e delle relative mostre reali e virtuali è quello di dare spazio alla ricchezza artistica e creativa della Regione Calabria, sottolineandone in primo luogo la diversità di temi e tecniche. Ognuno degli artisti in mostra, infatti, è rappresentante di un differente ambito espressivo. Walter Carnì affronta la cronaca attraverso installazioni scultoree di grandi dimensioni e dal forte impatto visivo; il fotografo Giuseppe Lo Schiavo sottolinea l’importanza dei legami con la terra d’origine e di come questa non sia ostacolo alla creatività e alla fantasia; Armando Sdao presenta tele dai connotati iperrealistici, in cui la presenza dell’uomo riverbera in oggetti quali una manciata di biglie o un pallone, perfette nature morte contemporanee; Valentina Trifoglio trasforma il suo stesso corpo in una tela che accoglie i segni che le vengono proiettati addosso, trasformandoli in stati emotivi; Giuseppe Vecchio Barbieri destruttura il volto umano in ritratti grafici che coniugano un’iconografia di matrice Pop a uno spiccato gusto espressionistico per i vortici cromatici; il duo MILC (Movimento Indipendente per il Linguaggio Cinematografico), formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio, propone due filmati che sono altrettante riflessioni sullo spazio come fonte di disagio collettivo e individuale, tra denuncia sociale e frammentarietà dell’io.
Mentre camminavo tra le ceneri del C.s.o.a. “Cartella” di Reggio, ieri, l’odore delle travi bruciate, delle cucine andate in fumo e della cenere e di tutto il resto, mi dava la nausea. Non era solo un fatto fisico, l’ho capito appena mi sono allontanato: ragionando sull’accaduto con i compagni del Brigante ho subito sentito un grande sconforto. E una nostalgia fortissima e irrazionale per Ciccio Svelo. L’assemblea pomeridiana, partecipata e incoraggiante, mi ha un po’ risollevato, ma l’amaro in bocca, andando via da quel cumulo di macerie, è rimasto eccome. Ed è tornato a diventare nausea quando ho letto i comunicati di solidarietà che inondano la rete.
Più che la retorica sulla funzione sociale (che tutti scoprono solo oggi) di uno spazio come il “Cartella”, dovrebbe interessare la matrice di quest’azione. Le svastiche disegnate con la bomboletta rossa, per esempio, sono insolite per chi vorrebbe rivendicare politicamente un atto violento di matrice anticomunista. L’incendio, questo è palese, è stato appiccato da mani “esperte”, che dovevano avere la sicurezza del controllo del territorio.
Reggio è una città difficile. Dall’inizio degli anni ’70, dalla rivolta dei “boia chi molla” di Ciccio Franco, progenitore politico di Scopelliti, nella città sono costantemente presenti apparati di potere occulti che troppo spesso hanno goduto della collaborazione – è storia – tra la borghesia ‘ndranghetista, l’eversione nera e i servizi segreti deviati. Apparati sempre presenti, redivivi. Che forse vacillano e quindi reagiscono. Qui quello che conta è il territorio. Il controllo capillare dell’economia e del consenso.
Il territorio è l’obiettivo dei ragazzi del Cartella, come di molte altre realtà sociali che in Calabria stanno per la prima volta facendo rete. Hanno occupato spazi che erano stati pagati con soldi pubblici, dei cittadini, ben presto finiti nel degrado, in mano ai caporioni delle ‘ndrine di Gallico, dei Iannò e dei Suraci e di molte altre “famiglie”. Hanno combattuto lo spaccio di eroina, che in quella piazza, prima che arrivassero loro, era prospero. Hanno fatto teatro, hanno organizzato servizi per gli immigrati, hanno creato forme di microeconomia sostenibile. Sono stati avvertiti tante volte, minacciati, che quando sarebbe stata l’ora, da lì avrebbero dovuto andarsene. L’ora a quanto pare è arrivata. Ma non se ne vanno, e provano a convincerli con le fiamme.
Quello spazio è strategico, appetibile per molti. Con i lavori del lungomare e lo svincolo A3 a pochi metri, l’area ha un potenziale commerciale su cui qualcuno vuole mettere il cappello, anzi la coppola. Poi i ragazzi parlano, scrivono, fanno un sacco di iniziative, cercano di riprendersi la periferia. Ovvio che danno fastidio. Non deve sorprendere, quindi, se in questo surrogato di democrazia che è l’Italia, la prima preoccupazione del ministro Cancellieri è il popolo No Tav - e non, ad esempio, lo strapotere della ‘ndrangheta o il voto kazako di Catanzaro - se il potenziale leader del centrotrattinosinistra dice che bisogna negare l’ambulanza a chi non paga le tasse, se nessuna istituzione (Comune, Provincia, Regione) sente il dovere di schierarsi incondizionatamente al fianco dei ragazzi del Cartella. La discussione, oggi, non è sul loro operato, né sulla loro ideologia politica. La gravità e la violenza dell’atto che hanno subìto impongono una riflessione a livello superiore. In Calabria, ma non solo, ci sono persone che impegnano il proprio tempo a lavorare per sottrarre spazi e persone al degrado, alla malavita, all’abbandono. Quello che fanno può anche non piacere, è discutibile come ogni cosa, ma di fronte ad un’aggressione del genere, non si può cedere a timidezze o a personalismi. Bisogna stare con loro e aiutarli a ricostruire, con i fatti. Perché è chiaro da che parte stanno, non c’è ambiguità. Quello che non è chiaro, purtroppo, è da che parte sta lo Stato.
Riceviamo e pubblichiamo:
A partire da sabato 14 aprile 2012, in occasione della XIV Settimana della Cultura indetta dal MiBAC, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) aprirà i suoi spazi a sette giovani artisti calabresi, dedicando loro una mostra che si protrarrà fino al 27 maggio.
L’appuntamento espositivo, a cura di Massimo Garofalo e Andrea Rodi, si pone come esito del concorso Young at Art, lanciato a inizio anno, attraverso il quale il museo ha inteso mettersi alla ricerca dei talenti ancora nascosti operanti sul territorio calabrese. Da qui il titolo della mostra, I Stay Here (Io rimango qui), ripreso da una serie fotografica di uno dei sette artisti partecipanti e particolarmente significativo dello spirito di un’iniziativa dallo spiccato carattere di work in progress, che da concorso è diventata mostra, per poi rinnovarsi come progetto itinerante. L’appuntamento del MACA è solo il primo di una lunga serie attraverso la quale verranno promossi i sette artisti.
In ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo indetta dall’AMACI, a ognuno di essi verrà chiesto di creare un lavoro ad hoc ispirato alle opere di Hans Richter, uno dei padri del Dadaismo, a cui il MACA dedicherà un’importantissima retrospettiva a partire dal maggio prossimo, la prima realizzata da un museo italiano. Successivamente, gli artisti di Young at Art troveranno spazio a San Demetrio Corone (Cs), in occasione della Biennale d’Arte Contemporanea Magna Grecia, mentre sono in corso le trattative per portare i loro lavori a Torino, in occasione di Artissima.
L’intento della mostra del MACA, e del corollario di eventi che ne seguiranno, è quello di dare spazio alla ricchezza artistica e creativa di una regione che sta finalmente cominciando a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità, e lo farà sottolineandone in primo luogo la diversità di temi e tecniche, perché proprio la diversità dei suoi frutti è il sintomo principale della fertilità di un territorio. Ognuno dei sette artisti, infatti, è rappresentante di un differente ambito espressivo. Walter Carnì affronta la cronaca, e in particolare il tema della mafia, attraverso installazioni scultoree di grandi dimensioni e dal forte impatto visivo; il fotografo Giuseppe Lo Schiavo sottolinea l’importanza di mantenere un forte legame con la terra d’origine e di come questa non sia ostacolo alla creatività e alla fantasia; Armando Sdao presenta cinque tele dai connotati iperrealistici in cui la presenza dell’uomo riverbera in oggetti quali una manciata di biglie o un pallone da basket, perfette nature morte contemporanee; Valentina Trifoglio trasforma il suo stesso corpo in una tela bianca che accoglie i segni che le vengono proiettati addosso, trasformandoli in stati emotivi; Giuseppe Vecchio Barbieri destruttura il volto umano in ritratti grafici che coniugano un’iconografia di matrice Pop a uno spiccato gusto espressionistico per i vortici cromatici; il duo MILC (Movimento Indipendente per il Linguaggio Cinematografico), formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio, propone due filmati che sono altrettante riflessioni sullo spazio come fonte di disagio collettivo e individuale, tra denuncia sociale e frammentarietà dell’io.
YOUNG AT ART “Virtual”
In collaborazione con Alphabeti, creativa azienda nel settore della promozione dei beni culturali e i new media, e la BCC Mediocrati, verrà realizzata una nuova sala virtuale della Collezione Bancartis (www.mediocratitour.it), in cui i sette giovani artisti vincitori dell’iniziativa potranno esporre una selezione delle loro opere.
In questo modo, terminata la mostra in programma fino al 27 maggio 2012, i giovani talenti calabresi meriteranno ancora le luci delle ribalta grazie al web e a questi originali allestimenti virtuali che permettono la visibilità oltre il tempo naturale delle mostre temporanee e la promozione oltre i confini nazionali.
YOUNG AT ART
I Stay Here
Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)
Piazza Falcone,1 - 87041, Acri (Cs)
Curatori della mostra: Massimo Garofalo e Andrea Rodi
Vernissage: 14 aprile 2012, ore 17:00
Periodo: dal 14 aprile al 27 maggio 2012
Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso
Info: Ufficio stampa tel. 0119422568
www.museovigliaturo.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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