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Peggio che uccidere un uomo, è ucciderne anche il ricordo. Farlo svanire nel nulla, cancellarne la memoria, privarlo anche di una degna sepoltura e tenerlo sospeso, come in un limbo eterno, in uno spazio e in un tempo che non è né della vita né della morte. Un destino tremendo, che in Calabria è toccato a molti, tanto da diventare metodo, pratica consolidata, privilegiata da chi vuole annientare una persona non solo fisicamente, da chi vuole cacciare il “nemico” in un inesorabile oblio. È la famigerata lupara bianca, l'arma più temibile della 'ndrangheta, che uccide, inghiotte e non lascia tracce dietro di sé, solo dubbi atroci, domande disperate che non troveranno mai risposta. E tanto dolore. Le vittime non si contano più, come non si contano le madri che cercano con cocciutaggine una verità che solo in alcuni, rari casi sono riuscite a far venir fuori. Di contro, invece, questa barbara pratica criminale si sta materializzando anche in territori che, finora, ne erano rimasti immuni. Perché la lupara bianca “conviene”
SERRA SAN BRUNO - Sta bene e sembra lucido Nazzareno Zaffino, l'89enne che era scomparso da ieri sera. Dopo qualche ora di ricerche – effettuate dai carabinieri con le unità cinofile, dalla polizia, dai vigili del fuoco, dagli agenti della forestale e della polizia municipale – il pensionato è stato ritrovato nel primo pomeriggio di oggi in una zona non molto distante dal luogo, in località “Papararo”, in cui era stato visto l'ultima volta intorno alle 20 di ieri. Anche se non se ne conosce il motivo, l'89enne si era quindi allontanato a piedi dal centro abitato, si è diretto in una zona periferica circondata da boschi, e ha poi trascorso la notte all'aperto.
Nicola Vardaro (foto), 65enne scomparso da MIleto l'11 febbraio e ritrovato morto quattro giorni dopo in fondo ad un dirupo, non è deceduto per cause naturali. L'autopsia effettuata sul suo cadavere, infatti, ha individuato con certezza la causa della morte in due colpi di arma da fuoco esplosi alla testa da distanza ravvicinata. I colpi in un primo momento potevano sembrare delle lesioni dovute alla caduta nel dirupo, ma in realtà l'esame specifico ha chiarito che si tratta di omicidio e che con ogni probabilità proprio l'assassino ha gettato il corpo nel dirupo con lo scopo di occultare ogni traccia dell'omicidio. Il cadavere del 65enne è invece stato ritrovato dagli uomini dell'Arma guidati dal maresciallo Alessandro Demuru che sono riusciti a rintracciare il segnale del telefono cellulare che la vittima aveva con sè. Gli inquirenti, che si sono concentrati su una cerchia ristretta di persone che conoscevano Vardaro, stanno cercando di risalire al movente del delitto e pare abbiano già ricostruito con precisione la dinamica dei fatti.
MILETO – Tragico epilogo della vicenda di Nicola Vardaro, il pensionato di 65 anni scomparso nei giorni scorsi a Mileto. Il cadavere dell’uomo, infatti, è stato trovato dai Carabinieri nei pressi della stazione ferroviaria di Mileto. Dagli accertamenti, risulta che il pensionato sarebbe deceduto per cause naturali. Subito dopo la scomparsa, i familiari avevano dato l’allarme denunciando l’accaduto ai Carabinieri.
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