Venerdì, 12 Settembre 2014 09:28

Argentina, arrestato il boss Pantaleone Mancuso

mini gendIl boss della 'ndrangheta, Pantaleone Mancuno, 53 anni detto "l'ingegnere" - tra gli eredi designati della nota consorteria mafiosa di Limbadi - è stato fermato il 29 agosto scorso mentre tentava di attraversare la frontiera a bordo di un bus diretto in Brasile. La gendarmeria argentina, però, ha diffuso soltanto ora la notizia, spiegando anche che, a breve, verranno avviate le procedure per la sua estradizione in Italia.

Mancuso è accusato di associazione mafiosa e duplice tentato omicidio. L'uomo, inseguito da un mandato di cattura internazionale, era latitante da tempo. Luni "l'ingegnere", nel momento in cui è stato fermato dalla gendarmeria, era in possesso della somma di 100mila euro in contanti e di un passaporto intestato a Luca De Bortolo. Ad incastrarlo, però, sono state le impronte digitali. 

 

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processo toga2E’ iniziato questa mattina nell’aula bunker del Tribunale di Vibo Valentia il maxiprocesso a danno del clan Mancuso di Limbadi. Il troncone processuale si è originato dall’unione delle tre operazioni antimafia “Black money”, “Purgatorio” ed “Overseas” che, nel complesso, riguardano ben 24 imputati accusati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, estorsioni, danneggiamenti, riciclaggio e detenzione di armi. 

Si tratta di quello che, molti degli addetti ai lavori, hanno etichettato come uno dei più importanti processi dell’intera storia della 'ndrangheta Vibonese. Fra gli imputati i boss Antonio Mancuso, Pantaleone Mancuso, Agostino Papaianni, Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso e gli imprenditori Antonio Prestia, Antonino Castagna e Nicola Castagna.
Attesa l’incompatibilità del giudice vibonese Lucia Monaco (che in veste di gip alcuni mesi fa aveva convalidato i fermi dell’operazione "Black money") a presiedere il Collegio è stata chiamata Maria Carla Sacco, gip del distretto di Catanzaro, già pm della Procura catanzarese. Il maxiprocesso riprenderà tra tre settimane, il prossimo 22 maggio, con le eccezioni preliminari dei difensori degli imputati.

 

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mini polizia-1A sei anni dal duplice tentato omicidio di Romana Mancuso, 69 anni, e del figlio Giovanni Rizzo, 42, avvenuto il 26 maggio 2008 a Nicotera, gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, guidati dal dirigente Rodolfo Ruperti, hanno tratto in arresto un esponente della famigerata consorteria mafiosa di Libadi: si tratta di Giuseppe Antonio Mancuso, 25enne, accusato appunto del tentato omicidio della prozia e del figlio. 

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mini ccVIBO VALENTIA - Due filoni di inchiesta condensati in un totale di 38 provvedimenti di custodia cautelare recapitati ad altrettanti soggetti - non solo affiliati ma anche professionisti ed imprenditori - legati, a vario titolo alla cosca dei Mancuso di Limbadi. Prosegue così, nell’ambito della seconda tranche dell’operazione Black Money coordinata dalla Dda di Catanzaro, l’offensiva delle forze dell’ordine sugli affari milionari della cosca egemone nel vibonese, ma attiva ben oltre i confini nazionali. In particolare, il filone dell’inchiesta denominata “Overseas”, che ha impegnato soprattutto la Guardia di finanza, ha portato alla luce una truffa transnazionale effettuata tra la Calabria e l’Irlanda. Un meccanismo estremamente sofisticato, basato sulla cosiddetta estero vestizione, che aveva come protagonisti i due titolari della VFI, un’azienda con sede a Dublino

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mini 4052_12_mediumLe intercettazioni telefoniche rilevate dai Ros dei Carabinieri di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione che ieri ha condotto in arresto ben 24 esponenti della cosca Mancuso di Limbadi, hanno fatto emergere, alla base dello stesso clan, un’articolata rete di rapporti fra ’ndrangheta, massoneria, amministrazione pubblica e settore imprenditoriale. Tra i 24 finiti in manette, infatti, oltre ai vertici del clan, spiccano anche i nomi di diversi imprenditori impegnati nella siderurgia e nel settore turistico. Ma a scuotere il vibonese sono soprattutto le rivelazioni emerse riguardo ai presunti rapporti fra i Mancuso ed il Consigliere regionale Ottavio Gaetano Bruni, già per ben due mandati consecutivi Presidente della Provincia di Vibo Valentia (dal 1999 al 2008), nonché Presidente del Consorzio di Sviluppo Industriale provinciale (dal 2009 al 2010). Sembra che i rapporti fra Bruni e i Mancuso fossero coordinati soprattutto dagli uomini politicamente “operativi” del clan: il Consigliere provinciale Aurelio Maccarone e suo nipote Antonio Maccarone (genero di Pantaleone Mancuso).

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