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Il boss della 'ndrangheta, Pantaleone Mancuno, 53 anni detto "l'ingegnere" - tra gli eredi designati della nota consorteria mafiosa di Limbadi - è stato fermato il 29 agosto scorso mentre tentava di attraversare la frontiera a bordo di un bus diretto in Brasile. La gendarmeria argentina, però, ha diffuso soltanto ora la notizia, spiegando anche che, a breve, verranno avviate le procedure per la sua estradizione in Italia.
Mancuso è accusato di associazione mafiosa e duplice tentato omicidio. L'uomo, inseguito da un mandato di cattura internazionale, era latitante da tempo. Luni "l'ingegnere", nel momento in cui è stato fermato dalla gendarmeria, era in possesso della somma di 100mila euro in contanti e di un passaporto intestato a Luca De Bortolo. Ad incastrarlo, però, sono state le impronte digitali.
E’ iniziato questa mattina nell’aula bunker del Tribunale di Vibo Valentia il maxiprocesso a danno del clan Mancuso di Limbadi. Il troncone processuale si è originato dall’unione delle tre operazioni antimafia “Black money”, “Purgatorio” ed “Overseas” che, nel complesso, riguardano ben 24 imputati accusati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, estorsioni, danneggiamenti, riciclaggio e detenzione di armi.
Si tratta di quello che, molti degli addetti ai lavori, hanno etichettato come uno dei più importanti processi dell’intera storia della 'ndrangheta Vibonese. Fra gli imputati i boss Antonio Mancuso, Pantaleone Mancuso, Agostino Papaianni, Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso e gli imprenditori Antonio Prestia, Antonino Castagna e Nicola Castagna.
Attesa l’incompatibilità del giudice vibonese Lucia Monaco (che in veste di gip alcuni mesi fa aveva convalidato i fermi dell’operazione "Black money") a presiedere il Collegio è stata chiamata Maria Carla Sacco, gip del distretto di Catanzaro, già pm della Procura catanzarese. Il maxiprocesso riprenderà tra tre settimane, il prossimo 22 maggio, con le eccezioni preliminari dei difensori degli imputati.
A sei anni dal duplice tentato omicidio di Romana Mancuso, 69 anni, e del figlio Giovanni Rizzo, 42, avvenuto il 26 maggio 2008 a Nicotera, gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, guidati dal dirigente Rodolfo Ruperti, hanno tratto in arresto un esponente della famigerata consorteria mafiosa di Libadi: si tratta di Giuseppe Antonio Mancuso, 25enne, accusato appunto del tentato omicidio della prozia e del figlio.
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