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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
«Può sembrare incredibile, ma in Calabria ci sono ancora persone che vivono come all’origine dei tempi». Nonostante la frase, in apparenza, trasmetta un significato quasi spregiativo, è l’elogio più grande che questa regione abbia mai ricevuto da un maestro come Vittorio De Seta, per il quale l’aspetto primordiale di questa terra rappresenta la sua stessa essenza.
La frase è l’incipit di “In Calabria”, documentario girato da De Seta nel 1993 e distribuito dalla Rai. Il regista racconta la sua Calabria, che diede i natali alla madre e dove lo stesso morì – a Sellia Marina – il 28 novembre 2011.
L’occhio del grande documentarista si apre attraverso lo sguardo nostalgico su un popolo “martoriato” dal progresso. Ogni ripresa è pulita, quasi rituale, è una pura narrazione del rapporto che l’uomo per millenni ha consolidato con la natura: «Ritmi fissati, ritualizzati attraverso i millenni. Cambiare sarebbe stato un rischio».
L’uomo ha fatto tanto per trovare un giusto equilibrio con la natura, per armonizzarsi con essa nel tempo, fin quando non si è sentito come spinto a determinare un cambiamento brusco, andando perfino contro se stesso.
Il racconto della Calabria di De Seta può essere suddiviso in due parti. Nella prima, la macchina da presa valorizza ogni movimento generato dal lavoro manuale: il pastore che pulisce gli arbusti dalla neve per permettere alle pecore di cibarsi, la produzione della cagliata per fare il formaggio, il lavoro dei carbonai, i telai in azione. Uno scambio equo che l’uomo si accingeva a fare con la natura, alla quale attribuiva un «senso divino», basato su principi di solidarietà collettiva. Il bicchiere stracolmo di vino all’osteria – luogo sociale per antonomasia della classe contadina – fa pensare al senso di appagamento condiviso che una persona provava alla fine della propria giornata lavorativa, in netta contrapposizione con l’attuale società sempre più individualistica.
I vicoli dei paesi, quasi semivuoti durante il giorno, sono rusticamente disegnati, ma puliti e accoglienti sentieri che conducono il visitatore alla fervida attività delle botteghe e dei lavori casalinghi. In questo mondo, dove tutto è necessario e niente si spreca, sembra non esserci spazio nemmeno per la spazzatura, sconosciuta alla classe contadina e artigiana. Oggi invece, ogni centro urbano calabrese, spolpato fino all’osso, somiglia alla triste Leonia concepita da un profetico Calvino ne “Le città invisibili”.
Una rara suonata di chitarra battente e mandolino segna la fine del mondo ideale, fatto di agricoltura e artigianato, che cede il passo all’industrializzazione selvaggia, principale causa dell’abbandono e del proliferare dei “non luoghi”.
«L’anima calabrese ha un’impronta orientale. Qui, 5 secoli fa, quando il loro paese fu invaso dai turchi, arrivarono anche gli albanesi. Per quanto abbiano dimostrato un forte attaccamento alle tradizioni e abbiano mantenuto gelosamente la loro lingua, i costumi, il rito greco-ortodosso, hanno convissuto pacificamente con gli abitanti del posto. Quando nessuno soffia sul fuoco delle differenze fra i popoli, la gente semplice è portata a vivere in pace».
Il sogno industriale calabrese è andato distrutto e con esso la genuinità dei rapporti tra uomini e tra uomo e natura. Il centro siderurgico di Gioia mai avviato, sovrastato dalla Corale Greco-Albanese di Lungro, denota un «vuoto spirituale» ed è sintomo del «pericolo incombente sull’umanità». Per De Seta, la Calabria ha solo bisogno di riacquistare la propria identità.
C’è stato bisogno dell’intervento dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Serra San Bruno, che dalla tarda mattinata di oggi, sono stati impegnati nelle operazioni di estrazione della salma di G.M., 77 anni, pensionato del luogo, ritrovato deceduto nella propria abitazione.
A dare l’allarme sarebbe stato un vicino di casa che, solito fare visita all’uomo, si era preoccupato proprio perché non lo aveva più incontrato dal pomeriggio di sabato scorso. Il decesso sarebbe dovuto ad un arresto cardiocircolatorio, presumibilmente, antecedente alle 24 ore scorse.
L’uomo, che in passato aveva accusato già disturbi cardiaci, da anni abitava da solo in una via adiacente al centralissimo Corso Umberto I, nel cuore del rione Terravecchia. Per estrarre la salma i Vigili accorsi sul posto, hanno dovuto segare la ringhiera del balcone sito al primo piano dell’abitazione. Sul posto sono intervenuti anche i militari della locale Compagnia dei Carabinieri e gli agenti del Commissariato di Polizia di Stato.
Nella mattinata di ieri, i militari della Stazione dei Carabinieri di Arena, guidati dal Maresciallo Giovanni Bonaccorso, durante un’ispezione finalizzata alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, hanno tratto in arresto Mimmo Sette, 46 anni, panettiere pregiudicato residente a Dasà.
L’uomo, colto in flagranza di reato, è stato fermato per furto aggravato di corrente elettrica. Infatti, nel corso del controllo, i Carabinieri - assistiti dagli operatori dell’Enel - proprio nell’ambito di una perquisizione effettuata presso il domicilio di Sette e l’annesso laboratorio di panificazione, hanno rinvenuto un collegamento abusivo all’impianto di distribuzione Enel, grazie al quale il 46enne sottraeva corrente elettrica con lo scopo di rifornirne la propria abitazione.
Espletate le formalità di rito, l’uomo è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari in attesa del giudizio per direttissima.
Nella giornata di ieri gli uomini della Stazione dei Carabinieri di Soriano Calabro, hanno tratto in arresto V.S., 30 anni, residente a Gerocarne. L’uomo - accusato di furto aggravato plurimo e danneggiamento - è stato colto in flagrante dalle forze dell’ordine mentre era alla guida di un furgone nel tratto di strada che conduce da Soriano a Gerocarne. A bordo del mezzo, risultato rubato, sono stati trovati dei mattoni, che lo stesso V.S. avrebbe sottratto da una casetta rurale in costruzione sita in un podere ubicato nella periferia del comune di Gerocarne.
Per impossessarsi dei mattoni l’uomo ha dovuto abbattere una parete della stessa casa, fatto che gli è costato, di conseguenza, anche l’imputazione di danneggiamento. Il mezzo rubato a bordo del quale era stata caricata la refurtiva è risultato di proprietà di un commerciante del luogo.
Gli uomini del Nucleo operativo radiomobile dei Carabinieri, diretti dal maresciallo Massimiliano Staglianò – nel pomeriggio di ieri – hanno sorpreso un sorvegliato speciale mentre si aggirava liberamente per le vie di Acquaro alla guida di un’Apecar. Si tratta di Francesco Maiolo, 36enne - residente proprio nel piccolo centro montano delle Serre calabre - già sottoposto da tempo a misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
L’uomo è stato quindi colto in flagranza e tratto in arresto per inosservanza delle prescrizioni imposte, mentre circolava a bordo di un motoveicolo di sua proprietà, nonostante, per di più, avesse subito già in precedenza la revoca della patente di guida. Maiolo – su disposizione dell’autorità giudiziaria - è stato condotto nuovamente agli arresti domiciliari.
Francesco Gerace, 48 anni originario di Arena, ma da tempo residente in Emilia, è rimasto tragicamente vittima di un incidente stradale - verificatosi ieri sera alle porte di Bologna - dalla dinamica a dir poco paradossale. È accaduto attorno alle 22, quando l’uomo ha impattato, con il paraurti anteriore della sua auto, un lupo che aveva inaspettatamente attraversato la carreggiata dell’autostrada A1 Milano-Napoli, all’altezza di Sasso Marconi. La vittima era alla guida della sua Fiat Punto, quando, in seguito all’urto con l’animale, è sceso dall’auto per sincerarsi dell’accaduto. Ma l’uomo, una volta uscito dal mezzo, è stato travolto da un’altra auto, una Volkswagen Polo, il cui conducente ha riportato ferite di entità media e risulta attualmente ricoverato in ospedale. Sul posto si sono precipitati gli agenti della Polstrada ed il personale del 118.
Forse i Maya avevano ragione. La fine del mondo c’è stata. Peccato che molti, forse tutti, non se ne siano accorti. Ma ciò che ne rimane, soprattutto in Italia, sono solo macerie.
Mario Monti: portato in processione da banche, Vaticano, democristiani e fascisti pentiti, “SuperMario” svela gli altarini e presenta ufficialmente la sua “Scelta Civica”. Ed il tecnico milionario si trasforma in politico milionario. L’uomo dei tagli, spacciato da Fini e Casini come l’uomo della provvidenza, per mesi e mesi ce l’ha messa davvero tutta a tenere vivo il teatrino dei partiti e a non cambiare la legge elettorale. Ora lui stesso si trasforma in un partito e partecipa alle elezioni con quella stessa legge elettorale. Che porcellum sia.SERRA SAN BRUNO – Lesioni personali, danneggiamento aggravato, minacce, porto di armi ed oggetti atti ad offendere. Sono le accuse con cui gli uomini dell’Ufficio controllo del territorio coordinato dall’ispettore Giuseppina De Luca, unitamente a personale reperibile, nella mattinata di ieri, hanno tratto in arresto un disoccupato trentacinquenne, Salvatore Pasquino, originario di Mongiana. Gli agenti, intervenuti in seguito ad una segnalazione al 113, giunti presso le case popolari di via Aldo Moro, hanno sorpreso l’uomo intento a danneggiare con un coltello un’autovettura. Alla vista della volante, il trentacinquenne avrebbe cercato di occultare l’arma, poi rinvenuta in prossimità della vettura. Ad allertare gli agenti, guidati dal commissario capo Domenico Avallone, sarebbe stata l’ex moglie dell’uomo. Stando ad una prima sommaria ricostruzione, la trentaduenne T.A., dopo essere stata ripetutamente colpita con schiaffi e pugni sarebbe riuscita a barricarsi nella casa in cui vive con il figlio di sette anni, la madre ed il convivente. Giunti sul posto e constata la situazione, i poliziotti sono intervenuti con tempestività evitando che la situazione precipitasse. Una volta immobilizzato, l’uomo è stato condotto in commissariato, dove, ricostruita l’esatta dinamica dei fatti ed espletate le formalità di rito, è stato posto in stato d’arresto e condotto nella casa circondariale di Vibo Valentia.
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