Non siamo avanguardia, noi calabresi. Non siamo mai stati un laboratorio politico, come la Sicilia. Non abbiamo mai anticipato le dinamiche nazionali. A noi non piace essere avanti. Si arriva primi ma si è anche più esposti. No. Noi preferiamo seguire qualcuno o qualcosa, prendere esempio, farci guidare. Come un bambino sulle strisce pedonali. E non è il solito sermone sulla sudditanza dei calabresi e sulle dominazioni subite nella storia. Si parla della democrazia dell’oggi, o meglio del suo simulacro, ridotto a brandelli in un paese in cui ci sono voluti i “tecnici” per liberarci (?) dal berlusconismo e, soprattutto, per farci capire che il potere è una cosa seria, e che non siamo affatto liberi. L’Italia infatti è stata commissariata. Il potere ha scelto un garante più affidabile e spietato.