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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
C’è stato bisogno dell’intervento dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Serra San Bruno, che dalla tarda mattinata di oggi, sono stati impegnati nelle operazioni di estrazione della salma di G.M., 77 anni, pensionato del luogo, ritrovato deceduto nella propria abitazione.
A dare l’allarme sarebbe stato un vicino di casa che, solito fare visita all’uomo, si era preoccupato proprio perché non lo aveva più incontrato dal pomeriggio di sabato scorso. Il decesso sarebbe dovuto ad un arresto cardiocircolatorio, presumibilmente, antecedente alle 24 ore scorse.
L’uomo, che in passato aveva accusato già disturbi cardiaci, da anni abitava da solo in una via adiacente al centralissimo Corso Umberto I, nel cuore del rione Terravecchia. Per estrarre la salma i Vigili accorsi sul posto, hanno dovuto segare la ringhiera del balcone sito al primo piano dell’abitazione. Sul posto sono intervenuti anche i militari della locale Compagnia dei Carabinieri e gli agenti del Commissariato di Polizia di Stato.
Con una operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, i carabinieri dei Ros e della squadra mobile del capoluogo calabrese hanno tratto in arresto l' ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento ed il suo vice dell'epoca, Emanuele Rodonò. Entrambi avrebbero intrattenuto dei rapporti con il clan Mancuso di Limbadi, fornendo all'avvocato Carmelo Antonio Galati - legale di alcuni elementi di spicco della consorteria mafiosa - informazioni su indagini in corso. In manette, dunque, è finito anche lo stesso Galati, accusato di associazione mafiosa, mentre nei confroti di Lento e Rodonò pesa l'accusa di concorso esterno. L'inchiesta e' stata coordinata dal capo della Dda Vincenzo Antonio Lombardo, dall'aggiunto Giuseppe Borrelli e dal pm Simona Rossi.
Il sostituto procuratore Michele Sirgiovanni ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini a carico di sette persone, tra cui l'ex sindaco Romano Loielo e i componenti della sua giunta, accusate a vario titolo di abuso d'ufficio e falso, in relazione ad una gara d'appalto per il servizio di trasporto pubblico che si aggiudicò la "Viaggi Gullì". La procura della Repubblica di Vibo, guidata da Mario Spagnuolo (foto), ha chiuso le indagini a carico di Loielo, degli ex assessori Aurelio Tassone, Pasquale La Rosa, Alberto Franzè, Antonio Maiolo e Antonio Franzè, e di Vincenzo Gullì, titolare dell'azienda che si era aggiudicato l'appalto. Quest'ultimo è accusato di aver falsificato un documento bancario che attestava alcuni requisiti patrimoniali richiesti per partecipare alla gara. Secondo l'accusa, l'ex sindaco e la sua giunta - sciolta di recente per infiltrazioni mafiose - hanno affidato il servizio con una serie di delibere senza far passare la gara attraverso la Stazione unica appaltante.
Cinque anni a Rocco Pesce, boss dell'omonima cosca, per la lettera che dal carcere di Opera - dove sta scontando l'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa - aveva inviato al sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi (foto), lamentando il comportamento dell'amministrazione comunale nei confronti della sua famiglia. Lo ha deciso il gup di Reggio Calabria Adriana Trapani. Per quella missiva il boss rosarnese era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Domenico Santoro su richiesta del procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino e del sostituto Rosario Ferracane, poichè accusato di minacce nei confronti di un corpo politico o amministrativo per impedirne o per turbarne l'attivita' aggravate da modalita' mafiose. Rocco Pesce si era dipinto come un perseguitato dalla giustizia e dai media, non disdegnando però di imprimere un tono chiaramente minatorio alla lettera.
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