Nell’epoca delle grandi tragedie legate al maltempo e ai terremoti, causate dal rischio idrogeologico e dagli sciami sismici, con mezza Italia sotterrata da frane, detriti e piogge incessanti, con una regione particolarmente esposta al rischio sismico, il grande paradosso calabrese si concretizza in un assurdo assunto di fondo: «I soldi ci sono ma non vengono spesi». 185milioni di euro di risorse destinate a finanziare interventi di rafforzamento e miglioramento sismico, oltreché opere di demolizione e ricostruzione di edifici, con particolare attenzione per quelli scolastici, risultano praticamente del tutto inutilizzati. La somma è stata destinata al territorio calabrese in seguito al ripartimento fra le Regioni del Fondo per la prevenzione al rischio sismico. Non meno irragionevole la questione inerente al dissesto idrogeologico, legata alla fragilità di un territorio dove, ancora una volta, i costi sostenuti per correre ai ripari, risultano di gran lunga superiori rispetto alle spese necessarie per la messa in opera di opportuni interventi preventivi. Ma anche in tal caso, come sottolinea Gaetano Macrì, presidente Ange, «dei 185 interventi programmati, per un importo di 220milioni di euro, nell’ambito dell’Apq siglato nel 2010 fra Governo e Regione, ad oggi, in realtà pochissimi sono i progetti avviati, nessuno nella nostra provincia».
Cifre anomale che emergono dalle negligenze inerenti alla mancata salvaguardia di un territorio ad alto rischio idrogeologico e sismico. Il Vibonese, insomma, anche da questo punto di vista, sembra letteralmente fermo al palo, mentre, ad ogni minima pioggia l’intero territorio provinciale si mostra pronto a franare su se stesso, con costi enormi non solo dal punto di vista finanziario e strutturale, ma a volte anche in merito al numero di perdite umane. In tal senso, basta fare riferimento al nubifragio che mise in ginocchio il Vibonese nel 2006 e che comportò la morte di tre persone, tra i quali il piccolo Salvatore Caglioti, sedicenne, travolto assieme a due guardie giurate da una valanga di fango e detriti lungo la statale 18.
Contestualmente, però, Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, ha incontrato ieri pomeriggio a Lamezia Terme una folta schiera di giornalisti, dopo aver ricevuto nella mattinata gli operai forestali del Parco nazionale della Sila. Galletti, eletto in quota Udc, ha accolto i lavoratori affiancato dal presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, dagli assessori regionali Michele Trematerra e Alfonso Dattolo, oltreché dal segretario regionale dello scudocrociato, Gino Trematerra. «Abbiamo finanziato con i fondi di coesione un piano per la prevenzione del dissesto idrogeologico che riguarderà tutta Italia per complessivi 9miliardi di euro in 7 anni - ha spiegato il ministro -. La Calabria in tale computo è presente a pieno titolo». La speranza è che, oltre la campagna elettorale, all’indomani del fatidico 23 novembre, le teorie possano acquisire valenza pratica.