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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Nell'apprendere, dalla lettura dell’articolo pubblicato sul vostro sito il giorno 16 febbraio, quanto denunciato dai signori Callà, Nicotera, Tassone, Muzzì ed Amato, non posso che reagire se non con un moto di divertita consapevolezza di quanto l’arditezza, unita ad una buona dose di faccia tosta, possa spingere chi tenta di distorcere i fatti e prima ancora gli strumenti normativi a mostrarsi al pubblico inconsapevole come vittima dell'ingiustizia altrui.
Non intendo replicare per come dovrei alle tante falsità condensate nella nota dei medesimi signori, ritenendo sufficiente ripercorrere in maniera obiettiva, limitandomi dunque a fatti agevolmente riscontrabili, il profilo delle questioni di cui ci stiamo occupando.
L'asilo Caterina Chimirri è retto da una fondazione che, come ogni altra persona giuridica, è tenuta dall'ordinamento della Repubblica a svolgere la propria esistenza in conformità alle regole di funzionamento stabilite all'interno del suo statuto e dalla legge. Lo statuto, per quanto oggi di interesse, stabilisce in maniera inequivoca che questa fondazione sia retta da un consiglio di amministrazione costituito dal presidente, che deve essere nominato dagli eredi del fondatore Chimirri, e da cinque componenti, la cui nomina è riservata in maniera esclusiva al Consiglio Comunale di Serra San bruno, inteso come organismo a sé stante te.
Nel corso degli ultimi anni i vari sindaci del Comune di Serra si sono indebitamente ed arbitrariamente appropriati della nomina di questi consiglieri, che dunque sono stati individuati in maniera a dir poco illegittima. I sindaci cioè, pur non essendo in alcun modo contemplati dallo statuto, e facendo leva su una norma del testo unico degli enti locali che va a regolamentare situazioni del tutto diverse da quella che riguarda la nomina dei componenti delle fondazioni di diritto privato, hanno imposto dei nominativi la cui individuazione rispondeva solo e soltanto a criteri di carattere politico.
Per anni si è assistito, con penosa mortificazione, al fatto che la fondazione fosse diventata terreno di conquista della classe politica, che ne ha fatto uno strumento di gestione clientelare. In quanto presidente della fondazione, e dunque garante primo del rispetto della legalità, ho inteso bloccare tale insopportabile abuso.
In tale prospettiva, come anticipato nell’incipit di questa nota, la reazione di chi si è visto privato dei piccoli privilegi derivanti dalla funzione di consigliere – i quali privilegi sì sono sempre concretizzati negli anni nell’assunzione di personale didattico ed amministrativo selezionato non per il merito ma solo in ragione dell’essere vicino ai gruppi politici che hanno esercitato la lottizzazione di cui dicevo – dunque non mi stupisce ed anzi resto divertita di fronte alla logica di fondo che anima le lamentele di questi signori. Essi infatti, in buona sostanza, pretenderebbero che io, pur di fronte all’essere stati indicati da un soggetto del tutto estraneo al meccanismo di individuazione dei consiglieri della fondazione, riconoscessi loro lo spazio reclamato, disinteressandomi del fatto che la loro nomina è del tutto nulla. Di fronte a tali pretese non posso non notare, a tacer d’altro, che ragionando così, e dunque ritenendo possibile che un soggetto del tutto privo delle attribuzioni di legge stabilisca chi deve essere consigliere della fondazione, domani ben potrei ricevere la nota di una qualunque persona residente nel Comune di Serra San Bruno – una casalinga, un fioraio, un operatore alberghiero, un ristoratore, un imprenditore – che, pur essendo privo di alcun potere di nomina esattamente come il sindaco del Comune, arrivi ad indicare i consiglieri di proprio gradimento all’interno del cda della fondazione: in questo caso, seguendo la logica di fondo dei signori Callà, Nicotera, Tassone, Muzzì ed Amato, si dovrebbero ritenere legittime anche tali nomine.
Ritengo inutile andare oltre.
Quanto alle affermazioni calunniose e diffamatorie in ordine alla paventata mala gestio del patrimonio della fondazione – di cui i signori Callà, Nicotera, Tassone, Muzzì ed Amato, risponderanno in altra sede – ho gioco facile a replicare che la regolarità della gestione può essere acclarata in qualunque momento dagli organi di controllo preposti dalla legge, e che tali organi non sono certo i signori appena nominati, che, ripeto, norme alla mano, sono del tutto estranei alla fondazione.
Ernesta Zadra
Presidente della Fondazione "Caterina Chimirri"
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