Domenica, 09 Febbraio 2014 14:14

A Serra e dintorni si torna ad emigrare

Scritto da Bruno Vellone
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serraSERRA SAN BRUNO – Non hanno più in mano le valige di cartone che, molto spesso, abbiamo visto nelle “foto vintage” di emigrati senza tempo e senza età. No. Ma le scintille di sofferenza e povertà che si leggono negli occhi dei migranti dal sud, sono sempre le stesse. E anche se oggi si emigra col trolley, la partenza viene vissuta, senza eccezione, come una sorta di “violenza”. Tant’è, che allo sguardo meticoloso di chi parte, anche gli alberi sembrano piegarsi su se stessi - quasi un inchino - per dare un addio.

L’emigrazione, nel comprensorio montano delle serre vibonesi, non è più una eventualità, ma per alcuni è tornata ad essere una scelta obbligata. Ad emigrare, in cerca di un lavoro e con esso della possibilità di farsi una famiglia, sono soprattutto giovani tra i 20 e i 40 anni. Ma c’è anche una emigrazione di ritorno, quella cioè, di chi negli anni scorsi aveva fatto ritorno dall’estero e che ora è costretto a ripartire. Un esercito invisibile dunque, che abbandona la propria terra e i propri affetti, alla ricerca di un futuro. E le mete non sono quasi mai le città del nord della penisola.

“La fami cu’ la pala si pigghja e cu’ la zzappa; cu pota si la scappa a Novajorca” diceva il celebre poeta scalpellino Mastro Bruno Pelaggi, descrivendo fame ed emigrazione agli inizi del ‘900. Ma ora l’America non è più “l’America”, e cosi – la storia si ripete - si emigra verso la Germania, ma soprattutto nella sempreverde Svizzera. Menti di oggi e braccia di ieri, idealmente uniti, dall’abbandono di una terra disgraziata e dimenticata. Un fenomeno che torna ad essere ai livelli del dopoguerra e che certamente riguarda l’intero sud d’Italia. Nel 2011 infatti, i cittadini meridionali trasferitisi oltre il confine sono stati circa 50mila, 10mila in più rispetto al 2010 e in decisa crescita rispetto a dieci anni fa, quando erano 34mila. Solo nel primo trimestre 2013 il sud ha perso 166mila posti di lavoro rispetto all'anno precedente scendendo sotto la soglia dei 6 milioni. Non accadeva dal 1977. Tuttavia, la Calabria, ed il vibonese, nelle stime degli istituti che studiano il fenomeno migratorio, sembrano decisamente essere in testa. Negli ultimi mesi dello scorso anno, sono giunti in Svizzera e Germania, molti cittadini dell’entroterra vibonese ed in particolare da Serra San Bruno, Fabrizia, Mongiana e Nardodipace. Ma i due paesi big dell’Europa, che pure vantano una economia solida non sono certo l’Eldorado. Infatti, mentre nel dopoguerra e negli anni ’70 gli emigrati erano necessari alla economia della Svizzera e a quella della Germania che erano nel pieno del loro sviluppo, ora tutto questo non vale più. In particolare per la Svizzera che attua una politica protezionista e che ha paura dell’apertura delle frontiere. Cosi, il sogno diventa illusione e il pellegrinaggio continua. Eterni figli di una terra che li ha scacciati e di un’altra che non li vuole.

In foto: acrilico su tela di Vitantonio Tassone

(Articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria)

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