Martedì, 05 Dicembre 2017 14:03

San Nicola da Crissa, ancora un caso di cinghiale affetto da tubercolosi

Scritto da Redazione
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Ci vorrà forse ancora del tempo o delle ricerche sanitarie più approfondite, ma l’ipotesi che ci si trovi di fronte ad una vera e propria epidemia di tubercolosi scoppiata tra gli esemplari della vasta popolazione di cinghiali presenti nelle aree boscate delle Serre, delle Pre Serre catanzaresi e dell’Angitolano, sta diventando ormai sempre più concreta.

Soli pochi giorni fa si erano registrati tre nuovi casi di ungulati affetti dalla patologia, catturati nei boschi ricadenti nei territori di Capistrano e San Nicola da Crissa da due distinte squadre di cacciatori, e che si erano andati ad aggiungere ai circa 40 casi precedenti in cui la tubercolosi era stata riscontrata su carcasse di altrettanti cinghiali.

I due sindaci di Capistrano e di San Nicola da Crissa, rispettivamente Marco Martino e Giuseppe Condello, avevano di conseguenza emesso delle ordinanze dirette proprio alla distruzione dei tre animali. Ma a distanza di poche ore ecco che oggi, martedì 5 dicembre, ancora il primo cittadino di Vallelonga, Condello, ha dovuto emettere un nuovo analogo provvedimento, attraverso il quale è stata ordinata la distruzione di un altro cinghiale da effettuare per denaturazione, incenerimento e successivo affossamento.

Come per i casi precedenti, anche questa volta è stata l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia a comunicare all’ufficio competente del Comune guidato da Condello il responso della visita sanitaria effettuata sulla carcassa dell’animale, abbattuto in tal caso durante una battuta di caccia effettuata ieri, lunedì 4 dicembre, in località “Galina”, in agro del territorio di San Nicola da Crissa.

L’esito delle analisi effettuate sulle interiora del cinghiale ha dunque condotto all’immediata distruzione della carcassa animale, compito che è stato affidato direttamente allo stesso cacciatore che aveva catturato la preda. La distruzione, inoltre, dovrà avvenire alla presenza di un operatore comunale incaricato per conto dell’ente ad assistere alle operazioni.

Le istituzioni competenti, in particolare quelle sanitarie, più volte in passato hanno espresso preoccupazione rispetto agli ormai numerosi casi di animali risultati contaminati, tanto che si starebbe già pensando di effettuare delle attività di monitoraggio delle zone destinate alla caccia del cinghiale. Allo stesso tempo proprio i cacciatori attivi nell'ambito territoriale sono stati ancora una volta invitati a collaborare, indicando i casi sospetti e continuando a conferire gli animali abbattuti al servizio di ispezione per evitare il contagio e la diffusione della malattia trasmissibile all’uomo attraverso il contatto diretto con l’animale o il consumo di carne cruda o poco cotta.

Una criticità, quella del rischio sanitario per l’uomo, che va ad aggiungersi quindi ad un’altra problematica imputabile ai danni all’agricoltura provocati dagli stessi cinghiali, un argomento sollevato a più riprese dal comitato spontaneo per il contenimento della specie fondato di recente nel Vibonese. Diversi sono stati inoltre in questi ultimi mesi gli incidenti stradali causati dalla presenza di cinghiali sulla carreggiata stradale.

 

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