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La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato l’ipotesi di estorsione aggravata dalle modalità mafiose contestata dalla Dda di Catanzaro al consigliere regionale Nazzareno Salerno.
Il politico serrese è coinvolto nell’inchiesta denominata “Robin Hood”, scattata nel febbraio del 2017, su un presunto sistema illecito nella gestione dei fondi europei destinati al Credito sociale, ovvero alle famiglie disagiate. Salerno, secondo l’accusa, in concorso con Vincenzo Spasari e Gianfranco Ferrante e «mediante minaccia evocata con la stessa presenza di soggetti totalmente estranei ai contesti di pubblica amministrazione, contigui alla criminalità organizzata locale (Spasari alla famiglia Mancuso, Ferrante e lo stesso Salerno sia da essa che a Damiano Vallelunga ed ai suoi familiari e sodali)», all’interno di un vivaio avrebbe costretto «Bruno Calvetta (all’epoca dei fatti direttore generale del dipartimento Lavoro) ad affidare la responsabilità del progetto credito Credito sociale a Vincenzo Caserta (dirigente vicino a Salerno e suo uomo di fiducia)».
Inizialmente, la Direzione distrettuale antimafia aveva contestato l’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il gip, però, non aveva accolto tale ipotesi e aveva formulato per Salerno, in relazione a questo episodio, il reato di minaccia aggravata. La Dda ha poi fatto ricorso al Tribunale del Riesame, che aveva confermato l’estorsione. I legali del consigliere regionale serrese, Vincenzo Gennaro e Domenico Naccari, si sono quindi appellati alla Cassazione contro la decisione del Riesame, e la Suprema Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza.
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