Domenica, 26 Novembre 2017 10:08

«Nessuna testata nel centro di accoglienza di Brognaturo, è il minore che ha morso la testa dell'operatore»

Scritto da Redazione
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Cominciano ad unirsi nuovi tasselli alla vicenda che si sarebbe verificata, nel tardo pomeriggio di venerdì scorso, in un centro di accoglienza istituito in una struttura ricettiva del Vibonese. Secondo quando denunciato dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Calabria, Antonio Marziale, «ci sarebbe stata una rissa tra minori stranieri non accompagnati, che ha portato una terza persona ad intervenire, il quale con una testata, come accaduto al giornalista ad Ostia, avrebbe procurato lesioni ad un minorenne».

La tersa persona, è emerso alcune ore dopo, sarebbe un operatore in servizio presso la struttura “Belvedere” ubicata a Brognaturo e, ancora il Garante, per denunciare l’aggressione ai danni dell’eritreo 16enne avrebbe informato dei fatti «Maurizio Alfano, coordinatore della Consulta del Garante per i Minori stranieri non accompagnati, pregandolo di documentarsi e fornirmi ulteriori ragguagli». Oggi, la smentita, o meglio la precisazione, che il direttore del centro per minori non accompagnati “Belvedere”, Giuseppe Pisani, ha inviato ad alcuni giornali – non al Vizzarro, che né da comunque conto per dovere di cronaca – «per smentire a chiare note quanto appreso dalle varie testate giornalistiche che hanno nettamente dato un'immagine distolta (distorta, ndr), non veritiera e molto negativa di quanto accaduto venerdì 24 novembre 2017 intorno alle ore 19 all' interno del centro per minori non accompagnati Belvedere sito in Brognaturo, in merito al litigio fra un nostro collaboratore di nazionalità africana ed il minore in oggetto di origine Eritrea. Nessuna terza persona dunque estranea all'entità lavorativa bensì un litigio scaturito fra due ragazzi di diversa nazionalità che ha indotto il collaboratore ad intervenire come da mansione, per evitare il peggio. Si precisa – continua il direttore del centro – che l'operatore interessato, avesse cercato più volte di sedare la rissa tra i due minori non accompagnati. Cosa non piaciuta al soggetto ferito che, per come riportato dagli altri operatori presenti sul posto, si è avventato a bocca aperta e con i denti per mordere il cranio del nostro operatore. Lo stesso,nel tentativo di svincolarsi muovendo il capo ripetutamente per evitare che i denti provocassero ferite alla testa ed al volto, ha urtato il dente del ferito provocandone il distaccamento. Nessuna testata voluta quindi e quantomeno paragonare questi episodi che spesso accadono nei centri di accoglienza per stranieri alla testata data al giornalista ad Ostia o il maltrattamento avvenuto a Soriano Calabro. Le vicende che avvengono all'interno delle strutture – ha spiegato ancora il direttore del centro – devono essere necessariamente riportate sulla base di azioni veritiere e non false, strumentali o volte a denigrare e diffamare il lavoro di tantissimi operatori che giornalmente si spendono con sacrificio e con immensa umanità. Bene ha fatto il garante dell'infanzia dottor Marziale a voler chiedere chiarimenti in merito alla faccenda. Per quanto riportato, ci sentiamo disponibili a fornire tutte le informazioni utili del caso. Lo invitiamo a visitare personalmente il nostro centro, caratterizzato dalla presenza di figure esperte e qualificate quali: assistente sociale, mediatrice interculturale, personale Oss, personale infermieristico, personale educativo, di insegnamento, amministrativo e di gestione dell'attività stessa. Crediamo pertanto sia essenziale chiarire la vicenda descrivendone da subito la veridicità dei fatti ed evitando che un litigio casuale possa passare attraverso le cronache di giornale come notizia di maltrattamento dei soggetti minori presenti. Sia chiaro che episodi come questi – è la chiusura –, in tanti duri mesi di lavoro, si verificano per la prima volta in questa occasione e che i nostri ragazzi per noi non rappresentato un punto di trascorso temporaneo, bensì amici e compagni di vita che abbiamo ormai inserito all' interno della nostra quotidianità come fossero stretti familiari».

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