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Sei mesi, massimo sette di lavoro. Da aprile a settembre, giusto il tempo di vedere i primi fiori carichi di resina e thc, il principio attivo della cannabis, per poi farli essiccare e metterli nelle piazze di spaccio. Sei, sette mesi di lavoro per profitti che, alla fine, si riveleranno milionari. Ed in questi casi, si sa: dove ci sono i soldi, i clan della 'ndrangheta non mancano.
Il settimanale “L'Espresso”, con un ampio reportage del giornalista Giovanni Tizian, ha fatto tappa in Calabria, nel Vibonese, entrando nelle piantagioni di marijuana gestite dalle cosche.
«A Nardodipace – scrive Tizian - per arrivarci si sale di mille metri. Siamo al confine tra le due province. Da un lato il Tirreno dall’altro lo Ionio, tra megaliti che risalgono a sei mila anni fa e natura selvaggia. I dintorni di questo vecchio borgo - ricostruito dal governo De Gasperi dopo una devastante alluvione, secondo la logica delle “New town” di primissima generazione e per lo più disabitate - rientrano nei 130 chilometri dove le piante di marijuana crescono robuste: fino a 4 metri. Territorio sotto stretto controllo mafioso, perciò altamente pericoloso. L’attenzione è massima, soprattutto dopo l’omicidio, a Marsala, del carabiniere Silvio Mirarchi durante un sopralluogo in una mega piantagione».
«A detta di alcuni esperti investigatori – riporta ancora il giornalista - questo scorcio di Calabria è una micro Colombia. La Colombia d’Italia. Per altri, per produzione di marijuana e controllo del territorio, ricorda più lo stato messicano del Sinaloa, quello del re dei narcos “El Chapo” Guzman, nemmeno così diverso da un qualunque narco-boss calabrese. D’altronde l’oro verde è patrimonio di quegli stessi cartelli di ’ndrangheta con la laurea in cocaina. Oro bianco d’importazione e oro verde da esportare, per incassi stellari. Per fare un esempio: nella narco-regione calabrese, nei primi mesi del 2016, sono state sequestrate 11.300 piante, ognuna di queste può produrre fino a 500 grammi. La maggior parte, oltre 6 mila, le ha scovate il gruppo aereo navale della Finanza di Vibo Valentia. Ogni grammo al dettaglio viene venduto a una media di 8 euro».
Per produzione interna e importazione dall’estero, insomma, il nostro Paese è diventato centrale nel traffico di hashish e marijuana. Un mercato da capogiro. E chi ci guadagna sono sempre le mafie.
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