Questo è quanto è emerso al termine dell’udienza che si è svolta oggi al Tribunale vibonese. L’inchiesta, nello specifico, riguarda il passaggio alla Fondazione - che si proponeva di essere un centro studi «per la tutela, la promozione e la valorizzazione della spiritualità e biodiversità nelle Serre Calabre» - di alcuni beni comunali. È intervenuta, dunque, la prescrizione per Luigi Calabretta, Leonardo Calabretta, Biagio Vavalà, Giuseppe Raffele, Antonio Procopio, Maria Abronzino, Francesco Bonazza, Vincenzo Damiani e l’allora vicesegretario comunale, oggi in pensione, Salvatore Amato. Per tutti l’accusa era di abuso d’ufficio.

Ha rinunciato, invece, alla prescrizione l’ex sindaco e presidente della stessa Fondazione Pisani, Raffaele Lo Iacono, difeso dall’avvocato Maurizio Albanese.

Con le delibere al centro dell’indagine, risalenti al maggio del 2010, l'amministrazione comunale dell'epoca, targata centrosinistra, aveva concesso alla Fondazione, in comodato gratuito, terreni e fabbricati di proprietà del Comune, ubicati in un ex vivaio forestale - sito in località "Rosarella" - e aveva inoltre ceduto allo stesso sodalizio la gestione di alcune aree nei pressi del Santuario di Santa Maria del Bosco.