Lunedì, 01 Aprile 2019 21:41

False perizie per far scarcerare Mantella, indagati medici e avvocati

Scritto da Redazione
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I carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia hanno notificato un avviso di conclusione indagini nei confronti di avvocati, medici, psichiatri e consulenti tecnici, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro, sotto il coordinamento del procuratore capo Nicola Gratteri. Le persone destinatarie dell’avviso sono indagate a vario titolo dei reati di corruzione in atti giudiziari, falsa perizia, false comunicazioni all’autorità giudiziaria e altro, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Gli indagati sono Andrea Mantella, 46 anni, di Vibo; Silvana Albani, 69 anni, di Camerino; Luigi Arturo Ambrosio, 82 anni di Altilia; Domenico Buccomino, 66 anni, di San Marco Argentano; Massimiliano Cardamone, 43 anni di Catanzaro; Sabrina Anna Maria Curcio, 51 anni, di Nicastro; Antonio Falbo, 56 anni di Nicastro; Francesco Lacava, 62 anni di Catanzaro; Santina La Grotteria46 anni, di Maierato; Francesco Lo Bianco, 48 anni, di Vibo; Sergio Lupis, 71 anni di Canolo; Mauro Notarangelo, 51 anni di Catanzaro; Massimo Rizzo, 56 anni, di Catanzaro; Antonella Scalise, 62 anni di Crotone; gli avvocati Salvatore Maria Staiano, 63 anni di Locri e Giuseppe di Renzo 46 anni di Vibo. 

Le indagini hanno permesso di scoprire un presunto meccanismo, facente parte di un più ampio sistema illecito, che vedrebbe coinvolti medici e avvocati i quali, secondo la Dda di Catanzaro, si sarebbero adoperati – in molti casi, secondo gli inquirenti, riuscendoci – a far ottenere benefici carcerari ai propri assistiti, esponenti di spicco della ‘ndrangheta. Grazie alla collaborazione dell’elemento di vertice dell’articolazione di ‘ndrangheta, gli uomini dell’Arma hanno ricostruito la rete di professionisti che si sarebbe fatta beffa della giustizia. A finire nei guai, anche una clinica sanitaria convenzionata per ospitare detenuti gravemente malati - in realtà "sanissimi” secondo l'accusa - che invece avrebbe ospitato veri e propri summit degli ‘ndranghetisti. Sempre in base all'accusa, gli avvocati Staiano e Di Renzo – codifensori di Andrea Mantella, oggi collaboratore di giustizia ma, all’epoca dei fatti, boss emergente del clan vibonese “Pardea Ranisi” - nel ruolo di istigatori, nonché La Cava, Notarangelo, Cardamone, Curcio, Rizzo e Scalise quali consulenti tecnici della difesa e Mantella quale beneficiario della condotta, in diversi scritti destinati all’autorità giudiziaria avrebbero attestato falsamente che lo stesso Mantella sarebbe stato affetto da patologie psichiatriche tali da renderlo incompatibile con il sistema carcerario, indicando come necessaria la sua allocazione in una clinica esterna al circuito penitenziario.

Tra gli episodi finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, anche una serie di perizie sulle false patologie psichiatriche di Mantella che, nel febbraio del 2006, fu protagonista di una evidente simulazione di un tentativo di suicidio nella Casa Circondariale di Siano. Un tentativo che, da subito, non è stato preso in considerazione dal medico di guardia del penitenziario che non ravvisò alcun fattore di rischio per la vita o per la salute del detenuto. Nonostante ciò alcuni dei medici specialisti che risultano oggi indagati avrebbero attestato il falso dichiarando Mantella affetto da patologie psichiatriche tali da renderlo incompatibile con il sistema carcerario o, addirittura, da “sindrome suicidaria”. False perizie di parte redatte – secondo l’accusa – allo scopo di agevolare il lavoro degli avvocati difensori di Mantella e finalizzate alla sua scarcerazione.

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