Buone notizie per l’ospedale San Bruno, anche i tamponi fatti al personale sanitario (17 in tutto), dopo la positività di ritorno registrata all’interno del nosocomio, sono risultati negativi, come confermato da fonti interne all'ospedale. La necessità di effettuare i test diagnostici era scaturita di seguito al trasferimento, mercoledì 6 maggio, di tre ex degenti della Domus Aurea di Chiaravalle di cui una paziente è poi risultata positiva al Covid-19. Le disposizioni per il trasferimento dei tre degenti, ricoverati al Policlinico “Mater Domini” di Germaneto, erano arrivate di seguito a un coordinamento tra Asp competenti perché dichiarati “guariti”. Una gestione che ha poi fatto emergere un certo grado di superficialità sia perché, effettivamente, una delle tre pazienti non è risultata guarita sia perché l’ospedale di Serra non è mai stato designato quale struttura post-Covid.

Diversi sono stati i rappresentanti istituzionali, infatti, che hanno puntato il dito contro i vertici sanitari preposti alla gestitone del trasferimento. I consiglieri regionali Tassone e Notarangelo avevano, da parte loro, presentato un’interrogazione per capire cosa avesse veramente portato a tale decisione: «Il dg del Dipartimento Tutela della Salute Antonio Belcastro – hanno sottolineato i consiglieri Pd – aveva individuato la Rsa di Soriano Calabro come unica Rsa pubblica presente nella regione a diretta gestione dell’Asp» aggiungendo che «5 Oss, già selezionati dal Dipartimento Protezione civile, erano stati assegnati all’ex presidio ospedaliero di Soriano». In più era stata evidenziata una «evidente contraddizione per la quale sia stato individuato l’ospedale di Tropea come centro di gestione, ma poi venga completamente ignorato scaricando ogni peso sull’ospedale di Serra senza preventivamente dotarlo di adeguati strumenti per affrontare la particolarità della situazione».

Dunque, il trasferimento che sarebbe dovuto avvenire a Soriano o a Tropea è avvenuto poi a Serra.

Da parte loro, i responsabili dell’ospedale serrese assieme al personale tutto, avevano gestito comunque il trasferimento degli ex degenti della Rsa come pazienti Covid, anche se dichiarati guariti. Stesse rassicurazioni erano arrivate poi dall’Asp di Vibo, dove il commissario Giuseppe Giuliano rassicurava i serresi sull’attenta gestione dei trasferimenti.

Responsabilità e cambi di programma a parte, Ad ogni modo, il personale del nosocomio serrese si è trovato nella condizione di dover gestire una situazione inaspettata e non di propria competenza. La donna risultata positiva era stata poi riportata, sabato 9 maggio, nuovamente al Policlinico di Catanzaro, mentre gli altri due (pazienti negativi) sono stati trasferiti nel reparto di malattie infettive dello Jazzolino di Vibo. Il personale sanitario del San Bruno ha dunque provveduto al trasferimento dei 5 pazienti ordinari della Lungodegenza (sottoposti a tampone domenica 10 maggio) in un’ala della Medicina per permettere la sanificazione di quel reparto che aveva ospitato anche la paziente risultata poi positiva. Da qui un’altra serie di ritardi sul risultato dei test sui degenti ordinari, arrivati mercoledì 13 maggio, giorno in cui sono stati fatti i tamponi anche al personale sanitario, che nel frattempo era stato sottoposto in isolamento domiciliare. Per gli esiti di questi ultimi erano state garantite 36 ore e invece sono arrivati a distanza di 3 giorni. In più, solo ieri, la ditta Ecosan ha provveduto alla sanificazione del reparto di Lungodegenza del San Bruno a distanza di una settimana dal trasferimento dei pazienti. Col risultato che quel reparto dell’ospedale è rimasto inattivo nell’attesa della sanificazione e il personale entrato in contatto con la paziente affetta da Covid-19 (tra medici, infermieri, Oss e addetti alle pulizie), non hanno potuto riprendere il lavoro in attesa del risultato dei tamponi.