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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Grazie ai suoi sessantasette chilometri di costa, sui circa settecento complessivi di tutta la regione, la provincia di Vibo Valentia occupa un 10% della costa calabrese mentre, l’incidenza di strutture ricettive turistiche, porta la Costa degli Dei al secondo posto, dopo la provincia di Cosenza, tra le province con maggiore impatto sul mare.
È questo il dato emerso nel corso del seminario che l'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) ha tenuto nella giornata di ieri a Tropea, nella biblioteca comunale, presentando ai primi cittadini della costa provinciale vibonese i dati della campagna di monitoraggio delle acque di balneazione 2015, elaborati sulla base delle attività svolte nel 2014.
A fare gli onori di casa è stata la dottoressa Angela Maria Diano, direttore del dipartimento provinciale Arpacal di Vibo Valentia, che ha ringraziato il primo cittadino di Tropea, Giuseppe Rodolico, per la «cortesia» e la «disponibilità» mostrata dall’amministrazione comunale nell’ospitare questo seminario dedicato ai sindaci della costa vibonese. Rodolico, nel portare i saluti della sua amministrazione, ha sottolineato l’importanza della sinergia con l’Arpacal nelle politiche di prevenzione e protezione dell’ambiente. Presente al seminario anche il consigliere regionale del Partito democratico, Michele Mirabello il quale invece, nel corso del suo intervento, ha rilevato come il dialogo con i sindaci del territorio, aperto prima che inizi la stagione turistica e sulla base di dati analitici acquisiti con metodo scientifico, serva a «programmare una migliore resa del territorio, sia da un punto di vista ambientale e sia economico». Il direttore generale dell'Arpacal, Sabrina Santagati, ha illustrato ai presenti le finalità di questa campagna di divulgazione dei dati provenienti dal monitoraggio delle acque di balneazione. «Abbiamo voluto parlare con i sindaci – ha affermato la Santagati – perché con loro collaboriamo quotidianamente nelle attività sul territorio, ed a loro possiamo dare il nostro sostegno per mitigare le pressioni ambientali che, in questo caso, impattano sulla risorsa mare». Da parte sua, invece, la dottoressa Francesca Pedullà, referente regionale dell’Arpacal per la campagna di balneazione, ha descritto lo scenario calabrese, derivante non solo dai dati acquisiti nel 2014 ma anche da una media ottenuta con i dati del 2012 e 2013, per come previsto dalla normativa comunitaria. Una regolamentazione dell’Unione Europea, infatti, che nel diminuire i parametri obbligatori richiesti nelle analisi, rispetto alla vecchia normativa italiana risalente al 1982, chiede di classificare la balneabilità delle acque (eccellente, buona, sufficiente e scarsa) secondo parametri ottenuti dalla media ponderata dell’ultimo triennio.
Ad illustrare, invece, i dati della balneazione della provincia di Vibo Valentia è stata la dottoressa Maria Antonella Dianiele, referente provinciale Arpacal della balneazione, la quale ha sottolineato come «la filiera del dato ambientale parta dall’acquisizione dei campioni secondo un calendario predefinito mesi prima, e prosegua con l’analisi nei laboratori, la restituzione del dato validato ai comuni e una sensibile opera di comunicazione e dialogo con il territorio per risolvere insieme i problemi. Ciò sta ad indicare – ha proseguito la Daniele – come la protezione dell’ambiente, ed in questo caso specifico della risorsa mare, non possa prescindere da una sinergia di tutti gli enti che a vario titolo hanno competenza sul territorio: penso alle province che hanno un ruolo importante per gli alvei dei torrenti che sfociano a mare».
Su 67 chilometri di costa, quindi, ben 65 sono le stazioni di monitoraggio, in media una al chilometro, che rendono la Costa degli Dei super-controllata, non solo a valle ma anche a monte, con una particolare attenzione ai torrenti che, dall’Angitola sino al Mesima, scaricano nel mare vibonese. Ed, in effetti, tutte le criticità affrontate nel 2014 sono state geo-localizzate alle foci dei torrenti. Nella provincia di Vibo Valentia, andando ai dati, 55 stazioni di monitoraggio hanno dato risultati “eccellenti”, quattro sono state classificate “buone”, una “sufficiente” e cinque “scarse”.
La stagione 2015 è già iniziata anche in provincia di Vibo Valentia, esattamente il 13 aprile scorso, e già i primi dati confermano le attese dei tecnici Arpacal: a Pizzo, Briatico e Joppolo i dati sono risultati conformi, mentre a Nicotera (a 200 metri a destra del fiume Mesima) il risultato è non conforme.
«Il monitoraggio delle acque di balneazione – ha detto la dr.ssa Daniele – è pianificato con finalità di salvaguardia della salute umana dai rischi derivanti dalla scarsa qualità delle acque destinate all’uso balneare, con un approccio di gestione integrata e con azioni di prevenzione e di miglioramento ambientale. I calendari di prelievo dei campioni nelle stazioni di monitoraggio codificate devono essere caricati sul Portale Acque prima dell’inizio di ogni stagione balneare, ed i campionamenti devono essere effettuati nei giorni indicati nel calendario e non oltre 4 giorni dopo la data indicata (salvo eccezioni che dovranno essere corredate da motivate giustificazioni). E’ necessario, quindi, effettuare un campionamento che preceda l’inizio della stagione balneare (aprile) e gli altri distribuiti nell’arco di tutta la stagione balneare, con un intervallo tra le date di prelievo che non deve superare il mese».
I lavori sono stati conclusi dal direttore del Dipartimento di Vibo Valentia, la dottoressa Angela Maria Diano, che ha reso note ai presenti le attività di monitoraggio delle fioriture algali sulla costa calabrese, tra cui i casi di verifica della presenza dell’alga tossica “Ostreopsis Ovata”, spiegando le cause, gli effetti prodotti, la sorveglianza sanitaria e l’attività che l’Arpacal svolge su tutta la costa calabrese e, più precisamente, sui 24 punti individuati dal ministero dell’Ambiente e dall’Ispra per lo studio di queste alghe.
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