Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il Dl scuola ha ottenuto l’ok nei giorni scorsi da parte del Consiglio dei ministri e, in base agli scenari futuri a cui ci porrà di fronte l’emergenza sanitaria, sono tante le cose che cambieranno per portare a casa l’anno scolastico. In questi mesi difficili per tutto il personale della scuola, la medicina per il prosieguo delle attività è stata la “didattica a distanza”. Dirigenti, insegnanti, Ata, allievi e genitori (tutti, ma proprio tutti) hanno fatto e stanno facendo i salti mortali per dare una parvenza di normalità allo studio ai tempi del Coronavirus. Si tratta di uno sforzo coordinato dalla base, da chi dovrebbe essere messo in condizioni di fare le cose e invece in questo caso si è sostituito ai vertici. Nessun protocollo previsto per armonizzare il lavoro ha portato ad una confusione sull’utilizzo di piattaforme, tutela della privacy e quant’altro che il personale della scuola è riuscito a sbrogliare rimettendo tutto in carreggiata. Per non parlare della difficoltà oggettiva riscontrata dalle famiglie degli studenti più fragili, Bes e Dsa, e dagli insegnanti di sostegno che li affiancano (precari nel 70% dei casi e che non saranno più gli stessi il prossimo anno). Un ulteriore monito che ci mette di fronte all’incapacità del sistema di tutelare le persone, che evidenzia quanto le scelte sbagliate in passato stiano mostrando oggi l’impossibilità di tutelare diritti costituzionali, come quello alla Salute e all’Istruzione.
Restando in tema scuola, la decisione adottata dal Ministero è stata quella di ammettere tutti agli esami perché non esiste «la certezza matematica di essere arrivati al 100% degli studenti con la didattica a distanza». Dunque «se ci fosse anche un solo studente a cui non è stato garantito il diritto costituzionale all’istruzione, bisogna dargli una possibilità».
Adesso, il provvedimento legislativo ha sancito di fatto l’obbligatorietà della “didattica a distanza”. Da un’indagine Istat, pubblicata il 6 aprile è emerso che la percentuale di famiglie senza computer a casa arriva al 41,6% al Sud (rispetto a una media di circa il 30% nelle altre aree del Paese). La Calabria, con il suo 46%, sfora addirittura la media del Mezzogiorno. Più elevata al Sud anche la quota di famiglie con un numero di computer insufficiente rispetto al numero di componenti: il 26,6% ha a disposizione un numero di device (Pc o tablet) per meno della metà dei componenti e solo il 14,1% ne ha almeno uno per ciascun componente. Dunque, a chi non ha proprio uno strumento si aggiunge chi pur avendolo, non riesce a conciliarne l’utilizzo con gli altri componenti della famiglia.
Cosa succede a questo punto? Il “Cura Italia” avrebbe pensato anche a questo: 70 milioni da destinare alle scuole per acquisto di tablet, computer e altri dispositivi da dare in comodato d’uso alle famiglie in difficoltà. Resta comunque il nodo dei tempi e della connettività (avranno un abbonamento per internet?). A due mesi dalla fine dell’anno scolastico le famiglie senza dispositivi restano impossibilitate a seguire la “didattica a distanza” e, come previsto dal Dl scuola, se non si dovesse tornare in classe entro la data del 18 maggio probabilmente l’unica prova orale dell’esame di Stato sarà a distanza (online). Come faranno le famiglie calabresi (assieme alle tante altre distribuite su tutto lo stivale) che rientrano in quel 46% dell’indagine Istat? Sempre l’Istituto Nazionale di Statisica, in una recente indagine aveva dato un nuovo primato negativo alla Calabria, ossia la regione con più alta percentuale di famiglie non connesse (33,8%). Difficilmente dunque sarà possibile integrare tutti nella “scuola del futuro”.
A far discutere quanto previsto nel decreto del ministro Azzolina, è soprattutto il mancato aggiornamento delle Graduatorie di Istituto previsto per quest’anno. Le domande da parte dei docenti (o aspiranti possessori del titolo) saranno presentate ma resteranno in vigore quelle del triennio precedente. «Chiedo scusa a tutti i precari ma non sarà possibile aggiornare le graduatorie di istituto. Non riusciamo a portare avanti un milione di moduli cartacei, ci riaggiorneremo il prossimo anno. Il prossimo anno la domanda sarà digitalizzata». Un grave danno per la scuola e per chi in questi anni ha investito in formazione ma anche per i neo-laureati che, possessori di un titolo dovranno aspettare ancora per l’inserimento in terza fascia. Dunque, perché trasmettere l’immagine di una scuola totalmente digitalizzata, sbandierata dal ministro con la “didattica a distanza”, se cozza letteralmente con la capacità stessa del ministero di recepire le domande delle graduatorie in maniera digitale e non cartacea? Adesso, la gran parte degli insegnanti precari calabresi che lavora fuori regione dovrà fare i conti anche con il mancato aggiornamento delle graduatorie, soprattutto chi, col nuovo punteggio maturato, aveva pianificato il cambio di provincia per avvicinarsi a casa o semplicemente lavorare altrove.
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