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Quella di Lauretta Pugliese è una storia di malasanità. Una delle tante. In una regione dove, troppo spesso, non si ha fiducia nell’operato dei medici e si decide, dunque, di emigrare al Nord o in altre strutture più efficienti. Lauretta Pugliese è deceduta il 12 ottobre del 2011, dopo un intervento chirurgico di artoplastica con artoprotesti alla gamba destra, presso la casa di cura ‘Villa Caminiti’ di Villa San Giovanni. Doveva essere un normale intervento, quello della giovane 44enne, mamma di due figli (Domenico, di 22 anni e Annalisa di 20). E invece, si è trasformato in tragedia. Da due anni la famiglia Pugliese - difesa dagli avvocati Salvatore Francesco Campisi e Giuseppe Rombolà - lotta per chiedere verità e giustizia di fronte all’ ennesimo presunto caso di malasanità. La signora Pugliese dal rientro in stanza in uno stato soporifero e incosciente ha cessato di vivere poco dopo sotto lo sguardo attonito della figlia Annalisa, la quale ha immediatamente denunciato l’accaduto
Bruno Procopio, 24enne di Davoli coinvolto nell'operazione della Dda di Catanzaro sulla faida del Soveratese scattata giovedì scorso, avrebbe manifestato l'intenzione di collaborare con la giustizia, e avrebbe iniziato a farlo già sabato scorso durante gli interrogatori di garanzia svoltisi di fronte al Gip Antonio Rizzuti. Da quello che si è riusciti ad apprendere, pare che Procopio si sia autoaccusato dell'omicidio di Ferdinando Rombolà (foto), freddato in spiaggia a Soverato l'estate scorsa davanti agli occhi atterriti della moglie e del figlio. Alcune delle dichiarazioni fornite da Procopio, inoltre, pare che vadano ad incrociarsi con alcune delle testimonianze rilasciate dal pentito Antonino Belnome, che già dalla fine del 2010 sta collaborando con la Dda di Milano facendo tremare molte 'ndrine calabresi.
Il Gip Rizzuti ha convalidato il fermo di Antonio Gullà e dello stesso Bruno Procopio - che giovedì era sfuggito al fermo ma che si è costuito il giorno dopo - mentre, pur non convalidando il fermo, ha disposto la custodia cautelare in carcere per Michele Lentini, Fiorito Procopio, Angelo Procopio e Vincenzo Bertucci. Gli arresti domiciliari, invece, sono stati concessi a Manuel Procopio, Francesco Vitale e Giovanni Nativo, mentre tutti gli altri fermati sono stati rimessi in libertà.
https://www.ilvizzarro.it/Cronaca/faida-del-soveratese-18-fermi.html
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