Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Catanzaro ha confiscato beni per un valore complessivo di 472mila euro a Michele Lentini, presunto esponente del clan Sia-Procopio-Tripodi, operante nel Soveratese e legato, secondo gli inquirenti, ai Novella di GUardavalle, ai Vallelunga di Serra San Bruno e ai Costa di Siderno. Tra i beni confiscati una casa, un appezzamento di terreno, un deposito, un'auto di lusso, quote societarie e diverse disponibilità bancarie e finanziarie. Lentini è un personaggio già noto alle forze dell'ordine in quanto, nel dicembre del 2011, era finito in manette nell'ambito dell'operazione "Showdown", con la quale gli investigatori hanno fatto luce sia sugli affari del sodalizio nell'area ionica soveratese, che su numerosi fatti di sangue inquadrabili nella cosiddetta "seconda faida dei boschi". Nell'ambito della stessa inchiesta, Lentini è accusato dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere di Giuseppe Todaro, scomparso nel dicembre 2009 e vittima di "lupara bianca".
Il Coordinamento Provinciale di Vibo Valentia di "Libera - Associazioni nomi e numeri contro le mafie" esprime profonda gratitudine nei confronti della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e del Comando Provinciale dei Carabinieri per la brillante operazione condotta ieri che ha portato al sequestro di beni per il valore di 5 milioni di euro riconducibili a Giovanni Battista Tassone, arrestato con l'accusa di usura il 10 novembre scorso nell'ambito dell'inchiesta "Business cars". Si tratta della più importante indagine antiusura mai condotta nella provincia di Vibo Valentia, che tra le altre cose ha portato gli investigatori a scoprire anche un bunker presumibilmente destinato ad ospitare latitanti. Il sequestro di beni nei confronti degli arrestati rappresenta un importante risultato che conferma la determinazione con cui la Procura di Vibo sta portando avanti un lavoro non facile di affermazione della legalità nella nostra provincia. Libera Vibo è, e continuerà ad essere al fianco degli uomini e delle donne impegnati nella lotta contro la 'ndrangheta e il crimine organizzato, ma soprattutto sarà al fianco di quanti decideranno di denunciare con coraggio gli usurai e i mafiosi che per troppo tempo hanno tenuto sotto scacco un intero territorio.
Un trentenne incensurato, Andrea Araldi, e' stato ferito a colpi di pistola a Catanzaro. Il fatto pare sia avvenuto nella zona di viale Isonzo. Portato in ospedale, il 30enne ferito non sarebbe in pericolo di vita. I carabinieri hanno fermato un uomo la cui posizione e' al vaglio degli inquirenti. Il fatto e' successo stasera davanti all'abitazione di Araldi. Secondo una prima ricostruzione, tra la vittima ed il suo feritore c'e' stata una lite alla quale avrebbero assistito altre persone la cui posizione viene adesso valutata dagli investigatori.
Una lettera di minacce indirizzata al giornalista Nicola Lopreiato, capo servizio della redazione vibonese della Gazzetta del Sud. Mittente: Leone Soriano (foto), attualmente detenuto e ritenuto dagli investigatori il capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta di Filandari. ''Invece di rompere ogni giorno con la cosca Soriano, che non esiste e non e' mai esistita - e' scritto nella lettera spedita dal carcere di Cosenza - pensa di piu' alla tua famiglia che e' meglio per tutti''. ''So che finiro' in tribunale anche per questa lettera - ha scritto ancora Soriano - ma devi finirla di rompermi i .... Mi hai fatto passare per un morto di fame ma non lo sono. Ho vinto due milioni di euro al gratta e vinci ma non ti dico in che banca sono''. Nella lettera, composta da due pagine, Soriano se la prende anche con esponenti delle forze dell'ordine ed ex amministratori comunali di Filandari. Nel novembre scorso Soriano era stato arrestato, insieme ad altre nove persone, nell'ambito dell'operazione ''Ragno'' coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri contro la stessa cosca. Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, incendio, detenzione e porto abusivo di armi e di esplosivi, aggravati dalle modalita' mafiose. Nel provvedimento si contesta anche il reato di minacce contro alcuni carabinieri e giornalisti, tra cui lo stesso Lopreiato. Nelle carte dell'inchiesta, investigatori ed inquirenti hanno evidenziato come la cosca Soriano avesse assoggettato non solo Filandari, ma anche alcuni centri vicini. Nicola Lopreiato ha subito denunciato il fatto ai carabinieri. Della vicenda e' stato informato anche il prefetto di Vibo, Luisa Latella.
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