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SERRA SAN BRUNO - Passati i giorni in cui la neve non ha dato tregua alle popolazioni montane, ora le Serre si ritrovano strette nella morsa del gelo. Stamattina lo scenario che si è presentato ai serresi era pressochè uniforme: la neve ormai gelata accumulata ai bordi delle strade che, una volta liberate, sono diventate delle piste di ghiaccio pericolosissime per passanti e automobilisti. Le temperature in nottata hanno toccato quota -7, il che con la neve di questi giorni ha creato non pochi disagi ai cittadini della zona. I pullman che portano a Serra gli alunni delle scuole superiori provenienti da Nardodipace, Fabrizia e Mongiana, oggi non sono partiti proprio a causa del gelo che ha ricoperto le strade di montagna. A Serra stamattina sono crollati diversi pezzi di cornicione di un palazzo sito in via Aldo Moro, che hanno ceduto perchè stanotte si è ghiacciata l'acqua che dalle grondaie, fatiscenti, si riversa sulla facciata esterna del palazzo. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani e i Vigili del fuoco che hanno provveduto a rimeuovere la parte di cornicione ancora pericolante. Nel centro storico invece una donna, pensionata del luogo, è caduta provocandosi un trauma al braccio, forse una frattura, ed è stata soccorsa dal personale del 118 (foto).
SERRA SAN BRUNO – Leonardo da Vinci potrebbe essere stato l’ispiratore della facciata dell’antica chiesa certosina distrutta dal terremoto del 1783. La sorprendente ipotesi formulata con rigore scientifico dal compianto Silvano Onda, per anni rimasta sotto silenzio, ha trovato conferme importanti che potrebbero accreditarla come scoperta di livello mondiale. Il merito di aver reso pubblica la clamorosa tesi di Onda, storico dell’arte e dell’architettura, serrese d’origine, va alla rivista “Santa Maria del Bosco” diretta da Domenico Calvetta, che con un articolo dell’aprile 2007 mise a segno uno scoop che è stato ripreso dall’Osservatore romano. Il quotidiano del Vaticano ha dato ampio risalto alla scoperta di Onda con un articolo a tutta pagina di Carlo Perdetti, uno dei massimi studiosi leonardiani viventi, direttore degli Studi Vinciani all’Università della California.
Nelle pagine culturali del giornale della Santa sede la ricerca del compianto studioso serrese viene definita di «eccezionale importanza», soprattutto per gli specialisti. Dalla pubblicazione della sorprendente ipotesi sulla rivista di Santa Maria, spiega Pedretti, sono emersi ulteriori indizi «come argomenti probanti di analisi critiche e stilistiche» riguardo all’eventualità che la facciata dell’antica chiesa conventuale sia stata “copiata” da un disegno di Leonardo. La morte di Onda, avvenuta lo scorso anno, ha interrotto un lavoro ambizioso che lo storico dell’arte stava conducendo insieme all’Università di Los Angeles, ma Pedretti è comunque arrivato a sostenere, con una ricostruzione ovviamente meticolosa, la possibile fondatezza della scoperta dell’ispirazione “leonardesca” della monumentale facciata che ancora si può ammirare all’interno dell’attuale monastero bruniano. Approfondendo e rivedendo la teoria secondo cui fu il Palladio, uno dei maggiori architetti del Rinascimento, a progettare la facciata, Pedretti spiega una per una le ragioni scientifiche portate a sua volta da Onda a sostegno della sua ricerca. Ad indurre lo storico dell’arte a ragionare su lesene scanalate e pilastri cinquecenteschi dell’antica chiesa certosina, trovando conferme delle similitudini in uno schizzo di Leonardo (“Studio di chiesa”, 1515, Venezia), è stato però un singolare documento rinvenuto all’interno di un manuale di architettura del Vignola del 1596, che le maestranze serresi utilizzavano come prontuario per le costruzioni di edifici sacri e di cui si servivano anche come diario per annotazioni di vario genere. Dietro un foglio scollato dell’antico manuale (“Regola delli cinque ordini d’architettura”, proprietà Carchidi-Pelaggi di Spinetto Calabro), posto a rinforzo di alcune pagine, Onda trovò scritta la seguente memoria in dialetto serrese: «Mi dissa nu munacu chi prima stava a Roma ca la facciata di lu cummientu fu copiata di nu disegnu di Leonardo da Vinci». Secondo Onda, il disegno di cui si parla in questo frammento potrebbe essere proprio lo schizzo “veneziano” di Leonardo del 1515. «L’impianto costruttivo è identico – sono le parole di Onda riportate dall’Osservatore romano – come pure l’impostazione al di sopra del cornicione dove l’altezza della navata centrale è segnata con una zona saliente, ritmata da quattro lesene sporgenti, mentre lo spazio tra le due lesene centrale è determinato da un alti finestrone al posto del classico rosone, coronato da un frontone. Due grandi volute raccordano, nella facciata l’altezza della navata centrale e quella delle navate laterali». Si tratta, dunque, di una delle tante intuizioni del compianto studioso serrese destinate a lasciare il segno nella storia dell’arte e dell’architettura.
(articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria)
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