Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
VIBO VALENTIA - Una telefonata anonima, con la quale era stata annunciata la presenza di un ordigno, ha fatto scattare l'allarme presso il tribunale vecchio, situato in viale Regina Margherita, a Vibo Valentia.
Esplosione in pieno centro cittadino a danno di un un'attività commerciale sita in via A. De Gasperi, a Serra San Bruno. Pochi minuti dopo le 23, una bomba ha letteralmente squarciato la saracinesca di una macelleria ubicata, dunque, in una delle vie più trafficate del centro cittadino, di proprietà di G. C. Il boato provocato dall'esplosione è stato avvertito a centinaia di metri di distanza. Un atto intimidatorio sul quale i carabinieri, giunti sul posto, stanno cercando di fare chiarezza.
Rinaldo Loielo, con precedenti penali, e Filippo Pagano, incensurato, entrambi 23enni, di Soriano Calabro, sono stati arrestati dalla Polizia a Rosarno perchè viaggiavano in auto con a bordo un ordigno. Alla richiesta di documenti per un controllo da parte dei poliziotti, uno dei due giovani ha riferito agli agenti che a bordo della vettura c'era una bomba. Sul posto sono intervenuti gli artificieri che hanno messo in sicurezza l'ordigno, ritenuto ad alta potenzialità. L'auto e' stata sequestrata.
19 maggio, 8 meno 20 del mattino. Esplode Brindisi. L’atrio di una scuola, all’arrivo di pullman e pendolari, viene sfregiato da una bomba pensata per uccidere, non per esibire i muscoli. Una bomba che flagella una ragazza, Melissa Bassi, 16 anni e ne ferisce altre 5. Una nazione sotto choc. È la prima strage che colpisce il fresco carico di futuro e gioventù che popola una scuola. Ed è un pugno allo stomaco, perché improvvisamente tutte le nostre scuole possono essere la Morvillo Falcone, tutte le nostre figlie possono essere Melissa. Ovunque incombe l’ombra nera della bomba. Perciò c’è chi spera che ce ne staremo in silenzio e accetteremo tutto e forse anche di più.
Sono tempi senza Dio, penserebbe chi ci crede. Aggrediti da una crisi politica, finanziaria e morale. Al limite della sopravvivenza civile. La diseconomia che avanza. La disperazione che si allarga come una macchia d’unto. Il Palazzo arroccato a difesa dei suoi privilegi. I partiti che evaporano. Le elezioni che ci raccontano di una netta supremazia dei movimenti che arrivano dal basso e stravolgono i progetti delle stanze dei bottoni. I territori in tumulto. Le proteste. I forconi. I no tav. “Concidenze” che hanno sempre trovato una strage di Stato pronta a zittire ogni opposizione. Ogni rivolta. Una strategia della tensione firmata politica, finanza e servizi segreti. Uno stato di polizia legittimato dal terrore. Il terrore che riduce gli spazi alla democrazia e al confronto. Come per dire fate i bravi e state muti. Perché è la paura che rende muti. La paura di aver oltrepassato una boa in mare aperto oltre la quale niente è più sicuro. Un punto di non ritorno. Gli studenti di Brindisi come i contadini di Portella della Ginestra. Come i morti di Piazza Fontana o della Questura a Milano, del treno che deraglia sui binari minati a Gioia Tauro nel ’70, di Piazza della Loggia a Brescia o del treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro nel ’74 e poi 10 anni dopo sul rapido 904. Della strage di Bologna e di quella di Ustica.
10 giorni dopo la gambizzazione del dirigente d’Equitalia, con tanto di volantino di rivendicazione brigatista allegato, Brindisi segna il ritorno di un progetto che rispunta ogni volta che ce n’è bisogno. Anni torbidi in Italia. Le cose si fanno difficili, la crisi economica e politica avanza e ritorna la paura, le bombe ed i morti. Un progetto che abbiamo già conosciuto e non ci inganna. Velato sotto un’ignobile sfregio alla vita e alla cultura. Ad una scuola intestata ad un magistrato donna, Francesca Morvillo Falcone, uccisa il 19 maggio 2012 per la seconda volta con una bomba capace di macchiare di sangue vite, zainetti e diari.
Per soffocare ogni dubbio o si cattura velocemente l’attentatore di Brindisi, il nuovo Una Bomber col telecomando in mano, ammesso che ci sia, oppure prepariamoci all’ennesimo processo lungo un quarto di secolo, dove alla fine, guarda caso, i colpevoli non esistono.
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