Martedì, 12 Aprile 2016 12:36

Serrese, Albano lascia e accusa: 'In questo mondo ci sono dilettanti che ragionano come professionisti'

Scritto da Redazione
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(Foto di Alessandro Timpano) (Foto di Alessandro Timpano)

Riceviamo e pubblichiamo

Come presidente dell'A.c. Serrese, è arrivato il momento di una riflessione, da parte mia, sulla stagione 2015/2016 che sta volgendo al termine. Una stagione calcistica che vede l'A.c. Serrese chiudere un campionato nel peggiore dei modi. Ma di chi sono realmente le colpe di tale disastro?. Ora, nelle mie valutazioni personali - ed è per questo che scrivo - penso che alla quasi conclusione, nel corso dell'ultima stagione sportiva, della mia carica di presidente di un'associazione sportiva calcistica che ho avuto l'onore e anche per la mia parte, l'onere, di presiedere dalla terza, alla seconda, alla prima categoria, fino alla promozione (2 volte e non è stato facile), se mi guardo indietro non rimpiango nulla delle scelte, anche personali, fatte in questi anni. Ma, guardando avanti, è naturale chiedersi: "Ma per chi? E per cosa?". Il ruolo del presidente nel mondo del calcio dilettantistico, a mio avviso, è quello più scomodo e difficile che non augurerei a nessuno. I motivi di questa mia affermazione si possono ricercare nelle valutazioni di seguito riportate. Naturalmente in primis i motivi di ordine economico. Fare il presidente di una società sportiva, seppur dilettantistica, vuol dire indirizzare una parte dei guadagni delle propria attività lavorativa, nell'associazione che presiedi.

Molti pensano che vi siano dei tornaconti e che lo si faccia per un fine esclusivo personale. Poveri illusi, ma quali?. L'opinione pubblica, specialmente quella di paese, aspetta e non solo un tuo presunto passo falso per vomitare menzogne e ricostruzioni ad personam, senza nemmeno conoscere i fatti e le verità, con il solo fine di offendere - e non solo per lo sport - personalmente te e la tua famiglia. A Serra San Bruno, di solito, quando le cose non vanno bene i grandi esperti, i sapientoni, i tuttofare, lasciano le persone da soli e con il sedere per terra, godendo e gioendo delle disgrazie a cui si va incontro. Strano destino, voler migliorare le condizioni di un paese povero di tutto e anche di sport, ma anche questo fa parte del gioco.

Ad inizio stagione, e dopo aver trovato i fessi che pagano l'iscrizione della squadra, entusiasmo alle stelle, progetti faraonici, programmazione, viaggi, ecc. ecc. Strada facendo si rivelano come neve al sole (problema), e tutto si scioglie evidenziando la ragione o  il torto: questo è il tessuto sotto il quale si deve lavorare. I rapporti idilliaci e caramellosi, piano piano, diventano tristi e scontrosi. Spesso si viene all'aut-aut. O io o tu. Questo evidenzia la scarsa capacità di relazionarsi e di rispettare le regole sociali e quelli sportivi, la mancanza di confronto a viso aperto. Ma quale crescita civile, morale, etica e sportiva può avvenire in un ambiente cosi pesantemente ridotto?

I tanti collaboratori ed i tanti soci oggi rivestono la carica che più gli fa comodo. Non di socio o di collaboratore. Il vero ruolo che rivestono da sempre è quello di remarti contro per dimostrarti che lui e migliore di te, mentre tu lotti da solo per portare avanti un certo contesto sportivo e non ti pieghi al volere degli altri. I calciatori, che nella tua ingenuità vorresti averli come amici, ti cambiano il modo di parlarti e di salutarti, solo se ritardi il pagamento di quello che dovrebbe essere un rimborso spese e invece, spesso, è un vero e proprio stipendio. Poco importa se il ritardo è conseguenza di una promessa non adempiuta, di un potenziale sponsor, o da un semplice ritardo nell'arrivo di un bonifico, ecc. Già, sono dilettanti, ma ragionano come professionisti e si sentono autorizzati a rilasciare affermazioni pesanti nei tuoi confronti, perché vogliono essere gigolò, altro che sportivi.

Anche i più giovani è come se fossero dei piccoli fenomeni del "calcio". Ho incontrato calciatori che con il rimborso (beh, lasciamo perdere), altri che prima di una partita, ti chiedono l'assegno o i contanti, altrimenti non giocano, oppure giocano a modo loro. Penso a quanto era davvero genuino nel giocare solo per la voglia di giocare! E nessuno di questi, dico nessuno, ti chiede scusa se in allenamento o la domenica non ci si mette l'impegno dovuto per il quale lo hai voluto nella tua squadra. Calciatori che pretendono di fare i leader, per dimostrare al gruppo, che se lui è presente, i compagni sono presenti. No, per quello c'è sempre una scusa: l'indolenzimento, qualche problema personale, la ragazza che l'ha lasciato, le feste del sabato sera, i suoi diciotto anni, quelli degli amici, le gite ecc. ecc. Insomma, diritti e doveri, che si dividono gli uni dagli altri.

È chiaro e doveroso dire che non voglio fare di tutta l'erba un fascio. In questi anni ho incontrato ragazzi e collaboratori d'oro, instancabili che hanno messo la passione davanti a tutto, ma, ahimè, se facessi una statistica sarebbero una strenua minoranza! Penso poi ai genitori dei ragazzi e ora capisco perché crescono con questa mentalità. Tutti hanno il figlio che potrà diventare il “piccolo Messi”. Non sbaglia mai, nemmeno nelle parole, nei comportamenti, nei commenti denigratori sui social network. Penso solo a come ci hanno educato i nostri genitori: una parola od una smorfia sbagliata ed una tirata d'orecchie o peggio, un calcio nel sedere, e...Oggi no, solo difesa a prescindere, pensando, erroneamente, di fare il bene del ragazzo. E tutti quei personaggi, che definirei "trafficoni" dello sport!.

Ma davvero è così difficile estirpare queste erbacce dal mondo del calcio dilettantistico?. I tifosi, li conosciamo tutti, sono quelli che protestano sempre e non pagano mai; sono quelli che ti dicono che l'erba del vicino e migliore della tua; sono quelli che amano i giocatori, li coccolano e non li puoi toccare, anche se poi non danno niente per la squadra. Il compito di chi dirige una società è quello di prendere decisioni, che a volte possono essere sbagliate. Ma le decisioni vanno comunque prese, che piaccia o no. Per loro è facile contestare, per noi è difficile costruire. Sono tifosi e vogliono comandare e decidere, senza investire. L'umiltà dovrebbe essere sempre al primo posto per chi conosce certe realtà e certe situazioni e a Serra li conosciamo tutti, e ci conosciamo tutti! Poi ci sono le responsabilità. Iniziando da quella medica, la più importante, e di seguito una serie di cose Infine il tempo ed i mal di testa perché ti rubano gli spazi da dedicare al tuo lavoro e alla tua famiglia. Ripeto la domanda iniziale: "Ma per chi? E per cosa?".

Ho chiuso questo ultimo anno e sarà estremamente difficile che il futuro mi riveda sullo scranno presidenziale di una società dilettantistica, soprattutto dopo questa stagione. Le ultime mie considerazione sono che:

a) Se tutti i calciatori e allenatori si ricordassero di essere dilettanti e prendessero la loro attività sportiva come hobby e non come seconda, ed a volte prima, attività lavorativa;

b) Se tutti prima di giudicare un'azione societaria capissero che è fatta da gente che in quel preciso momento sta rubando tempo ad altro, solo per la passione di vedere una partita di calcio e per far questo ci mette parecchio del suo. Sono più che convinto che tanti presidenti si pongono ogni giorno i miei stessi interrogativi.

Che si vada avanti spinti solo per la passione e per l'orgoglio. Ma quest'ultimo, come dice una la canzone di Vasco Rossi, "ne ha rovinati più lui che il petrolio". Tutto il resto è nulla! Tutto il resto è aria vuota. Se la situazione odierna è quella che è, buona parte è dovuta a quei signori che hanno e continuano a distruggere l'impossibile!

Buon proseguimento a tutti e grazie.

Salvatore Albano

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