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SERRA SAN BRUNO - Il comparto dei Rifiuti solidi urbani si conferma come uno dei “nodi” più cruciali della gestione amministrativa del Comune di Serra. Così cruciale da essere costato caro, anzi carissimo, all’amministrazione comunale uscente, quella guidata dall’ex primo cittadino Bruno Rosi, che nella primavera scorsa aveva conosciuto un irreversibile strappo interno legato anche alle modalità di gestione del sistema di raccolta, conferimento e smaltimento dell’immondizia.
Solo il 15 gennaio scorso l’amministrazione comunale guidata da Rosi, aveva infatti indetto un bando finalizzato all’affidamento ad una cooperativa sociale di tipo B del comparto Rsu. Un provvedimento, quello varato dall’esecutivo uscente, che avrebbe quindi, di fatto, permesso al Comune di affidare lo svolgimento del servizio ad un soggetto esterno. L’iter però, nelle settimane successive non era giunto all’aggiudicazione definitiva proprio a causa della “diversità di vedute” fra l’ex primo cittadino ed il resto della maggioranza. Rosi, infatti – come ebbe modo di confermare pubblicamente anche in seguito – aveva deciso di fare un grosso passo indietro a riguardo, tentando di mantenere la gestione del servizio svolta in economia con mezzi e dipendenti del Comune, opinione avversa però agli intenti del resto della maggioranza ed in particolare a quella dell’ex capogruppo consiliare Nazzareno Salerno. Da qui l’ennesima rottura all’interno di un’amministrazione già lacerata che, dopo qualche settimana, sarebbe arrivata allo strappo definitivo e alla contestuale sfiducia del primo cittadino uscente. L’idea di affidare la gestione del comparto Rsu a privati aveva inoltre destato l’attenzione degli allora consiglieri di minoranza Raffaele Lo Iacono e Giuseppe Raffele che, proprio nei giorni a cavallo tra il gennaio ed il febbraio scorsi, avevano acquisito tutti gli atti inerenti allo stesso iter di affidamento esterno del servizio Rsu e, più in generale, di tutte le determinazioni relative all’area tecnico-manutentiva dell’ente di piazza Tucci. Proprio il contenuto di tali atti – avevano fatto sapere i due consiglieri d’opposizione – in caso di irregolarità riscontrate sarebbe stato recapitato direttamente sul tavolo delle autorità competenti, a partire dalla Prefettura di Vibo Valentia.
Ora, a distanza di sei mesi esatti, a parti completamente ribaltate, è invece l’amministrazione comunale di centrosinistra, guidata dal neo sindaco Luigi Tassone e sostenuta proprio dal trio Censore-Lo Iacono-Raffele, ad aver posto in essere le basi per l’avvio di un provvedimento mirato, appunto, all’esternalizzazione del servizio Rsu. A fornire l’assist verso la privatizzazione del servizio, una relazione redatta dal responsabile dell’Area tecnico manutentiva dell’ente, che il 27 giugno scorso ha messo nero su bianco «l’estrema condizione di criticità» riscontrata «nell’organizzazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, gestita attualmente in economia con operatori comunali». «In particolare – prosegue la relazione pubblicata sull’Albo pretorio del Comune di Serra San Bruno – c’è un completo abbandono del parco macchine comunale: automezzi assicurati, ma parcheggiati poiché non più revisionabili; autocarri collocati da anni presso autofficine; una terna comunale distrutta e parcheggiata nei pressi dello stadio comunale». Un quadro, dunque, disastroso, «aggravato dal punto di vista economico» dal ricorso, per un lungo lasso di tempo nello scorso mandato amministrativo, «all’uso esterno di automezzi» e dal «sequestro dell’isola ecologica comunale di località Leonà». In particolare, quest’ultimo provvedimento – disposto dal Tribunale di Vibo Valentia a seguito dell’attività di indagine condotta dalla Procura della Repubblica – avrebbe «provocato enormi difficoltà nella selezione, nello stoccaggio e nel trasporto dei rifiuti solidi urbani». Condizioni che avrebbero spinto il servizio verso il fallimento totale, con «ormai lo smaltimento dei rifiuti rappresentato esclusivamente da indifferenziati». Da qui, dunque, la proposta formulata dal tecnico, che «per non gravare sulle casse municipali» ha consigliato «la cessione delle deleghe dei Consorzi di Filiera a ditta esterna». Sulla base della relazione, nella giornata di ieri, mercoledì 6 luglio, la nuova giunta comunale ha deciso in definitiva di ripercorrere i passi degli ultimi mesi della gestione Rosi, quando – almeno sulla carta – anche l’ex esecutivo di centrodestra aveva appunto deliberato un provvedimento volto all’affidamento del comparto a favore di soggetti privati. Appare singolare che l’esternalizzazione del servizio (ipotizzata a gennaio scorso dall’ex amministrazione Rosi, ma come già detto mai concretizzatasi) avrebbe dovuto avere una durata di circa sei mesi. Tempi che risultano analoghi per il provvedimento varato adesso dalla giunta Tassone, che dovrebbe avere infatti validità «almeno fino alla fine del 2016», giusto poco meno di un semestre. C’è, però, almeno dal punto di vista economico, una grossa differenza tra le due pianificazioni di riorganizzazione del comparto: la giunta Rosi era andata a “caccia” di un soggetto esterno, una cooperativa di tipo B, disposta a esercitare il servizio per un importo complessivo di 195mila euro semestrali (ai quali si aggiungevano 5mila euro di oneri per la sicurezza). L’intento dell’esecutivo in carica, invece, vorrebbe che l’aggiudicazione fosse definita sempre a favore di un soggetto privato, ma «in cambio di un servizio gratuito di trasporto, stoccaggio per la selezione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti differenziati, compreso del nolo dei cassoni».
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