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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Una comunicazione destinata a suscitare non poco scalpore quella inoltrata dai dirigenti del reparto di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale civile “Jazzolino”, all’indirizzo della Procura e della Prefettura di Vibo Valentia.
Una «denuncia cautelativa» eclatante, inoltrata anche all’attenzione dei vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, con lo scopo di declinare «ogni responsabilità civile, penale e amministrativa» rispetto alle condizioni in cui versa il reparto di Ostetricia e ginecologia del presidio sanitario della città capoluogo di provincia. La denuncia fa riferimento a quella che viene definita una situazione «cronica», caratterizzata dalla «mancanza dei requisiti minimi per poter affrontare ogni urgenza-emergenza». Proprio per questo i medici hanno quindi comunicato di voler declinare ogni responsabilità nel caso in cui si dovesse verificare «un qualsiasi danno alle pazienti e/o ai nascituri».
Un avviso, questo, che era già stato preceduto, nel gennaio scorso, da una richiesta di adeguamento della Sala parto del nosocomio, che gli stessi firmatari dell’esposto aveva inviato all’attenzione, anche in tal caso, dei vertici dell’Asp vibonese. L’istanza però non aveva avuto alcuna risposta, e da qui sarebbe maturata la presa di posizione odierna dei dirigenti del reparto Ostetricia e ginecologia, che hanno quindi deciso di denunciare agli organi giudiziari e ai rappresentanti del governo sul territorio la condizione precaria in cui sono costretti a svolgere le proprie funzioni.
In forza all’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia di Vibo ci sarebbero attualmente 10 dirigenti medici, ai quali si aggiunge un responsabile pro tempore, ma «di questi – si legge nell’esposto – uno risulta in congedo per malattia dalla fine di dicembre 2016 e in attesa del collocamento a riposo per pensione dal 1 gennaio 2018; due sono titolari dei giorni di permesso mensile ai sensi dell’art.33 comma 3 della legge 104/92 e per tale motivo sono anche esentati dalla reperibilità e dai turni notturni; un’altra esonerata dal medico competente per motivi di salute dalle reperibilità e dai turni notturni; attualmente soltanto sei dirigenti medici effettuano la turnistica attiva h24 con relative reperibilità notturne (doppia reperibilità notturna), ed uno di questi dirigenti medici è soltanto provvisoriamente spostato dal servizio Suem 118». Tuttavia il reparto, considerato un punto nascita di primo livello, fa registrare circa 1000 parti all’anno. «Ogni punto nascita, in quanto tale, ha le caratteristiche e le esigenze di un “Pronto Soccorso Ostetrico”, da cui derivano le necessità di un servizio assistenziale che garantisca la presenza 24 ore su 24, non solo di medici ostetrici-ginecologi, ma anche di pediatri-neonatologi, ostetriche, personale infermieristico, nonché di anestesisti. Tra le tante specialità medico-chirurgiche – proseguono i dirigenti medici del reparto – l’ostetricia-ginecologia, in particolare la sala parto, è quella a più alto rischio di urgenze-emergenze, e se l’assistenza non viene garantita con tutti i criteri di qualità ed efficienza, rispettando gli standard strutturali e organizzativi che ogni punto nascita richiede, la gestante e/o il nascituro possono facilmente incorrere a rischi molto seri se non letali».
I firmatari dell’esposto, invece, hanno ribadito come «il modulo minimo per poter garantire un’adeguata qualità assistenziale in un centro di I livello deve prevedere 12 unità di personale medico ostetrico-ginecologico, oltre il primario». Al punto nascita, inoltre, è «sempre connesso il reparto degenza, con gli ambulatori divisionali, e le urgenze-emergenze spesso sono contemporanee, a volte nella loro drammaticità, con necessità di intervenire al più presto per salvare gestante e/o nascituro: anche perché gli organici per i reparti di degenza ostetrica e ginecologica andrebbero calcolati a parte». Invece a Vibo si starebbe registrando «una grave carenza del personale medico attivo in sala parto, in sala operatoria, in reparto, e nei vari ambulatori specialistici, con inevitabile ripercussione negativa sull’assistenza a vari livelli».
«In quattro anni – si legge ancora nella denuncia – 4 dirigenti medici sono stati collocati a riposo per pensione, ed altri due previsti entro il 2018», tanto che i dirigenti medici di Ostetricia e ginecologia «sono costretti ad effettuare un numero di reperibilità di molto superiore al numero previsto dal vigente Ccnl e non possono ottemperare alle direttive europee sull’orario di lavoro e riposi (2003/88/CE), che dopo tanti anni anche in Italia dal 25 novembre 2015 doveva avere applicazione». Una condizione che porterebbe quindi il personale a non poter svolgere il servizio secondo la normativa vigente, determinando un «notevole stress psicofisico per gli operatori sanitari a discapito di una attenta e corretta assistenza alle pazienti, quando per la peculiarità delle patologie, il più delle volte a carattere di urgenza ed emergenza, si deve agire con lucidità e concentrazione». Una situazione, dunque, allarmante che potrebbe condurre presto all’insorgere di danni irreversibili per molti nascituri e numerose donne in gravidanza.
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