Stampa questa pagina
Venerdì, 11 Maggio 2012 13:03

Gerocarne, arrestato un 23enne: aveva armi destinate a delitti di 'ndrangheta

Scritto da
Letto 4819 volte
mini CAGLIOTI_DAMIANOSERRA SAN BRUNO - Aveva le armi addosso. Pronte a sparare, a rispondere colpo su colpo al fuoco delle cosche nemiche. I carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Serra, guidata dal capitano Stefano Esposito Vangone, ne sono convinti. Nuovi delitti di 'ndrangheta stavano per consumarsi nell'hinterland Vibonese. Nel territorio tra Sant'Angelo di Gerocarne, Stefanaconi e Piscopio la faida si era già palesata con l'omicidio di Fortunato Patania, 61enne con precedenti penali, titolare di un distributore di carburante, freddato nel settembre scorso mentre giocava a carte. Suoi parenti diretti sono Antonio e Cosimo Caglioti, padre e figlio, arrestati il 9 gennaio con armi pronte a colpire e con materiale in uso alle forze dell'ordine. E parente di Patania è anche Damiano Caglioti (foto), 23enne fratello di Cosimo, arrestato ieri mattina. In seguito ad una perquisizione, i carabinieri gli hanno trovato addosso una pistola con 12 cartucce nel caricatore, pronta a sparare. Inoltre, nella sua abitazione di Sant'Angelo di Gerocarne, in un'intercapedine del camino, il giovane tratto in arresto aveva nascosto un revolver calibro 38 privo di marca e matricola. Insieme a Damiano, ora detenuto nel carcere di Vibo, gli uomini dell'Arma hanno deferito in stato di libertà anche un suo dipendente, F.A., 48 anni.
"Le armi - scrivono i carabinieri di Serra - si ritiene fossero verosimilmente detenute al fine di consumare fatti delittuosi di ‘ndrangheta, riconducibili alle consorterie operanti nel territorio della provincia Vibonese, ipotesi suffragata anche dagli ultimi fatti di sangue verificatisi nella provincia di Vibo Valentia, nonché dallo stretto vincolo di parentela tra i Caglioti e la famiglia Patania". L'omicidio di Fortunato Patania, quindi, forse - è una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti - non è unicamente riconducibile all'uccisione di Michele Mario Fiorillo, agricoltore incensurato freddato nella campagne di Francica pochi giorni prima del benzinaio, che fu poi ucciso proprio mentre si celebravano i funerali di Fiorillo. La pista della vendetta è ovviamente plausibile, ma pare che dietro possa esserci in ballo il predominio su un territorio che da sempre, nella geografia della 'ndrangheta vibonese, si regge su equilibri fragilissimi e su accordi forse maldigeriti, che adesso potrebbero essere nuovamente saltati.

 

Articoli correlati (da tag)