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Sabato, 23 Giugno 2012 15:20

Tarabbo contro tutti: 'La sanità vibonese è un terreno di scontro politico. Mancano strutture, risorse e personale'

Scritto da Salvatore Albanese
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mini asp-viboÈ un fiume in piena l’ammiraglio Mario Tarabbo, ormai  ex direttore sanitario dell’Asp di Vibo, che nella conferenza stampa d’addio non risparmia nessuno: “La buona sanità è come un tavolo che si regge su 3 gambe: risorse economiche, strutture e personale. Se una sola di queste viene meno il tavolo cade. Nell’Asp di Vibo le risorse latitano, il personale è ridotto al lumicino, pericolosamente vicino al punto di rottura, oltre il quale si deve chiudere. Gli ospedali sono obsoleti e costosi, inadeguati anche sotto il profilo della sicurezza e la loro ristrutturazione è impossibile oltre che antieconomica, si possono mettere solo toppe. Lo Jazzolino è diventato ‘spoke’ ma ha cambiato solo la denominazione

, la struttura infatti è sempre quella, inadeguata ad ospitare le specializzazioni previste. Bisogna al più presto costruire un vero ospedale. Tropea non può assicurare i servizi indicati dal piano di rientro (ospedale generale con medicina e chirurgia h24) per forti carenze di personale ma anche strutturali, con una sala operatoria non a norma ed in cui non esiste una vera terapia intensiva post operatoria. La quantità e qualità degli interventi è nettamente inferiore a quanto previsto in un ospedale generale. Mentre il ‘San Bruno’ di Serra, indicato dal piano di rientro come ospedale di montagna, con medicina, day surgery, un posto di primo soccorso, nessun laboratorio e telemedicina radiologica – secondo Tarabbo –  ha beneficiato di una forzatura che ci ha permesso di lasciare un laboratorio, la radiologia e la fisioterapia”. Dichiarazioni lapidarie quindi sulle condizioni della sanità vibonese, che cozzano palesemente con quanto asserito dal Commissario Straordinario Scopelliti che ha recentemente dipinto un quadro in crescita ovunque per l’intera sanità regionale. Poi l’ammiraglio specifica: “La questione del personale è tragica, siamo quotidianamente costretti a rimodulare le presenze nei reparti per evitarne la chiusura, che però di questo passo si fa sempre più vicina”. Il Piano di Rientro ha bloccato assunzioni e turn over. Molte professionalità nel 2011 sono andate in pensione o sono emigrate in altre regioni o province senza che nessuno le abbia mai sostituite. “Il blocco del turn over dovrebbe durare fino al 31 dicembre prossimo, ma io ho qualche dubbio - asserisce l’ammiraglio - per il momento il personale è molto carente ed un quarto di quello in servizio ha delle limitazioni o gode dei benefici della 104, per cui non può lavorare di notte, in reperibilità o sollevare pesi. Quindi ben il 25% dice di avere il genitore ammalato, la zia che non sta bene o il bambino disabile da assistere, capisce? In Emilia è appena il 3%. Forse è l’aria”. Ciò determina una gestione quasi impossibile del personale, molti da tempo non vanno in ferie. “Quelli che lavorano sono, nel loro piccolo degli ‘eroi’. Ho trovato diversi medici valenti, alcuni stimati nel resto d’Italia e all’estero. Li ho trovati frustrati e depressi: meriterebbero ben altra situazione.”

Già da domani Tarabbo abbraccerà il suo nuovo incarico a Roma dove farà parte della commissione d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito, e potrà quindi, finalmente per lui, lasciarsi alle spalle le annose vicende dell’Asp vibonese di cui per circa 2 anni è stato direttore sanitario. Ma prima di andare via, l’ammiraglio vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa con la politica vibonese e lo fa senza mezzi termini, riferendosi in particolare al presidente della commissione sanità Nazzareno Salerno ed al senatore Bevilacqua che per tutto il corso della gestione hanno accusato Tarabbo di non aver agito per la discontinuità con il passato: “Sanno bene che non si può licenziare. Non è discontinuità spostare qualche dirigente. O si chiede discontinuità solo per giubilare un dirigente che non piace? Noi abbiamo piuttosto messo fine a quel via vai di politici. L’Asp è la maggiore azienda del Vibonese è perciò è per loro terreno di scontro, un gioco al massacro deleterio”. Poi conclude: “Andando via mi sento di augurare buona fortuna non solo ai vostri politici, ma soprattutto ai vibonesi”. Ne hanno davvero bisogno.

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