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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
«La Calabria è una regione il cui sistema pubblico si regge sul precariato, quando non sul lavoro nero come nel caso dei tirocinanti. Dopo 25 anni di sfruttamento e bocconi amari gli Lsu e Lpu calabresi sembravano a un passo dall’agognata risoluzione dei loro problemi. Invece la situazione appare tutt’altro che risolta!».
Lo scrive in una nota la Federazione pubblico impiego dell’Usb Calabria.
«Mentre si avvicina la data del 31 marzo 2021, scadenza della proroga concessa dal Governo ai Comuni per procedere alle stabilizzazioni - prosegue il sindacato - ancora sono diverse le amministrazioni che sono ferme al palo. E per tanti lavoratori che si sono visti finalmente stabilizzare il loro rapporto a tempo indeterminato, l’amara sorpresa di vedersi però ridotto l’orario di lavoro, fino anche a 15 ore settimanali, e di conseguenza lo stipendio mensile e la possibilità di mantenere dignitosamente la propria famiglia».
A giudizio dell’Usb «il governo regionale cerca di rimpallare tutte le colpe su quello nazionale, nell’eterno giochino dello scaricabarile. Ma mentre la Regione gioca questa carta, i “suoi” Lpu continuano a non venire stabilizzati mentre per gli Lsu, dopo aver fatto un concorso che prevedeva 26 ore di lavoro, si tenta una contrattualizzazione a 16 ore. A Roma la situazione non è certo migliore, e la folta delegazione calabrese pare non dire nulla rispetto a questa eterna vertenza, così come i referenti regionali di ministri e “correnti” varie fanno orecchie da mercante. Eppure, c’è bisogno di una risposta urgente che possa ridare fiducia nel futuro a questi lavoratori e a tutta la popolazione calabrese, perché se il pubblico stenta sono i cittadini a pagarne le conseguenze. La difficoltà cronica in cui versano le amministrazioni comunali calabresi, e meridionali in genere, è cosa nota, così come la totale insufficienza delle piante organiche della macchina pubblica che, a fronte di poche unità di lavoratori stabilizzati, vede il grosso della manodopera precaria e tirocinante».
L’Usb, dunque, è determinata a «riprendere la mobilitazione» per chiedere la «stabilizzazione del precariato storico, con contratti dignitosi e non con una manciata di ore settimanali, e soprattutto una nuova stagione di assunzioni nel pubblico impiego che possano rilanciare veramente la nostra regione».
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