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Venerdì, 28 Maggio 2021 16:03

I tirocinanti calabresi: «Discriminati sulla partecipazione ai concorsi pubblici»

Scritto da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo:

Da circa 10 anni, quasi 7000 persone svolgono lavoro nero, sottoforma di tirocinio, all'interno della Pubblica Amministrazione, senza alcun diritto e in sostituzione di personale negli enti locali, nella scuola, nella giustizia e nel Mic. Da circa 10 anni ci sentiamo dire che sono stati spesi soldi dei calabresi per formarci facendo passare in secondo piano il risparmio della pubblica amministrazione, poiché un laureato formato e inquadrato gli costerebbe quanto costano 20 tirocinanti laureati e formati. 

Idem dicasi per i colleghi che lavorano all'esterno e che se fossero assunti da una ditta per svolgere lo stesso lavoro per il pubblico costerebbero quattro volte il sussidio di un singolo tirocinante. Fatto il preambolo, ci sembra doveroso sollevare la questione dei famosi concorsi pubblici di cui molti si riempiono la bocca (politici e sindacati in primis). Facciamo due esempi banali per far capire alla popolazione che ci guarda, cosa non sia stato fatto negli anni (e il problema sussiste tuttora) per svuotare questi bacini di voti, dando dignità al calabrese che lavora e resiste con 500 euro senza ferie, malattie e contributi. La partecipazione all'ultimo concorso per l'assunzione di 2800 tecnici per il Sud prevedeva quale requisito di accesso la laurea (di qualsiasi tipo). La differenza in graduatoria era sostanzialmente data dalle esperienze di lavoro certificate nel settore pubblico.  Molti tirocinanti hanno potuto inviare la domanda per quasi tutti i profili ma non si sono potuti collocare in graduatoria, per svolgere la prova, perché quasi 10 anni di lavoro nero nel settore pubblico non hanno prodotto alcun punteggio a differenza dei contratti di collaborazione che invece rientravano nell'art. 6. Altro esempio è la domanda per la terza fascia del personale Ata. Il famoso tirocinio (lavoro nero di cui tutti sanno e parlano ma nessuno interviene) non viene considerato ai fini del punteggio e molti colleghi hanno lavorato e lavorano nelle scuole. 

Detto ciò, chiediamo che intervengano i cari parlamentari che siedono a Roma e si ponga fine a questo sfruttamento di competenze e forza lavoro che non è riconosciuta neanche a titolo di punteggio qualora qualcuno volesse far risparmiare (ironicamente) la Regione Calabria o il Governo. 

I tirocinanti calabresi