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Direttore responsabile: Bruno Greco
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Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
«Per gli lsu-lpu calabresi si rischia che il traguardo storico della loro stabilizzazione, suoni come una vera e propria beffa». È quanto dichiarano in una nota il segretario nazionale Uiltemp Gianvincenzo Benito Petrassi e i segretari regionali Uiltemp Calabria Luca Muzzopappa e Stefano Princi.
«Quello che sta accadendo - affermano i sindacalisti - è che i contributi all’assunzione, sia governativi che regionali, vengano utilizzati come unica base di calcolo per le ore lavorative degli stabilizzati, cosicché molti lavoratori si trovano, finalmente, sì con contratti a tempo indeterminato, ma a 18 o addirittura 14 ore, con retribuzioni di circa 600 euro, rispetto alle 900 che ricevevano da precari». A giudizio della Uiltemp «se da una parte lo Stato ha concesso agli enti sia risorse che deroghe normative per consentire la stabilizzazione dell’intero bacino, dall’altra solo pochissimi enti hanno riconosciuto una integrazione con propri fondi fino ad arrivare a orari e livelli salariali giusti. È bene ricordare che sono proprio gli enti utilizzatori che da ormai due decenni si servono, a costo zero, di questi lavoratori per erogare servizi essenziali sia nel campo amministrativo che manutentivo o della raccolta rifiuti e di tutte quelle attività che rendono vivibili le nostre comunità».
Proprio alla luce di questo, la Uiltemp insiste «con l’appello a tutti gli enti utilizzatori che abbiamo già espresso il primo gennaio del 2021 attraverso gli organi di stampa, affinché la contrattualizzazione avvenga per almeno 26 ore settimanali, riconoscendo ai lavoratori uno stipendio dignitoso e non, come sta invece accadendo, una perdita economica rispetto alla condizione di precari o di sussidiati. Una situazione che spesse volte i lavoratori hanno dovuto accettare con riluttanza, viste le scadenze normative che imponevano la firma dei contratti a fronte del rischio di essere tagliati fuori dal percorso. Ma come Uiltemp rigettiamo questa logica e il ricatto che ne sta alla base».
Secondo i sindacalisti «occorre dunque che gli enti che hanno stabilizzato questi lavoratori reinvestano sul predetto personale le risorse derivanti dai numerosi pensionamenti ordinari e di Quota 100, che nel frattempo si sono registrati, per aumentare le ore del personale ex precario, ancor prima di procedere ad eventuali nuovi reclutamenti. Ma occorre anche che il Governo e la Regione aiutino quegli enti in reale difficoltà economica, prevedendo una integrazione fino a raggiugere livelli dignitosi di reddito. Nel contempo, non possiamo dimenticare che circa 500 di questi lavoratori ancora precari, sparsi nei vari enti, a ormai venti giorni dal termine ultimo per la contrattualizzazione del 31 marzo, non sanno che fine faranno, e per i quali, come sindacato ci stiamo impegnando affinché a tutti siano date prospettive vere e autentiche di serenità lavorativa e sociale».
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