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Mercoledì, 12 Agosto 2015 17:02

Rosi-Scura-Oliverio, il teatrino della sanità. C’è ancora tempo per continuare a perdere tempo?

Scritto da Salvatore Albanese
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È la solita messinscena. Uno scaricabarile come i tanti, troppi, a cui la politica ci ha abituato in questi ultimi anni. In particolar modo se si pensa a tutto quello che si è registrato a discapito di un comparto cruciale come è quello della sanità. Ieri l’ennesimo capitolo di una saga ormai infinita e che, questa volta, vede protagonisti personaggi di ogni livello istituzionale e di ogni partito, pronti a cambiare tutto – scriveva Tomasi di Lampedusa – affinché nulla cambi.

A Cosenza, ieri, il commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, Massimo Scura, ha incontrato i quattro sindaci dei comuni calabresi con ospedali di montagna. Tra questi anche Bruno Rosi, preoccupato e “sospettoso” a margine di un incontro che, pare, non lo ha affatto tranquillizzato, tanto che, appena rimesso piede a Serra San Bruno, ha chiamato tutti i primi cittadini del distretto sanitario all’ennesima adunata: convocazione d’urgenza dell’Assemblea dei sindaci, anche di quei sindaci che – al pari di Rosi – per lunghi 4 anni sono rimasti in silenzio di fronte alla spoliazione, massiccia, di servizi che l’ex governatore e commissario Giuseppe Scopelliti, infliggeva al nosocomio serrese. Via reparti, via personale, via posti letto, ma Rosi restava lì, raccolto in un angolo, in silenzio. Non avrebbe potuto spendere parole a tutela del presidio montano come fa invece oggi, perché altrimenti avrebbe dovuto andare contro Scopelliti e contro l’allora presidente della commissione Sanità, Nazzareno Salerno. C’è tempo ora per rifarsi. Adesso che la Regione è a “sinistra” e, senza remora alcuna, si può chiamare i collegi sindaci alla riscossa.

Si riuniranno allora i sindaci, lo faranno per l’ennesima volta, perché serve un’azione condivisa forte e ne usciranno fuori con la deduzione che il problema e prettamente politico. Allora, ancora una volta, partoriranno una tonante lettera aperta, e – validata all’unanimità o quasi – la spediranno al presidente della Regione, Mario Oliverio, additato anche lui – ed è vero – come responsabile politico dell’ennesima penalizzazione imposta agli ospedali di montagna. Il pallino passerà allora alla Regione e a sua volta, come tutte le altre volte, Oliverio – che tanto avrebbe voluto, invano, avere in mano le redini della sanità – non potrà che appellarsi a Massimo Scura, mandato direttamente dal governo Renzi in Calabria proprio con l’intenzione – ormai chiara – di sprangare definitivamente i portoni dei “piccoli” ospedali. E così, per la buona pace di tutti, la pantomima classica del “cane che si morde la coda” sarà, per l’ennesima volta, completa.

Ricapitoliamo. Scura convoca i sindaci e gli comunica che ormai per gli ospedali di montagna c’è poco da fare; i sindaci si riuniscono e dopo ore di “camera di consiglio” si appelleranno ad Oliverio; Oliverio che non può decidere nulla sulla sanità tornerà, di nuovo, da Scura. Come il Gioco dell’Oca si ripassa dal via, ciclicamente, ormai a giorni alterni. Il valzer della sanità, commissario-sindaci-governatore, è già diventato il tormentone dell’estate, in cima a qualsiasi hit parade dell’immobilismo politico-amministrativo. La politica continua a rincorrere se stessa in un gioco fra le parti che vede protagonisti accusatori ed accusati scambiarsi di ruolo a stagioni alterne. «Oggi sono all’opposizione e mi scaglio contro chi governa, semplicemente perché ha fatto quello che prima ho fatto io quando ero in maggioranza: ossia nulla» ci racconterebbero i nostri rappresentanti, di ogni ordine e grado, se solo potessimo leggerne i pensieri. Intanto il “San Bruno” – come gli altri ospedali di montagna – lentamente, tassello dopo tassello, si sfalda. C’è ancora tempo per continuare a perdere tempo?