Sabato, 15 Dicembre 2018 22:57

Pranzo di solidarietà di Libera con i familiari delle vittime innocenti del Vibonese

Scritto da Redazione
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«Le mani si stringono forte, si guardano negli occhi e senza parlare si dicono un mare di parole, si abbracciano in una stretta che sembra eterna e si guardano, di nuovo, con i visi bagnati e gli occhi stracolmi di dolore ma al contempo pieni di speranza. Sono madri. Mamma Teresa, la mamma di Giuseppe Russo, Luigia, la mamma di Stefano Piperno, Marzia, mamma di Francesco Prestia Lamberti ed Elsa, mamma di Francesco Vangeli».

Sabato 15 dicembre si è tenuto il pranzo “Sapori della Legalità” nei locali dell’Istituto Alberghiero di Vibo Valentia, giornata fortemente voluta da Libera Vibo nella persona del Referente Provinciale Giuseppe Borrello e dall’Associazione Slow Food, nella persona del Presidente Fausto Marino e dal dirigente scolastico Pasquale Barbuto. Un momento, in avvicinamento del Santo Natale, di incontro e condivisione tra i familiari delle vittime innocenti del territorio vibonese e le Istituzioni, dove i ragazzi dell’Istituto, guidati dallo chef Pino Cardamone e dal validissimo staff degli insegnanti rappresentati dal professor Fausto Raniti, hanno cucinato i prodotti coltivati sui terreni confiscati alle mafie e quelli tipici del nostro territorio. Come raccontato dagli organizzatori, è stato un modo questo, rispettando le tipicità proprie della scuola, di portare un messaggio di lotta alle mafie alternativo che parta dal tenere in mano le arance offerte dalla cooperativa Valle del Marro, lavorarle e utilizzarle per la creazione di una torta, al versare il vino prodotto sui terreni confiscati del Salento, nei calici dei familiari delle vittime innocenti della ‘ndrangheta  presenti,  Martino Ceravolo, papà di Filippo, Guido, Marzia e Giuseppe, i genitori e il fratello di Francesco, Luigia e Gregorio, i genitori di Stefano, Teresa e Orlando, i genitori di Pino, accompagnati da Matteo Luzza, fratello di Pino e referente regionale di Libera Memoria, ed Elsa, Federico, Marco e Mariangela, la mamma e i fratelli di Francesco. «Messaggio forte – si legge in una nota – che va a sgretolare anche quella barriera che spesso si frappone tra i giovani e lo Stato. I ragazzi infatti, servendo le diverse portate alle autorità che hanno preso parte, nella persona del Prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri, del Questore di Vibo Valentia, Andrea Grassi e del comandante della capitaneria di Porto, Giuseppe Spera, hanno avuto modo di capire che sotto la divisa ci sono gli uomini, quegli uomini che si emozionavano anche solo incrociando lo sguardo dei familiari e hanno visto da vicino, senza mitizzazioni, il volto di uno Stato che lotta quotidianamente per dare una storia nuova alla nostra terra e per difendere il nostro futuro».

«È stato un momento – si legge ancora – dalle emozioni forti e diverse, il dolore nella voce rotta delle madri e dei padri che hanno ferite inguaribili, la gioia dell’incontro, della consapevolezza di non essere soli, la bellezza dell’impegno condiviso, del ritrovarsi insieme, dalla stessa parte con un grande obbiettivo quello di continuare a dare voce a chi non c’è più ma continua a vivere nei cuori di chi crede, che una terra diversa sia possibile. Indescrivibile i colori delle voci, dei gesti, di vita, quella vita che la ‘ndrangheta ha strappato via nel fiore degli anni ma che i familiari continuano a rigenerare giorno dopo giorno, attraverso la loro resilienza, attraverso il loro cuore, attraverso quell’immenso dolore che è diventato impegno e coraggio della testimonianza».

Gli organizzatori hanno spiegato poi come La tavola sia sacra, inviolabile, e ancora di più al Sud, per il retaggio culturale che ci accompagna, è il simbolo della casa e della famiglia, quella grande famiglia che Libera sta costruendo tassello dopo tassello, con umiltà ma anche con determinazione, quel luogo in cui nessuno deve sentirsi solo, quel luogo in cui il dolore diventa collettivo, in cui la speranza la si alimenta stringendosi per mano, in cui ad ogni lacrima deve seguire un sorriso, quel luogo in cui nessuno deve essere dimenticato.

«Pino, Francesco, Stefano, Filippo, Francesco erano insieme a noi, le loro voci sono nelle nostre coscienze, le loro storie nelle nostre memorie, la loro gioia di vivere continua al di là della morte, perché è la vita che vince, ed è la vita che vogliamo testimoniare attraverso il lavoro di una memoria viva e scomoda che possa infrangere il muro del silenzio e dell’omertà, che possa farci rialzare la testa calpestando l’indifferenza e la rassegnazione e che possa farci sentire tutti e tutte responsabili per la società che siamo e che vogliamo essere».

Infine gli organizzatori hanno voluto ringraziare tutti coloro i quali hanno dato un contributo per la realizzazione della giornata, le autorità intervenute, la Scuola, i docenti, ma soprattutto i ragazzi, la cooperativa Valle del Marro di Polistena per avere offerto i loro prodotti e la Dolciaria Fiorindo di Serra San Bruno per le prelibatezze donate.

Un grazie è stato indirizzato anche al maestro Franco Arena per la sua musica e ai giovanissimi Francesco, Alessandro, Gianfranco, Antonio e Vincenzo del gruppo di musica popolare Sonu Anticu.

«Non ci sono parole – hanno dichiarato infine – per ringraziare i familiari delle vittime innocenti che ci insegnano ogni giorno, cosa vuol dire Amare».

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