Il libro, pubblicato da Falco Editore, sta registrando riscontri molto positivi sia dalla critica sia in termine di vendite. Ciò perché tratta, con schiettezza e semplicità, la vita quotidiana all'interno delle carceri italiane e il duro lavoro della polizia penitenziaria, spesso sottovalutato o non tenuto proprio in considerazione dal pensare comune.
L'opera è il percorso lavorativo dell'autore, che lascia la terra natia calabra per Montorio Veronese e Chiavari, passando poi per il centro addestramento di Roma e la prima esperienza lavorativa vera e propria al carcere di Pavia, trasferito quindi di nuovo in Calabria all'Istituto per minorenni di Catanzaro e attualmente in servizio al carcere di Vibo Valentia.
Il filo conduttore del libro è il dentro e il fuori. Caratterizzato dal flusso ininterrotto di pensieri di Dario Esposito e da una tensione comunque sempre presente nella vita lavorativa dell'autore. Che racconta anche episodi reali di particolare suspense, fra i quali: una rissa fra detenuti, la scorta di un pericoloso recluso presso un'aula bunker, l'evasione di un galeotto.
Ha scritto Francesco Lo Piccolo (Huffington Post): «Soprattutto è un libro che denuncia il processo di rimozione del carcere da parte della società un luogo da tenere lontano, dove isolare il male e buttare la chiave, dove i detenuti non sono più persone e dove anche gli stessi agenti patiscono lo stesso pregiudizio e vengono considerati o aguzzini o corrotti. Alla fine questo "Oltre le sbarre"... tra vertigini e paracadute... è un libro sulla speranza dove al centro di tutto c'è l'uomo, le sue sfumature, i suoi errori, il suo coraggio, le sue responsabilità. L'essere e il dover essere. Senza eroi e senza effetti speciali. Solo un po' di verità. E per questo lo consiglio».
E Maurizio Tortorella (Panorama): «Dal libro emerge un grido, un appello, un’esortazione: superare le sbarre del pregiudizio per afferrare la verità sfuggente, un obiettivo che l’autore cerca mettendo in risalto debolezze, paure e fragilità. Nel libro emergono pezzi di vita vera. E che vita: raggiungere un‘aula bunker per un processo ad alto rischio, sorvegliare un detenuto che ha appena cercato di uccidersi in cella, provare a gestire i sussulti dell’animo che vacilla fra dentro e fuori. Il libro di Esposito narra anche la varia umanità della popolazione detenuta. Non ci sono dita puntate né barricate, è un venir fuori di emozioni e sentimenti propri a tutti gli esseri viventi in quanto tali».
Alla presentazione del libro, segue l'aperitivo dei Sognatori.