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Mercoledì, 01 Luglio 2015 15:09

Provincia, fondi illegittimi ai gruppi: chiesto il processo per ex amministratori e dirigenti

Scritto da Redazione
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Il pm della Procura di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque ex amministratori della Provincia di Vibo, ai quali si aggiungono due dirigenti dello stesso ente di palazzo ex Enel, coinvolti nell'inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari avviata nel novembre 2012.

Le richieste sono state formulate all’indirizzo dell'ex presidente della Provincia, Francesco De Nisi; dell'ex presidente del Consiglio provinciale, Giuseppe Barilaro; degli ex consiglieri Giuseppe Raffele, Carlo Brosio e Giuseppe Condello e dei funzionari Armanda De Sossi (responsabile pro tempore del servizio finanziario) e Antonio Vinci (a capo invece del settore organi istituzionali dell'ente). L'altro indagato, Francesco Filippis, anch'egli ex consigliere provinciale, è invece deceduto nell'aprile scorso all'età di 63 anni a seguito di una lunga malattia. 

Originariamente ad essere iscritti nel registro degli indagati erano stati in 33, ma ben 25 di questi si sono visti stralciare le rispettive posizioni, fino a giungere dunque oggi alle sette richieste di rinvio a giudizio. 

Le indagini erano state avviate in seguito alla scoperta di un cospicuo ammanco nelle casse dell’ente, posto in essere dalla dipendente Mirella Currò, che sta collaborando nel processo attualmente in corso rendendo agli inquirenti particolari dimostratisi cruciali per acquisire ulteriori informazioni sulla gestione “allegra” dei conti dell’ente, in cui era emersa anche una “distrazione” di alcuni fondi in bilancio in realtà destinati a finanziare attività afferenti al comparto anti-racket.

Per quel che concerne, invece, l’inchiesta sui fondi a disposizione dei gruppi consiliari, in tal caso le somme sarebbero state destinate per fini non istituzionali, contrariamente alla destinazione di utilizzo.

Nello specifico – secondo quanto riportato nell'edizione odierna del “Quotidiano del Sud” – Barilaro, Raffaele e Condello dovranno rispondere del reato di falsità ideologica in concorso, in quanto, nel verbale della conferenza dei capigruppo del 31 agosto 2010, avrebbero «falsamente attestato che i fondi assegnati ai gruppi consiliari a seguito dell'ultima variazione di bilancio di previsione per l'anno 2010, fossero di 73mila euro». Accusa, questa, della quale dovrà rispondere anche Brosio, però con riferimento al verbale del 7 dicembre successivo. Dovrà rispondere dell'accusa di falso anche il dirigente Vinci, il quale, invece, nella determina di impegno di spesa del 5 ottobre 2010, avrebbe attestato che la somma di 73mila euro «trovava la copertura sull'intervento del bilancio per l'esercizio finanziario dello stesso anno, omettendo ogni controllo e verifica». A questo si aggiunge, però, l'aggravante di «aver commesso il reato per conseguire profitto e abusando delle relazioni d'ufficio intercorrenti con i responsabili e dipendenti del settore finanziario dell'ente». Inoltre – sempre secondo quanto riferito dal giornalista Gianluca Prestia – tutti dovranno rispondere del reato di peculato in quanto, anche tramite condotte omissive, avrebbero agevolato l'appropriazione da parte degli effettivi beneficiari delle somme portate dai singoli mandati per gli stessi 73mila euro. Contestazioni, queste, che riguardano inoltre sia l'ex presidente dell'esecutivo di palazzo ex Enel che la funzionaria Armanda De Sossi, responsabile pro tempore del servizio finanziario proprio nel periodo in cui sono stati emessi i titoli di spesa. 

In particolar modo, pare che il primo avrebbe indotto la De Sossi a «sottoscrivere e ad utilizzare le risorse in assenza della previsione di bilancio e la dirigente dell'ente avrebbe a sua volta individuato le somme da impiegare sottoscrivendo i mandati di pagamento alle determine a firma di Vinci, emessi a favore dei soggetti indicati dai singoli membri dei gruppi consiliari». 

Spetterà, adesso, al gip stabilire la data dell'udienza preliminare che vedrà comparire in Tribunale i sette indagati nell'inchiesta sui fondi ai gruppi consiliari della Provincia di Vibo Valentia.