Si tratta di Antonio Pantaleone Gullà, considerato dagli inquirenti l'esecutore materiale dell'omicidio; Fiorito Procopio e Michele Lentini, presunti mandanti dell'agguato; Vincenzo Bertucci, che si sarebbe occupato dell'organizzazione logistica. Figura solo come indagato, invece, il collaboratore di giustizia Bruno Procopio, figlio di Fiorito, che si è autoaccusato di essere alla guida della moto che avrebbe accompagnato e fatto fuggire Gullà.
Rombolà fu ucciso in un tratto di spiaggia libera il 22 agosto del 2010 da una persona che, mascherata con un casco da motociclista, gli sparò contro quattro colpi di pistola calibro 7.65. Una volta portato a termine il compito che gli era stato affidato, il killer si era poi allontanato a bordo di uno scooter 125, che era stato rubato qualche mese prima a Catanzaro – condotto, secondo le dichiarazioni dello stesso pentito, da Bruno Procopio – poi ritrovato incendiato a pochi metri dal luogo del delitto, nei pressi dell'ex camping “Le Giare”.
L'omicidio di Rombolà si inquadrerebbe nell'ambito della cosiddetta "seconda faida dei boschi" che, in questi anni, ha coinvolto le cosche di 'ndrangheta attive nel territorio compreso tra il Soveratese, la Locride e le Serre.