A rendere un’ampia confessione rilasciata spontaneamente è stato l’autore dell’omicidio, il commerciante Giuseppe Zangari, 46enne, residente a Brognaturo ma titolare di un’attività commerciale proprio a Spadola, compare d’anello e pertanto intimo conoscente di Lacaria.
Zangari, accompagnato dal suo legale, ieri pomeriggio si è dunque presentato alla caserma dei carabinieri di Serra San Bruno e – nell’ambito di un approfondito interrogatorio reso spontaneamente anche alla presenza del pm della Procura di Vibo, Filomena Aliberti – ha indicato il punto esatto in cui si era liberato del cadavere di Lacaria, un dirupo di oltre cinque metri d’altezza sito in località “Scaglione” nel cuore della “Lacina”, estesa zona boscata tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro a cavallo tra i territori dei comuni di Brognaturo e Cardinale.
Il punto del ritrovamento di ieri è stato quindi indicato dallo stesso Zangari, e lunghe sono state le operazioni condotte dai carabinieri di Serra San Bruno e da diversi squadroni dei vigili del fuoco per tentare di recuperare il corpo. Sul posto, attorno alle ore 20, era arrivato anche il medico legale incaricato dalla Procura di Vibo Valentia, Katiuscia Bisogni.
Il corpo in evidente stato di decomposizione è stato poi, nella stessa serata, trasferito a bordo di un carro funebre presso l’obitorio dell’ospedale Iazzolino di Vibo Valentia, per l’esame necroscopico volto a chiarire le cause della morte. Il riconoscimento di Lacaria era comunque stato effettuato fin da subito dai familiari, in particolare dal primo cittadino di Spadola, Giuseppe Barbara, cugino di primo grado di Lacaria, che, presente sul posto del ritrovamento, aveva riconosciuto gli indumenti indossati dal commercialista al momento della scomparsa.
Nell’ambito di una conferenza stampa tenuta questa mattina presso il Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, alla presenza del pm Filomena Aliberti; del procuratore facente funzioni, Michele Sirgiovanni; del comandante provinciale dei carabinieri, Gianfilippo Magro; del comandante del nucleo investigativo di Vibo, Valerio Palmieri; del capitano della Compagnia di Serra San Bruno, Mattia Ivano Losciale e del maresciallo Massimiliano Staglianò del comando del Nucleo investigativo di Serra San Bruno, sono stati resi noti ulteriori dettagli della vicenda e delle indagini operate in questi 19 giorni.
«Siamo intervenuti nell'immediato con il massimo delle forze e della professionalità – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri Gianfilippo Magro – lavorando su due direzioni: cercare la persona scomparsa, anche grazie alla partecipazione dei cani molecolari giunti da Bologna, e continuare, assieme ai Ris di Messina, con la conduzione delle indagini volte a fare luce sul caso» che inizialmente però si erano concentrate su un potenziale sequestro di persona. «Ritengo – ha aggiunto Magro – che questa pressione da parte dell'Arma abbia favorito il risultato di oggi». Il pubblico ministero Filomena Aliberti si è invece soffermato sull’indagine, nata a seguito della scomparsa di Lacaria e approfondita ieri grazie alle dichiarazioni rese da Zangari: «È stato lui ad indicarci il posto del ritrovamento e ulteriori elementi dimostratisi importanti per i risultati che inizialmente non si pensava potessero arrivare. Cosa che però alla fine è avvenuta».
Il procuratore Sirgiovanni ha invece ribadito come la confessione di Zangari sia stata resa possibile anche grazie «all'ausilio di personale qualificato, che è arrivato a mettere il soggetto con le spalle al muro, dopo aver inserito il caso nel giusto quadro investigativo». Ancora il pm Aliberti ha poi spiegato come «la ricostruzione del fatto è allo stato basata sul racconto di Zangari ed è pertanto ancora tutta da verificare. Nel luogo dove è stato ritrovato il cadavere – ha aggiunto il pm – c'è stata una lite e qui con un bastone Zangari avrebbe colpito Lacaria. Il resto della dinamica va comunque approfondito e verificato» ha ribadito ancora Aliberti. Sarebbe stato, secondo il racconto di Zangari, proprio Lacaria a chiedere, a quello che da lì a poco sarebbe stato il suo assassino, di raggiungere il posto in località “Scaglione” dove si sarebbe verificato il litigio e il conseguente omicidio a colpi di bastone. Fatto, anche questo, tutto da verificare.
Ancora il pm ha spiegato come il caso del pesticida ingerito da Zangari sotto minaccia armata da parte di due persone a volte coperto – così come lo stesso commerciante aveva raccontato nel giorno successivo alla scomparsa – sarebbe frutto di «una messa in scena» operata dallo stesso Zangari «nel tentativo di allontanare i sospetti». In chiusura il capitano Mattia Ivano Lasciale ha spiegato come per arrivare alla reale ricostruzione della vicenda e alla effettiva dinamica dell’omicidio bisognerà prima «attendere l'esito dell'esame autoptico». Quel che pare certo è che il bastone con cui Zangari ha raccontato di aver colpito Lacaria non è stato ancora ritrovato.
Per Zangari – che ha raccontato agli inquirenti di aver agito da solo e che adesso si trova recluso presso il carcere di Vibo – i reati contestati sono quelli di omicidio e di false informazioni rese al pubblico ministero.
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