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La Corte d’assise d’appello di Catanzaro, presieduta da Marco Petrini, ha ridotto a 14 anni la pena nei confronti di Giuseppe Zangari, 47enne di Brognaturo, che era stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 17 anni e 4 mesi di pena per l’omicidio dell’amico e compare d’anello Bruno Lacaria. Quest’ultimo, commercialista di professione, era stato trovato morto in una zona boscata della Lacina il 27 febbraio 2017, venti giorni dopo la denuncia della sua scomparsa. Di Lacaria, 52enne residente a Spadola, si era infatti persa ogni traccia a partire dall’8 febbraio 2017.
Zangari, nelle ore immediatamente successive alla scomparsa, aveva simulato un’aggressione da parte di due persone a volto coperto che a suo dire lo avevano costretto a ingerire del pesticida in prossimità di un magazzino di sua proprietà. Una dinamica che in realtà non aveva mai convinto gli inquirenti, tanto che venti giorni dopo era stato proprio Zangari a confessare spontaneamente il delitto. In quell’occasione l’uomo aveva anche indicato ai carabinieri di Serra San Bruno il luogo esatto in cui trovare il cadavere di Lacaria.
L’omicidio – sempre secondo il racconto di Zangari – sarebbe avvenuto al culmine di una dura colluttazione e il colpo fatale sarebbe stato inferto al commercialista all’altezza del capo con un bastone, mai però rivenuto dagli inquirenti. Il motivo della lite – sempre secondo quanto dichiarato dal 47enne difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli, Michele Ciconte ed Enzo Galeota – riguarderebbe un debito contratto con la vittima, divenuto nel tempo sempre più pesante e complicato da saldare.
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