«In questi otto anni – ha detto il procuratore, secondo quanto riportato dall'Ansa - ho sempre cercato un confronto aperto e un dialogo costante con le autorità civili, militari, religiose e con il mondo della autonomie locali».
Poi una speranza rivolta alla società vibonese nella quale, a giudizio di Spagnuolo, «ci sono germogli preziosi la cui crescita si ha il dovere di favorire: le persone che animano eventi culturali di assoluto rilievo; il mondo dell'associazionismo e quello della scuola, vera e propria élite nel senso 'gramsciano' del termine». L'ormai ex procuratore della Repubblica di Vibo ha rivolto un saluto anche «agli amici del Circolo del tennis, che hanno alleviato - ha detto - la malinconia di molte serate lontano dagli affetti più cari; al Foro vibonese e tutti gli esponenti degli ordini professionali presenti; alle forze dell'ordine, spesso rimaste in ombra; ai componenti delle sezioni di Polizia giudiziaria della Procura che, malgrado l'insufficienza degli organici, hanno affrontato indagini complesse con esiti felici, sviluppando professionalità eccellenti; ai carabinieri della mia scorta, con cui ho trascorso momenti difficili, ma molti altri me li hanno evitati». Quindi il ringraziamento ai colleghi - e, in particolare a Roberto Lucisano e Fabio Regolo, in forza, attualmente, rispettivamente alla Corte d'appello di Reggio Calabria e alla Procura della Repubblica di Catania – e il «saluto commosso» ai suoi più stretti collaboratori, a tutti i sostituti che si sono avvicendati in questi anni «e infine - ha concluso Spagnuolo - alle mie giovanissime colleghe».