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Giovedì, 27 Febbraio 2020 09:48

L'arsenale della ‘ndrina “Pardea-Ranisi” doveva servire a uccidere il latitante Pugliese, 4 arresti a Vibo

Scritto da Redazione
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Da sinistra: Antonio Chiarella, Bartolomeo Arena, Domenico Oppedisano e Domenico Camilló Da sinistra: Antonio Chiarella, Bartolomeo Arena, Domenico Oppedisano e Domenico Camilló

Nelle prime ore della mattinata, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda del capoluogo, nei confronti di quattro persone: si tratta di Francesco Antonio Pardea, Marco Ferraro, Filippo Di Miceli (già tratti in arresto nell’operazione “Rinascita-Scott” e tutti appartenenti alla locale di Vibo Valentia-‘ndrina “Pardea-Ranisi”) nonché la moglie di quest’ultimo, posta ai domiciliari. 

Le indagini hanno chiuso il cerchio relativamente ai due ingenti ritrovamenti di armi avvenuti il 20 ottobre 2019 e il 6 febbraio 2020, quando i militari del Comando provinciale di Vibo Valentia e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria hanno rinvenuto, sigillato all’interno di alcune pareti, un vero e proprio arsenale composto da fucili automatici, pistole, munizioni e giubbetti anti-proiettili. 

Le investigazioni hanno consentito di accertare che le armi ritrovate costituivano l’arsenale della ‘ndrina “Pardea-Ranisi” e che sarebbero dovute essere utilizzate per l’esecuzione dell’omicidio di Rosario Pugliese, attualmente latitante e appartenente alla contrapposta ‘ndrina “Cassarola”.  

Di assoluto rilievo nelle acquisizioni investigative e del tutto confirmatorie delle risultanze dell’operazione “Rinascita-Scott” relativamente al collegamento della locale di Vibo Valentia con il crimine di Polsi, è l’incontro monitorato nel 2009 tra gli esponenti di vertice della locale di Vibo Valentia Bartolomeo Arena, Domenico Camillò e Antonio Chiarella con Domenico Oppedisano, soggetto tratto in arresto a seguito dell’operazione “Crimine” e ritenuto il vertice indiscusso della ‘ndrangheta.

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