Un «crescente inquinamento», causato non solo dai «rifiuti abbandonati da cittadini irresponsabili», ma soprattutto dalle «discariche abusive, dismissioni di stabilimenti inquinanti, smaltimenti irregolari, rifiuti tossici e siti contaminati e non bonificati», che rappresentano un «pesante fattore di rischio per la salute umana, della fauna e della flora».
Di questo e altro si è parlato nel corso di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi tra il presidente dell’Arci Caccia e Pesca di Vibo Valentia Domenico Pitimada, l’assessore regionale all’Ambiente Sergio De Caprio e lo staff di quest’ultimo, composto dall’ingegnere Gianfranco Comito e da Donatella Cristiano.
Pitimada ha esposto le «tante iniziative» realizzate dall’associazione, non solo sulla caccia e la pesca, ma anche per la tutela del territorio, dell’Habitat e per la promozione dell’ambiente, convegni, esercitazioni di Protezione civile, attuando «collaborazioni e sinergia con i partner: Arpacal Vibo, carabinieri forestali di Mongiana, Consorzio di Bonifica, Associazioni, Comuni e CSV».
Inoltre, il presidente dell’Arci Caccia e Pesca di Vibo ha citato l’«esperienza di monitoraggio di rifiuti abbandonati in alcune località del Vibonese», dalla quale è derivato un «maggiore e più approfondito impegno su temi quali la difesa del territorio e dell’ambiente, l’aumento di patologie tumorali in rapporto all’inquinamento, il crescente e convinto bisogno di salute, l’aumento della pessima abitudine di gettare rifiuti nei posti più impensati: dirupi, sotto i ponti e nei fiumi e gravi danni all’ambiente terrestre, fluviale e marino con i rifiuti trasportati al mare dalle piogge invernali; vere bombe a orologeria».
Pitimada - riferendosi alla «correlazione tra aumento di patologie tumorali e aree inquinate, sempre più avvertita tra la popolazione e avvalorata da autorevoli studi e osservazioni, sempre più condivisi e alla base della Dichiarazione della Conferenza su Ambiente e Salute di Ostrava (Repubblica Ceca), del giugno 2017, tra i ministri dell’Ambiente e della Salute dei 52 Paesi della Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità» - ha sottolineato l’«importanza dell’indagine sulle aree contaminate da bonificare, quale utile ricerca per avviare lo Studio Epidemiologico della popolazione residente nei siti contaminati della Calabria, attraverso la sinergia delle strutture sanitarie e ambientali regionali e l’Istituto Superiore di Sanità, in linea con la Dichiarazione di Ostrava». Proseguendo, ha espresso l’auspicio che «il progetto di Studio, presentato ai Dipartimenti Sanità e Ambiente, ai commissari alla Sanità, ancora “inattuato”, pur avendo ricevuto unanime apprezzamento, possa essere attuato in tempi brevi con un percorso virtuoso di studio e bonifica dei siti contaminati. L’indagine - ha detto Pitimada - oltre a garantire il diritto primario della salute, tutelata dall’articolo 32 della Costituzione, avrebbe il pregio, attraverso il risanamento di quei luoghi, d’impiegare ricercatori, maestranza specializzata e tecnologia avanzata, quindi sviluppo, ma soprattutto di salvaguardare territorio e ambiente (habitat), necessario e utile all’uomo, alla fauna e alla flora». Pitimada, al fine di «rafforzare l’azione», dettata dalla necessità di «maggiore vigilanza, e di renderla più incisiva e performante», ha chiesto all’assessore regionale all’Ambiente il «rilascio dei decreti GEV per i volontari e il riconoscimento di associazione di promozione ambientale».
De Caprio, dal canto suo, mostrando «apprezzamento» per le iniziative compiute dall’associazione, ha manifestato «compiacimento e disponibilità a favore delle motivate richieste», ricordando che l’«Assessorato è quello preposto alla difesa, tutela e promozione dell’ambiente».