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Il gip di Vibo Valentia Marina Russo ha concesso i domiciliari al dipendente comunale Francesco Trecate, di 62 anni, e al figlio Salvatore (38), arrestati lo scorso 8 febbraio con l'accusa di aver profanato le tombe e distrutto i cadaveri per lucrare sulla carenza di posti nel cimitero di Tropea. La decisione, scrive l’Ansa, supportata dal parere del pubblico ministero, è stata dettata «dalle dichiarazioni parzialmente confessorie rese in sede di interrogatorio di garanzia da Salvatore Trecate e dall'atteggiamento collaborativo di Francesco Trecate, il quale ha spontaneamente richiesto di essere interrogato dagli inquirenti, contribuendo a meglio delineare le dinamiche illecite acclarate perpetrarsi all'interno del cimitero di Tropea».
Secondo le accuse, padre e figlio, «senza alcuna autorizzazione ed in totale spregio di qualsiasi disposizione contenuta nel regolamento di polizia mortuaria comunale, avrebbero eseguito numerose estumulazioni illegali, al fine di conseguire, con ogni probabilità, illeciti profitti, assicurando ai congiunti di persone defunte l'utilizzo di loculi per la sepoltura, resi improvvisamente disponibili, eliminando, senza averne titolo, i poveri resti mortali rimasti di altre persone già sepolte da anni, approfittando della situazione di grave carenza di posti liberi che da molto tempo esiste presso il cimitero della cittadina costiera». Nella vicenda risulta indagato anche un terzo soggetto. I tre sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Di Renzo, Tommaso Zavaglia e Francesco Muscia.
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